I curdi iraniani, protesta e repressione
Ancora una volta presa di mira dal regime teocratico la minoranza curda, a cui apparteneva anche Mahsa Amini, la cui uccisione in carcere ha avviato la grande protesta che infiamma il paese
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Ancora una volta presa di mira dal regime teocratico la minoranza curda, a cui apparteneva anche Mahsa Amini, la cui uccisione in carcere ha avviato la grande protesta che infiamma il paese
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Ancora una volta presa di mira dal regime teocratico la minoranza curda, a cui apparteneva anche Mahsa Amini, la cui uccisione in carcere ha avviato la grande protesta che infiamma il paese
Di Akram Belkaid, Le Monde diplomatique
Da metà novembre, le autorità di Teheran hanno intensificato la repressione nel Nord-ovest del paese, dove vive la maggioranza della comunità curda iraniana. Nella città di Mahabad è intervenuto l’esercito e agenti della repressione su mezzi blindati. In base a diverse testimonianze basate raccolte dalla diaspora curda, sui manifestanti sono stati sparati non proiettili di gomma bensì proiettili veri. Di questa regione era originaria Mahsa Amini (chiamata anche “Zhani”, che in lingua curda significa “vita”), la cui morte in settembre, dopo l’arresto da parte della polizia morale, ha fatto scattare le proteste popolari contro il regime.
Per Teheran si tratta soprattutto di evitare che il Kurdistan iraniano sfugga al suo controllo. Il ricordo della breve storia di una “Repubblica curda autonoma a Mahabad” (1946-1947) e della quasi secessione di quel territorio dopo la rivoluzione islamica del 1979 spiega il timore e la reazione del potere centrale. Dal 1979 al 1982, soltanto una feroce repressione e migliaia di condanne a morte avevano consentito di riportare l’ordine fra i circa 6 milioni di abitanti curdi del Nord-Ovest e di cancellare le rivendicazioni del partito curdo PDKI: “Democrazia in Iran e autonomia per il Kurdistan”.
Oggi, inoltre, le autorità iraniane strumentalizzano l’esistenza dell’opposizione per sostenere che le proteste popolari rappresentano anche il tentativo di destabilizzazione del paese condotto dai “nemici dell’interno” – i Curdi appunto – in accordo con partiti installati nel vicino Iraq e che Teheran considera “terroristi”.
Allo stesso tempo, dopo un attentato commesso a Istanbul, la Turchia ha lanciato un’offensiva militare contro i curdi in Siria e in Iraq.
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