Il pericolo di una destra negazionista (In Italia, ma non solo)
Il presidente di Greenpeace Italia: “L’accusa di ambientalismo ideologico significa rovesciare la realtà”
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Il presidente di Greenpeace Italia: “L’accusa di ambientalismo ideologico significa rovesciare la realtà”
• – Redazione
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• – Aldo Sofia
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• – Lelio Demichelis
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• – Redazione
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• – Redazione
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• – Aldo Sofia
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• – Yurii Colombo
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• – Redazione
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• – Enrico Lombardi
Sulle ennesime, volgari esternazioni di Vittorio Sgarbi, sulla carta sottosegretario al Ministero della Cultura, di fatto incontenibile e squallido chiacchierone televisivo
• – Michele Realini
Il presidente di Greenpeace Italia: “L’accusa di ambientalismo ideologico significa rovesciare la realtà”
In modo quasi martellante assistiamo a politici e commentatori legati all’attuale maggioranza di governo esprimersi contro “un certo ambientalismo ideologico”, variabilmente incolpato dei disastri e ritardi del nostro Paese. È un tipico esempio di rovesciamento della realtà, aggravato dalla vaghezza con la quale vengono lanciate queste accuse e dalla reticenza dei media a svelare l’inganno. L’accusa di “ambientalismo ideologico” – utilizzato anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni – non è nuova ma in un contesto nel quale gli ambientalisti diventano i “nuovi nemici” rischia di completare un quadro ancora più preoccupante.
L’approccio che Greenpeace ha sempre seguito è quello di basare le proprie campagne sulla scienza e di dialogare con tutte le controparti, aziende incluse. Vale la pena di ricordare che “Clima. Il rapporto di Greenpeace sul riscaldamento della Terra” è stato lanciato a livello internazionale nel 1990, dopo il primo rapporto dell’IPCC. Da allora la campagna clima è stata una priorità e le previsioni degli scienziati sono state confermate in un lasso di tempo – trent’anni – durante il quale le capacità di calcolo e la quantità di dati disponibili sono cresciute esponenzialmente.
Nel frattempo, abbiamo assistito e assistiamo a una strategia di “negazionismo” sul clima, a lungo finanziata da alcune grandi aziende petrolifere che, pur conoscendo il legame tra fonti fossili e riscaldamento globale, hanno continuato a mantenere al centro del proprio business lo sfruttamento di petrolio, gas e carbone. Oggi le big dell’oil&gas, tra le quali anche Eni, usano attività di lobby per non cambiare, malgrado i continui annunci su svolte green non seguite poi da fatti concreti. Anche per questo Greenpeace Italia, ReCommon e dodici cittadini e cittadine hanno deciso di portare il Cane a sei zampe in tribunale. Oggi il negazionismo assume una forma ancora più sofisticata, come risulta dall’analisi che Greenpeace ha effettuato con l’Osservatorio di Pavia che mostra come i principali media “nascondano” il legame tra uso di fonti fossili e il drammatico aggravarsi della crisi climatica. E come il peso soverchiante della pubblicità delle aziende dei combustibili fossili, o legate a essi, impedisca l’analisi delle responsabilità e annacqui il dibattito in un lago di “greenwashing”.
L’utilizzo dell’estrema destra di argomentazioni negazioniste sul clima, dunque antiscientifiche, per attaccare gli ambientalisti dovrebbe far riflettere. La crisi climatica rischia di diventare crisi della democrazia se non si farà presto chiarezza nel dibattito pubblico. L’attuale governo ha già più volte fatto uscite “negazioniste di fatto”, come quando la presidente Meloni si è affrettata a dire che fenomeni di siccità estremi, che hanno preceduto le alluvioni di queste settimane, sono “fenomeni ciclici”. Espressione furbesca che omette di dire che l’aumento di questi fenomeni – che hanno una ciclicità in natura – è legato al riscaldamento globale, come la scienza ci dice da tempo.
Altri politici e commentatori di destra vanno oltre, utilizzando il negazionismo climatico come una clava contro organizzazioni ambientaliste che protestano contro i combustibili fossili. Ripristinare un dibattito informato e scientificamente fondato è una priorità non solo per il clima, ma anche per il futuro della nostra società.
Nell’immagine: un’azione di Greenpeace presso la centrale a lignite di Niederaussem (Germania)
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