Italia in delirio: l’Europa è nostra!
Fino a che punto il successo sportivo riflette il Paese reale?
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Fino a che punto il successo sportivo riflette il Paese reale?
• – Libano Zanolari
Un paese destinato ad altre tragedie, il ritorno dei signori della guerra, un messaggio di colleghi RSI da Kabul: “situazione allucinante”
• – Aldo Sofia
Un ricordo che riaffiora. Un'osteria, un musicista che sarebbe diventato celebre, una pacca sulla spalla
• – Cristina Foglia
Punti di vista sulla Svizzera in una “guida” tutta particolare
• – Enrico Lombardi
Nel suo nuovo libro Lidia Ravera si confronta e forse fa i conti con quelli che furono chiamati gli “Anni di piombo”
• – Simona Sala
La debolezza e l'impopolarità del leader dell'ANP favoriscono gli islamisti
• – Aldo Sofia
Europei: l’Oscar del Peggio (e relative “nomination”)
• – Libano Zanolari
Il bunker di Camorino è una vergogna che va chiusa al più presto
• – Redazione
La richiesta viene dai commercianti al dettaglio (che evidentemente hanno capito ben poco della pandemia)
• – Riccardo Fanciola
Sembrava che la 'liberazione dal lavoro' fosse a portata di mano, e che le macchine avrebbero lavorato al nostro posto. Perché non è andata così?
• – Aldo Sofia
Fino a che punto il successo sportivo riflette il Paese reale?
Il legittimo orgoglio per l’impresa sportiva e il susseguente risveglio patriottico è ampiamente giustificato, ma la fierezza per il successo (sportivo) del proprio Paese ha dei limiti, oltre i quali diventa altamente sospetta: il concetto di superiorità razziale o culturale è inaccettabile, ancor meno accettabile il concetto di “conquista”, entrambi retaggio del peggior fascismo, quello che ai Mondiali del 1938 in Francia aveva imposto alla squadra la divisa nera e il simbolo del fascio littorio, Fra gli Europei gli italiani sono quelli che fanno maggiore fatica a concepire un’entità Europea. Salvini e Meloni, che rappresentano il 40-45% degli italiani, hanno smesso d sparare ad alzo zero contro l’Euro e i “burocrati” di Bruxelles per non perdere la ricca fetta di torta che la perfida Europa ha assegnato al Bel Paese. Ora si dice che si rimane in Europa per cambiarla. L’idea di 27 Paesi che hanno eletto un organo legislativo che legifera a maggioranza è assai remota per molti eredi della “Roma caput mundi”.
Il calcio ne è stato il detonatore e il rivelatore: grazie al pallone, l’Italia non è più un membro dell’Europa ma è l’Europa stessa, né più né meno. Sarà, speriamo, retorica del momento, iperbole calcistico-nazionalista, ma è ugualmente inquietante.
È vero che la stessa Europa ci ha messo infantilmente del suo, quando a Bruxelles ha applaudito per un minuto i l’Italia per aver sconfitto gli arroganti inglesi della “Brexit”. L’ambiguità della vicenda sta nel fatto che in caso di vittoria Johnson e Co. avrebbero tratto profitto, avrebbero avuto un “dividendo” politico. Ma il gioco del calcio riflette in qualche modo “Lo Stato della Nazione?”. Più no che sì, altrimenti il PIL, il debito pubblico, la sanità, l’istruzione, la giustizia e il “welfare” di Spagna, Portogallo, Italia e Grecia sarebbe molto più alto della Germania, spesso sconfitta dall’Italia calcistica, e degli Stati nordici.
Vero però che la squadra di Mancini ha vinto grazie a virtù che non sono necessariamente nelle corde dell’italiano medio: la rinuncia a ogni individualismo, al protagonismo, alla massima “famigli e conigli”, a favore di un progetto condiviso, insomma a favore di un’idea di Stato.
Che Mancini passi alla Storia come un riformatore di costumi, come un grande statista vagamente In odore di santità? Sarebbe una rivoluzione epocale: laddove hanno fallito uomini illustri, sarà una sfera a fare il miracolo? Perché no. Risponde l’illuminato lama Rinpoche al giovane discepolo che gli chiede perché la palla rotola: “perché è ineffabile”. La cosa più incredibile è che vale anche per una palla calciata da Chiellini.
Non passa giorno che non si parli di crisi della sanità nel nostro paese
I milioni che in nome dell’attenzione al prossimo finiscono per prosperare beatamente nelle tasche di chi dice di elargirli