Israele è sull’orlo di una dittatura. Il mondo ci aiuti a salvare la nostra democrazia
L’intervento dello storico Yuval Noah Harari a sostegno della protesta contro la riforma della Giustizia voluta dal premier Netanyahu
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
L’intervento dello storico Yuval Noah Harari a sostegno della protesta contro la riforma della Giustizia voluta dal premier Netanyahu
• – Redazione
La rivalità sino-americana e le sue conseguenze diventano cruciali per l’Europa
• – Redazione
Scomparsa a Londra la nota cantante irlandese Sinéad O’Connor
• – Mauro Minoletti
Arrestato a Mosca con l'accusa di incitamento al terrorismo il filosofo e storico Kagarlickij, esponente dei gruppi socialisti locali, che alcune settimane fa avevamo intervistato
• – Yurii Colombo
Un video di prevenzione al consumo di pornografia online da parte dei giovani sotto i 16 anni fa emergere la concreta preoccupazione circa gli strumenti di controllo della privacy ed il loro utilizzo
• – Boas Erez
Per il pieno riconoscimento di tutti quelli che sono “di casa” nel nostro Paese - Di Rosemarie Weibel
• – Redazione
La questione ambientale sta diventando sempre più la fonte di divisioni e spaccatura che trasformeranno il triangolo Natura- Clima – Esseri viventi in un campo di battaglia e di regressione antimoderna
• – Redazione
In ricordo del grande antropologo e filosofo francese, un intellettuale che ha saputo riscrivere gli studi sulla società contemporanea
• – Redazione
È quello che asseconda la logica del dominio del tecno-capitalismo e che schiera populisti, nazionalisti, sovranisti anzitutto a difesa delle esigenze del capitale
• – Lelio Demichelis
Negare il cambiamento climatico sulla base di episodi del passato è antiscientifico e irresponsabile
• – Redazione
L’intervento dello storico Yuval Noah Harari a sostegno della protesta contro la riforma della Giustizia voluta dal premier Netanyahu
Di Yuval Noah Harari, La Repubblica
Per capire quello che sta accadendo in Israele, c’è solo una domanda da porsi: che cosa limita il potere del governo? Le democrazie solide si basano su un sistema di pesi e contrappesi, ma in Israele mancano una costituzione, una camera alta in parlamento, un sistema federale o qualsiasi altro controllo sul potere del governo, tranne uno: la Corte Suprema. Lunedì la coalizione di Netanyahu ha approvato la prima di una serie di leggi che neutralizzeranno la Corte Suprema israeliana. Se il governo dovesse riuscirci, otterrebbe un potere illimitato.
La coalizione di Netanyahu ha già rivelato la sua intenzione di approvare leggi e perseguire politiche che discrimineranno arabi, donne, persone Lgbtq+ e cittadini laici. Tolta di mezzo la Corte Suprema, nulla potrà più fermare la coalizione. In una situazione del genere, il governo potrebbe anche truccare le future elezioni, ad esempio vietando ai partiti arabi di partecipare alle elezioni – un passo già proposto in passato dai membri della coalizione. Israele terrà comunque delle elezioni, ma queste diventerebbero un mero rituale autoritario e non una libera competizione democratica.
I membri del governo si vantano apertamente delle loro intenzioni. Spiegano che, avendo vinto le ultime elezioni in Israele, ora possono fare tutto ciò che vogliono. Come altre forze autoritarie, il governo israeliano non capisce che cosa significhi democrazia. Pensa che sia una dittatura della maggioranza e che chi vince le elezioni democratiche abbia pertanto un’autorità illimitata. In realtà, democrazia significa libertà e uguaglianza per tutti. La democrazia è un sistema che garantisce a tutti determinate libertà, che nemmeno la maggioranza può togliere.
L’instaurazione di una dittatura in Israele avrebbe gravi conseguenze non solo per i cittadini israeliani. La coalizione al potere in Israele è guidata da zeloti messianici che credono in un’ideologia di supremazia ebraica. Questa ideologia pretende di annettere i Territori palestinesi occupati a Israele senza concedere la cittadinanza ai palestinesi e, infine, sogna di costruire un nuovo Tempio ebraico al posto della Moschea di Al Aqsa. Questi fanatici oggi comandano una delle macchine militari più formidabili del mondo, dotata di bombe nucleari e armi informatiche avanzate. Per decenni il primo ministro Netanyahu ha messo in guardia il mondo dai pericoli posti da un regime fondamentalista dotato di armi nucleari. Ora Netanyahu sta instaurando proprio un regime di questo tipo in Israele. Una dittatura fondamentalista in Israele potrebbe incendiare l’intero Medio Oriente, con conseguenze che si riverbererebbero ben oltre la regione. Sarebbe incredibilmente stupido da parte di Israele fare una cosa del genere, ma come abbiamo imparato dall’invasione russa dell’Ucraina, non dovremmo mai sottovalutare la stupidità umana.
La buona notizia è che negli ultimi mesi è emerso un potente movimento di resistenza per salvare la democrazia israeliana. Rifiutando l’ideologia della supremazia ebraica e collegandosi alle antiche tradizioni di tolleranza ebraica, centinaia di migliaia di israeliani si sono opposti al governo Netanyahu in tutti i modi non violenti che conosciamo. Da venerdì, più di 10.000 riservisti dell’esercito – tra cui centinaia di piloti dell’aeronautica, esperti di guerra informatica e comandanti di unità d’élite – hanno dichiarato pubblicamente che non serviranno una dittatura e che quindi sospenderanno il servizio se la revisione del sistema giudiziario continuerà.
In un Paese sorto dalle ceneri dell’Olocausto e che ha affrontato rischi esistenziali per decenni, l’esercito è sempre stato off-limits nelle controversie politiche. Ora non è più così. Ex capi dell’esercito, dell’aeronautica e dei servizi di sicurezza israeliani hanno chiesto pubblicamente ai soldati di smettere di servire. Il governo Netanyahu cerca di dipingere questo fatto come un colpo di stato militare, ma è l’esatto contrario. I soldati israeliani non stanno prendendo le armi per opporsi al governo, le stanno deponendo. Spiegano che il loro contratto è con la democrazia israeliana e che, una volta scaduta la democrazia, scade anche il loro contratto.
La sensazione che il contratto sociale sia stato infranto ha portato università, sindacati, aziende hi-tech e altre imprese private a minacciare di scioperare se il governo continuerà con la sua presa di potere antidemocratica. Inoltre, ha indotto gli investitori di tutto il mondo a ritirare il proprio denaro da Israele. Il peggio potrebbe essere in agguato. I membri del governo definiscono i manifestanti e i riservisti dell’esercito “traditori” e chiedono l’uso della forza per fermare l’opposizione. Gli israeliani temono l’imminenza di una guerra civile.
Le centinaia di migliaia di israeliani che stanno protestando nelle strade sentono, tuttavia, che non abbiamo scelta. È nostro dovere nei confronti di noi stessi, della tradizione ebraica e dell’umanità impedire l’ascesa di una dittatura suprematista ebraica. Siamo in piazza perché non possiamo fare altrimenti. Per favore, state con noi e aiutateci a salvare la democrazia israeliana.
Traduzione di Luis E. Moriones
Nell’immagine: Israele, una delle marce di protesta contro la riforma della Giustizia
Autorizzati solo tre settimane fa a scendere in campo, a sorpresa gli eredi di Alba Dorata conquistano tredici seggi in Parlamento
“I have a dream”. È uno dei più celebri discorsi della storia dell’ultimo secolo, pronunciato da Martin Luther King jr. a Washington il 28 agosto del 1963. Lo riportiamo...