Marco “Dimitri” Odermatt: Homo Elveticus?
Sulla scia di Federer strani svizzeri crescono e forse ci definiscono (per eccesso)
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Sulla scia di Federer strani svizzeri crescono e forse ci definiscono (per eccesso)
• – Libano Zanolari
Forte produttore di di materie prime, il Paese dell’Asia Centrale va alle urne per un’ulteriore svolta democratica che lo avvicini all’Europa: crescono gli interessi economici svizzeri
• – Donato Sani
Una razionalità irrazionale ed ecocida impone di produrre e di consumare sempre e sempre di più, di crescere sempre di più ma non per soddisfare i nostri bisogni ma quelli del profitto del tecno-capitale
• – Lelio Demichelis
Quando si confonde la volontà di far dire con altre parole a un testo quello che il suo autore voleva dire con quella di far dire allo stesso testo ciò che il testo non dice ma che ci piacerebbe che dica. Di Matteo Ferrari
• – Redazione
Crimini di guerra e mandato di cattura del Tribunale internazionale per lo zar russo, alla vigilia dell’arrivo dell’alleato cinese a Mosca
• – Aldo Sofia
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Ma non è detto che la forte riduzione delle esportazioni di gas russo minerà a breve il potenziale bellico del Cremlino in Ucraina
• – Yurii Colombo
“Do you remember Lehman Brothers?” Dal crollo della Silicon Valley Bank al crac di Credit Suisse, si conferma che il rischio contagio in Europa è reale e grave, mosso da una serie di pratiche bancarie perlomeno discutibili
• – Christian Marazzi
Una volta di più la parola spetta a chi non è stato ascoltato: esperti, docenti e famiglie
• – Fabio Dozio
Ricordando i migranti per mare, quelli che dall’Europa sono partiti, per cercare un mondo migliore
• – Enrico Lombardi
Sulla scia di Federer strani svizzeri crescono e forse ci definiscono (per eccesso)
Perché contrariamente a quanto credono i veri svizzeri, sul nostro Paese le idee non sono chiare, al di là dei luoghi comuni: banche, orologi e cioccolato – ma non ditelo ai belgi, il cacao l’hanno ‘inventato’ loro. In giro per il mondo, come si fa a spiegare la Svizzera? Citando Ginevra e Zurigo qualche risultato si ottiene, ma con il Canton Ticino l’impresa si fa più difficile, dovendo per forza tralasciare i poveri romanci: dire di S. Moritz non è corretto, da quelle parti il romancio è stato fagocitato dal tedesco. Si può provare con – «i romanci? In the high mountains». Figuriamoci se tentiamo di definire gli elvetici. “Per il momento siamo gli unici ad aver fatto l’Europa, le nostre etnie convivono” – ho provato a spiegare: e giù a ridere. Poi è arrivato Roger.
Federer ha fatto più di mille ambasciatori. Eccolo il vero rossocrociato; e dire che era un attaccabrighe, incapace di accettare la sconfitta. Trasformato dalla mamma sudafricana. Le mamme! Da pochi giorni sappiamo che la madre di Leonardo era una schiava circassa affrancata e sposata dal notaio Piero da Vinci.
Ex monellaccio, Federer viene fatto ‘santo subito’: padre modello di quattro figli, in campo quasi mai sopra le righe, una sola volta ha scagliato la pallina in tribuna. Educato, sempre disponibile, ricchissimo ma pure benefattore di molti bambini africani. Sul piano del gioco, sublime: i colpi gli riescono con apparente facilità, non tradisce mai lo sforzo, le sue soluzioni sono geniali. Non siamo solo un popolo di risparmiatori, scolaretti disciplinati dalla culla alla tomba, ligi al dovere. Grazie Federer, da quante situazioni imbarazzanti ci hai tolto. Uno così non lo vedremo più per i prossimi 20-30 anni.
Falso, via Roger spunta Marco ‘Dimitri’ Odermatt. Che non solo sorride come Dimitri (me l’ha fatto notare Giotto Canevascini, uno dei quattro o cinque professori di sanscrito in Europa, grande appassionato di sci) ma di Dimitri possiede l’arte circense. Un’arte che gli permette di forzare al 100% e anche oltre come ha fatto nell’ultimo gigante della stagione, lasciando gli avversari a più di 2’, oltretutto con un visibilità ridotta.
Odermatt ha l’istinto dei gatti: ricadono sempre sulle zampe. Certo, qualcuno gli ha insegnato le basi, la distensione e il piegamento, l’angolazione da mettere sullo sci esterno, l’attenzione a non appoggiare troppo presto l’interno ecc. Ma lui va oltre: la sua curva è sempre più stretta rispetto a quella degli altri, i suoi tempi di attacco e chiusura sempre più veloci. Siamo al solito mistero. Un Dio l’ha toccato, il norvegese Thor raffigurato nei geroglifici con rudimentali pali di betulla sotto i piedi. Tutto gli riesce, come per gioco, spielerisch. Certo, lo sci non ha la presa mondiale del tennis, ma con Federer e Odermatt, l’homo helveticus si presenta in bella mostra, in piena evoluzione.
La perfezione ‘alta’ di Federer e un pizzico di follia in Odermatt: il loro esempio è contagioso. Pensiamo anche ai campioni dello sci acrobatico, agli aerials, di Noe Roth, Andi Ragettli, Mathilde Gremaud, Vera Hoefflin, impensabili solo qualche anno fa, estranei al nostro dogma del successo da perseguire con la disciplina e il sudore della fronte, senza grilli per la testa. Con la vittorie in gigante di sabato, Odermatt ha raggiunto un nuovo record assoluto di punti in Coppa del mondo, superando il totale di 2000 punti tondi di Helmuth Meier, anno 2000. È arrivato a 2042 sui 2600 disponibili: media 78,5 su 100 a gara. Senza apparente fatica. In un tempo in cui le differenze sono minime, nessuno avrebbe potuto immaginare un ‘marziano’ del genere: professori di biomeccanica, già in agguato, astenersi. Al massimo potete dirci che Marco conduce la curva con un marcato impiego del ginocchio interno. Ma lo abbiamo capito anche noi. Applicare la sua tecnica innata non è facile. La natura non ama repliche. La cosa terribile per gli avversari e che Marco se la ride. Forse non sa nemmeno lui perché è cosi bravo. Bravo al punto da rischiare la noia per eccesso di bravura.
Nell’immagine: Marc Odermatt nel 2019 (dal sito di Swiss-ski)
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