La Storia e le storie di anarchia e autogestione
Un film che dovrebbe essere proiettato in Consiglio comunale a Lugano, e al Macello
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Un film che dovrebbe essere proiettato in Consiglio comunale a Lugano, e al Macello
Si chiamano Fredy Meier e Willy Schaffner. Sono due pensionati, l’uno zurighese, l’altro urano. Hanno accettato di incontrarsi davanti ad una videocamera, dopo 40 anni dai fatti che li hanno visti protagonisti su due fronti opposti.
Fredy Meier è stato uno dei leader indiscussi del movimento giovanile e dei moti di ribellione a Zurigo nei primi anni ’80.
Willy Schaffner, a quel tempo era un giovane poliziotto, che accettò il ruolo di “informatore infiltrato” dentro il movimento.
Fredy Meier è stato l’artefice di uno dei più incredibili interventi televisivi a SRF: proprio durante i mesi caldi della contestazione e della battaglia per l’autogestione, accoglie l’invito della televisione pubblica a partecipare ad un dibattito in diretta insieme ad una compagna ed accanto ai “nemici”, i rappresentanti dell’ordine politico e sociale zurighesi. Si traveste, si presenta elegante ed “estremo”, ma all’incontrario, sostenendo tesi a favore della polizia che spiazzano tutti, moderatore ed invitati, ma che colpiscono proprio per questo tutta l’opinione pubblica.
Willy Schaffner, insieme a decine d’altri poliziotti, si trasforma, si traveste anch’egli, ma da “contestatore”: si fa crescere i capelli, la barba, indossa smunte giacche di velluto a coste, ottiene addirittura una carta d’identità falsa. E comincia a spiare, quotidianamente l’attività dentro le manifestazioni ed il centro autonomo “conquistato” dai giovani nell’estate dell’80 ed abbattuto dopo qualche mese senza spiegazioni né preavviso dal Municipio.
Fredy Meier e Willy Schaffner sono le due facce della stessa medaglia, i due opposti testimoni, a quarant’anni di distanza, di una vicenda che è diventata un momento importante della Storia svizzera, l’inizio di una stagione in cui molte questioni politiche, sociali, culturali, si sono rivelate, nuove e controverse, in forme anche estreme, ma anche tali da suscitare reazioni e riflessioni che hanno contribuito non poco ad una serie di cambiamenti di prospettiva, di paradigma, sul tema generale dei diritti democratici, degli spazi alternativi, della legittimità di attività ed attitudini “antagoniste”.
Fredy Meier e Willy Schaffner sono i protagonisti di un emozionante e coinvolgente documentario di Felice Zenoni intitolato “Der Spitzel und die Chaoten” (La spia e gli anarchici) disponibile e visibile da qualche giorno (con i sottotitoli in italiano) sulla piattaforma digitale nazionale della SSR Play Suisse (www.playsuisse.ch nella sezione “Nuove proposte di Play Suisse”).
Il loro incontro, il loro commento delle immagini di allora, filtrato dagli anni passati ma legato a quell’esperienza come ad un momento decisivo della loro vita, dice molto di più e meglio di tanti discorsi di principio su un tema delicato, che come ben sappiamo è di assoluta attualità anche a Lugano.
Attraverso la loro testimonianza si ritrovano tutti i temi ancora oggi sul tappeto, legati ad un capitolo di storia che ha espresso una nuova “coscienza politica”, che ha messo pesantemente in discussione l’attitudine al controllo poliziesco della politica svizzera, quella, per intenderci, dello scandalo delle “schedature” emerso nell’89, ma che ha anche portato con sé, come deriva, lo scollamento e l’emarginazione di tanti giovani finiti in parte nel buio degli angoli di strada, persi nella tossicodipendenza.
Quella di Fredy Meier e Willy Schaffner è una storia ripensata e meditata grazie alla distanza data dal tempo, ma con la consapevolezza e la lucidità di chi non nega o dimentica quanto ha fatto, vissuto, in tutte le sue contraddizioni.
Ed il film di Zenoni che racconta in 50 minuti quel percorso potrebbe o dovrebbe essere proiettato in Consiglio comunale e al Macello, magari giovedì sera, prima di lasciare che entrambi i fronti opposti di oggi, a Lugano, continuino a non parlarsi e a non voler capire.
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