La spiaggia, una (ironica?) cavolata
La rifrittura di una vecchia e assurda proposta
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La rifrittura di una vecchia e assurda proposta
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Come sempre, la lettura dei giornali reca con sé cose tremende – figli uccisi per tragici errori propri (figlio non autistico ritenuto tale) o altrui (figlio assassinato durante un’incautamente concessa visita) – qualche luce di speranza (il successo del referendum contro lo sciagurato progetto menostatista di pareggio di bilancio entro il 2025) – e una fila di autentiche belinate da campionato.
Tra queste ultime metto oggi al primo posto quella consegnata al CdT da un intellettuale vero; uno che aspira da un po’ ad essere, gramscianamente, organico all’asintotico mainstream politico-partitico che tanto ci affligge. A pochi anni, giorno per giorno, dalla prima identica proposta che – sotto il fuoco di fila delle giuste pernacchie – aveva finito per chiamare “provocatoria”, ecco Petralli riproporre la corbelleria della spiaggia; così, tel quel, come se niente fosse. A Muzzano, dove già all’epoca avevano dato uno spazio enorme a questa peregrina uscita, eccoli subito tuffati a riprendere il tema senza nemmeno sorridere un po’.
Un paio di premesse.
Prima di tutto, c’è il fondato dubbio che l’intento sia ironico, considerate sia l’idea in sé sia la proposta di far pagare la sabbia e il companatico a Hayek (Swatch) in cambio del diritto di fare del marketing ai propri marchi e prodotti con luminarie natalizie fuori stagione, da proiettare qua e là sul territorio. Nonostante il Natale appaltato all’immobiliarista e i musei prestati ai calzolai per ficcarvi puzzolenti manufatti, si stenta a credere che questa sia una proposta seria, ma visto che se l’ironia c’era era ben nascosta, facciamo come se il Nostro non scherzi. Diciamo poi che una sesquipedale cavolata non assurge a verità di fede per il solo fatto di essere ripetuta, anzi che queste cose assumono in caso di reiterazione i contorni di una farsa che fa assai male anche al loro propalatore, anche ove si tratti (come nel caso di specie) di un assai valoroso intellettuale, che ha sbagliato cavallo se aspira a entrare in qualche localissimo e gratificante cono di luce politico-mediatico-cultural-turistico.
Vediamo un po’ di guardare al merito di questa pensata, che è stata esumata dopo una gita a Ginevra. Lasciamo però da parte gli aspetti tecnico-ingegneristici (correnti, profondità del lago, strutture di contenimento, ecc.), se non per dire che Filippo Lombardi, figlio di cotanto ingegnerissimo ed egli stesso astuto edificatore di stadi(o), ha fatto oggi al volo una proposta migliore e soprattutto più praticabile, cioè banalmente gradoni al posto del muro attuale.
Ammesso e non concesso che i problemi tecnici siano superati di slancio, e che si accetti quella bella sponsorizzazione e i suoi effetti, i problemi non fanno altro che nascere, e derivano in buona misura dal fatto che – a differenza di Ginevra – Lugano ha a pochi chilometri un bacino di una decina di milioni di potenziali interessati; basti ricordare i flagelli causati dalla pubblicazione sui social delle bellezze della Verzasca, che hanno causato grattacapi, notti insonni e travasi di bile ai verzaschesi. A meno che Petralli possa pensare di riservare la spiaggia, per decreto e per poliziesco controllo, agli svizzeri generazionali. Quindi enorme traffico parassitario in prospettiva, in un territorio già allo stremo, con necessità di creare parcheggi quando stiamo invece togliendone per adeguarci alle richieste della Confederazione; e poi strutture ricettive, con particolare riferimento ai servizi igienici (e questo anche nell’ipotesi in cui tutta la gente arrivi in treno o a piedi). Infine, siamo sicuri di volere una struttura che porterà a Lugano il classico turismo di coloro che tendono a portarsi tutto da casa, compresa l’acqua da bere, e per i quali qualsiasi cosa a Lugano è fuori dalle loro possibilità? Vogliamo davvero distruggere la città e precluderle un futuro basato sul turismo di qualità?
Dai, facciamo che Petralli abbia scherzato e chiudiamola lì. Utilizziamo il tempo per pensare seriamente al futuro della città, e lasciamo da parte le baggianate, o almeno diamo loro il peso che meritano.
Nell’immagine: Christo e Jeanne-Claude, installazione “The Floating Piers“, Lago di Iseo, 2016
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