La Domenica del villaggio (globale?)
Com'è il primo numero del nuovo domenicale del “Corriere del Ticino”
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Com'è il primo numero del nuovo domenicale del “Corriere del Ticino”
• – Enrico Lombardi
In continuo arretramento nell’Europa dell’Est
• – Sergio Roic
foto © Marco D’Anna Quando navigo tutto sparisce, le coste, i paesi, le case, le strade, i confini. Il mare che preferisco è l’oceano, il mare aperto. Ci sono momenti che a...
• – marcosteiner_marcodanna
Per i giovani e per un ceto medio sempre più in difficoltà, ottenere un mutuo ipotecario è proibitivo; come rimediare?
• – Aldo Sofia
Pochi sanno che grazie ai vaccini la mortalità infantile è passata dal 20% dell'inizio del secolo scorso allo 0,2% d'oggi, e molte malattie sono state sconfitte
• – Giorgio Noseda
Complimenti per il suo humor nei confronti dei no-vax, ma consenta una domanda… umoristica
• – Redazione
Afghanistan: l’appello alle autorità svizzere e la responsabilità morale
• – Loretta Dalpozzo
L'Occidente spera che i rifugiati afghani vengano accolti dai paesi confinanti, dove però spesso vengono maltrattati e discriminati
• – Eleonora Giubilei
In un libro di recente pubblicazione, proposte per reagire alla sempre più drammatica crisi climatica
• – Redazione
Corrispondenza video per Naufraghi/e dalla regione della strage
• – Redazione
Com'è il primo numero del nuovo domenicale del “Corriere del Ticino”
Non si starà neanche a dire o a ribadire cosa e quanto il panorama (asfittico) dei media ticinesi abbia perso con “Il Caffè”: la chiusura del domenicale di Lillo Alaimo è già stata ampiamente “celebrata” per i tanti suoi meriti e, in verità, senza neanche tanto sottilizzare sull’idea di inchiesta e approfondimento “di grande richiamo” che ha portato non di rado il giornale locarnese a sbattere in prima pagina efferatezze varie e tingere graficamente (e un po’ trucidamente) le proprie pagine di sangue.
Il nucleo redazionale del “Caffè” si ritrova ora a redigere “La Domenica” senza Alaimo ma con Paride Pelli (e chi se no?) che ne firma il primo editoriale presentando le intenzioni ed i contenuti del nuovo settimanale con un preambolo sul senso della giornata domenicale che riporta ad elzeviri di provincia ottocenteschi, per poi più concretamente spiegare lo sforzo rappresentato dalla nuova testata nel contesto tanto critico dell’attuale congiuntura mediatica.
Il Corriere ci prova, comunque, e dunque onore al merito, ripescando la vecchia insegna de “L’Eco dello Sport” per dar conto degli eventi sportivi del week-end, e soprattutto con l’intenzione di offrire, per dirla con Paride Pelli “un giornalismo non urlato, ma di approfondimento e di riflessione, strutturato su notizie e immagini legate alla stretta attualità – ça va sans dire – ma raccontate e commentate ‘con passo lungo’“.
Con questa premessa eccoci di fronte al primo “dossier” del giornale che ci si potrebbe immaginare dedicato al tema “Vaccini e no-vax”, alla politica di accoglienza di Svizzera e Ticino in relazione alla tragedia afgana, alle contraddizioni del rientro a scuola (“con o senza mascherine”), solo per dire di alcuni temi “caldi”. No, sei pagine di approfondimento sono incentrate sul tema “Spopolamento del Ticino”, fuga dei cervelli (giovani) dal nostro Cantone per formarsi e magari lavorare oltre San Gottardo o all’estero. In realtà, un tema di cui si parla da tempo, fin dai primi dati forniti in proposito nel 2016.
Ma non importa, il tema è di quelli “sempre attuali” e infatti se ne parla con considerazioni varie, di imprenditori che lamentano il sempre più scarso apporto di laureati locali per ambiti “tecnici” come la rivoluzione digitale o il settore finanziario, o ancora quelli “specialistici” come ad esempio il settore delle cure mediche. Nessun accenno ad un elemento cruciale: le opportunità (scarsissime) date dal mercato del lavoro in Ticino, con i suoi bassi stipendi, confrontati con quelli di altre realtà. Insomma, la sensazione è che l’idea di approfondimento diventi ne “La domenica” più legato alla lunghezza del passo che alla sua profondità. Ma i prossimi numeri diranno di più e meglio, per carità.
Quel che appare evidente è un dato meramente quantitativo, che però ha a che fare con aspetti che possiamo ricondurre alla “qualità”: nel giornale, nelle sue 60 pagine, il dossier in questione è curato da quattro firme (Mauro Spignesi, Andrea Bertagni, Andrea Stern e Patrizia Guenzi), e sono queste quattro firme a costellare l’intero primo numero, con 4 articoli di Spignesi, 3 di Guenzi, 8 di Stern (che vanno dal contadino che governa le mucche con un drone al congresso socialista di San Gallo) e infine ben 11 di Bertagni, un decatleta della tastiera (verrebbe da dire, con sincera ammirazione), che si occupa, fra l’altro, di “Scuole e mascherina”, “Blocher e UE”, “Ristoranti 2.0” e delle interviste alla poetessa ultracentenaria Silvana Lattmann e a Daniele Finzi Pasca.
A questi colleghi va tutto l’appoggio ed il sostegno: c’è da immaginare che il loro (con quello delle altre firme del domenicale) sarà un improbo impegno nel “riempire” le 60 pagine. La questione del quanto, insomma, rischia di gravare su quella del “come” (e magari anche del “perché”), non certo per demerito, ma per impossibilità di fare di meglio.
Con l’avvertenza di Pelli di occuparsi soprattutto della “cronaca regionale e locale, del nostro territorio e delle sue mille sfaccettature” (non proprio originalissima formula per dire quel che si fa tutti i giorni nei media quotidiani nostrani, in un modo o nell’altro), si profila così una “Domenica del villaggio” che non è tanto un’evocazione colta al sabato leopardiano, ma piuttosto una ripresa del modello televisivo dell’omonima emissione RAI dedicata alla scoperta di luoghi e persone del territorio, in forma di intrattenimento, di infotainment, come piace anche alla nuova RSI, che punta, fra l’altro, sulla stagionalità e dunque in concreto sui funghi (come ha raccontato il neo-direttore dei programmi Matteo Pelli). Apperò!
E così toccherà ancora capire meglio come si possa realmente fare “approfondimenti” (per non parlare delle famigerate “inchieste”) quando si aumentano quantitativamente gli spazi (commerciali) da vestire con contributi giornalistici fatti da un numero sempre più ridotto di giornalisti, costretti al ruolo di tuttologi anche loro malgrado.
E così, toccherà ancora scoprire che alla fine di un’intervista ad una giovane medico d’urgenza ticinese attiva a Winterthur, Francesca Bacchetta-Cattori, che si racconta nel proprio quotidiano ed appassionante impegno nel lavoro in corsia (a pagina 4) non si trova di meglio che pubblicare una sua foto in costume da bagno, seduta in spiaggia.
Quando manca tempo per procurarsene una più congrua o non si riesce a cogliere lo stridore nel rapporto fra testo e immagine, succede così, e certi proclami sul passo lungo dell’approfondimento vengono duramente messi in questione.
Ma c’è tempo per sistemare le “magagne” (ammesso che siano considerate tali): in bocca al lupo, davvero, al “team” di giornalisti e giornaliste e alla loro nuova avventura domenicale.
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