Il pericolo della coabitazione
La crescita di Mélenchon rischia di indebolire Macron e mandare in paralisi la Francia
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La crescita di Mélenchon rischia di indebolire Macron e mandare in paralisi la Francia
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La crescita di Mélenchon rischia di indebolire Macron e mandare in paralisi la Francia
Se Nupes, la lista che raggruppa i partiti di sinistra, conferma o supera alle elezioni i sondaggi potrebbe contrastare le decisioni del presidente, togliendogli forza politica. Gli effetti per gli equilibri europei sarebbero devastanti
Emmanuel Macron rischia di perdere le elezioni legislative, ma ai francesi questa possibile débâcle non interessa e in maggioranza non andranno a votare – così dicono i sondaggi (54% di astensione, secondo Ipsos per Le Monde). Un’area maggioritaria del non voto che, peraltro, vede solo al sesto posto la preoccupazione per la guerra in Ucraina. Per i francesi la prima è il potere d’acquisto, cui segue la tenuta del sistema sanitario e al terzo posto la difesa dell’ambiente. Quarta arriva l’immigrazione e quinta la delinquenza. Un sintomo interessante anche per l’Italia.
Dunque a tutti i problemi che oggi l’Europa affronta se ne aggiunge uno di non poco conto: la possibile – ma non certa – instabilità politica della Francia. Un’eventualità funesta in un periodo nel quale si sommano l’invasione russa dell’Ucraina, la conseguente crisi economica e le complesse decisioni che deve assumere la Ue sul nuovo Patto di Stabilità, là dove un Macron in forze sarà fondamentale per Paesi come l’Italia che mirano a contrastare il rigorismo tedesco, riemerso con forza nel governo di Olaf Scholz.
L’incertezza sull’esito delle elezioni per l’Assemblée Nationale è dovuta al successo inaspettato della spregiudicata manovra di Jean-Luc Mélenchon che è riuscito a formare un cartello elettorale di tutta la sinistra con la sua La France Insoumise, i Verdi, il Partito Comunista e il Partito Socialista, accreditato dai sondaggi al 27,5%. Questa lista, che si chiama Nupes (Nuova Unione Popolare Ecologista e Socialista), ha riscosso un successo inaspettato, soprattutto tra i giovani. Secondo i sondaggi è in grado di rendere contendibile il successo in oltre la metà dei seggi. Il tutto, favorito dalla grande astensione dal voto, cosa che gioca in suo favore, visto la prospettiva, inedita, del suo cartello di tutte le sinistre, mobilita di più il suo elettorato.
Di fatto la campagna elettorale si è quindi polarizzata, sia pure in modo scialbo e tra il disinteresse dei francesi, tra Emmanuel Macron (quotato oggi al 28%), che impegna 15 dei suoi ministri nei collegi (nel caso non vengano eletti dovranno dimettersi) e Jean-Luc Mélenchon (27,5%) mentre la destra appare in posizione marginale, a causa del rifiuto di Marine Le Pen (20%) di accettare un alleanza con Éric Zemmour (5%). I neo gollisti (11%), da parte loro, lottano con fatica per superare la soglia del 12,5% del primo turno in qualche decina di seggi. Nel complesso, alla vigilia del primo turno di domenica 12 giugno, più della metà dei 555 seggi dell’Assemblee Nationale sono potenzialmente contendibili dall’estrema sinistra di Nupes.
Nel caso, non certo, a oggi, ma possibile, che Mélenchon ottenesse la maggioranza parlamentare nel secondo turno, si aprirebbe uno scenario di instabilità assoluta, di probabili nuove elezioni e quindi di impossibilità per Emmanuel Macron di giocare un qualsiasi ruolo non solo sul piano interno ma soprattutto su quello europeo.
Per due volte nel passato, cioè durante le presidenze di François Mitterrand e di Jacques Chirac, si è verificata in Francia una maggioranza presidenziale dissonante da quella parlamentare e si è avuta una “coabitazione”. Ma allora si è trattato di una presidenza socialista con un premierato neo-gollista, e viceversa, dunque tra due forze politiche avversarie, ma non assolutamente dissimili, soprattutto in politica estera – con la Difesa nei pieni poteri costituzionali del Presidente. La “coabitazione”, pur problematica, non ha assolutamente prodotto traumi.
Oggi non sarebbe così. Mélenchon, che aspira, con una vittoria alle legislative, a obbligare Emmanuel Macron a nominarlo capo del governo, gode di una piattaforma iper populista di estrema sinistra. Vuole l’uscita della Francia dalla NATO, di fatto anche dall’Unione Europea, ha una posizione più che ambigua su Vladimir Putin e sull’Ucraina, è ferocemente anti americano e per di più critica duramente l’istituzione della polizia francese. Demagogico a piene mani, ha una piattaforma economica e sociale in totale contrasto con quella di Emmanuel Macron.
Dallo stretto punto di vista costituzionale, Emmanuel Macron non è affatto obbligato a nominarlo a capo del governo anche nel caso in cui Mélenchon vincesse le legislative. Il mandato popolare diretto ricevuto nelle presidenziali gli permette, in teoria, di nominare chi vuole come primo ministro e lo stesso vale per i ministri. Ma senza una maggioranza nella Assemblée Nationale questo ipotetico governo semplicemente non potrebbe governare. Da qui il probabile esito di nuove elezioni.
In questo caso, per lunghi mesi l’Europa vivrebbe un periodo di totale paralisi, con un asse franco-tedesco indebolito da un Emmanuel Macron privo di fatto di potere in Francia e da un Olaf Scholz sempre più incerto e scialbo.
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