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Liliana Segre: arrivata in Svizzera nei giorni peggiori e respinta dalle persone sbagliate
Naufragi

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Liliana Segre: arrivata in Svizzera nei giorni peggiori e respinta dalle persone sbagliate
Naufragi

Liliana Segre: arrivata in Svizzera nei giorni peggiori e respinta dalle persone sbagliate

Importanti rivelazioni nel documentario RSI (“Storie”, domani sera) su come e da chi venne respinta la tredicenne ebrea nel dicembre 1943


Redazione
Redazione
Liliana Segre: arrivata in Svizzera nei...
• 22 Gennaio 2022 – Redazione

Domani sera la RSI nell’ambito della rubrica STORIE diffonderà il documentario ARZO 1943 del regista e giornalista Ruben Rossello. Si tratta del tentativo di ricostruire nel modo più preciso possibile cosa successe ad Arzo l’8 dicembre del 1943, quando venne respinta la tredicenne ebrea Liliana Segre; successivamente arrestata in Italia dalla guardia di finanza, verrà consegnata ai tedeschi e deportata ad Auschwitz. Abbiamo sentito l’autore di questo documentario.

Liliana Segre è uno degli importanti testimoni ancora viventi dell’orrore dei campi di sterminio nazisti. Da trent’anni visita le scuole raccontando ogni particolare della sua vicenda, affinché questa dolorosa memoria del Novecento non si perda o non venga messa in discussione. La sua vicenda è notissima. Perché indagarla ancora?

Dici bene. Il suo caso è molto conosciuto proprio perché lei stessa ha raccontato innumerevoli volte e con grande impegno tutto ciò che ha vissuto nei 16 mesi terribili passati nel campo di sterminio di Birkenau-Auschwitz. Da quando verso i sessant’anni divenne nonna in lei qualcosa cambiò e invece della riservatezza con cui fino ad allora aveva custodito i ricordi, sentì il bisogno di tramandarli. Per questo nei trent’anni successivi ha visitato innumerevoli scuole, parlando a migliaia e migliaia di studenti. Quindi conosciamo praticamente tutto della sua vicenda. Tranne un episodio. Quello dal quale, purtroppo, la sua storia prende inizio: il respingimento da parte delle autorità svizzere ad Arzo l’8 dicembre del 1943, che negarono l’asilo in Svizzera. Nessuno ha mai saputo esattamente chi abbia preso quella decisione e come venne motivata. Un respingimento durissimo, che negava persino le considerazioni umanitarie che solitamente venivano rispettate e che avrebbero dovuto consentire almeno a lei e ai due anziani cugini che la accompagnavano assieme al papà di venire accolti.

Non è strano che finora non si sapesse nulla delle motivazioni del suo respingimento?

No, assolutamente. Era la prassi consueta. I fuggiaschi trovati lungo la frontiera su suolo svizzero – soldati italiani sbandati, disertori, civili, ebrei – e che venivano respinti, finivano nei registri delle Guardie di confine solo con un numero. Non si menzionava il nome e men che meno chi avesse preso la decisione e le motivazioni. Invece per ciò che concerne gli accolti si sa praticamente tutto. Tra il 1939 e il 1945, in Svizzera vennero ammessi quali rifugiati per motivi razziali 21’304 ebrei, che qui si salvarono dalla persecuzione nazista e fascista e dalla morte quasi certa. Per ognuna di queste persone accolte, agli archivi federali di Berna esiste ancora oggi un dossier completo sulla sua vicenda. Dei respinti, pochi o tanti che fossero, non si sa quasi nulla.

E dunque, è stato possibile capire qualcosa di più di questo respingimento?

Si, dopo lunghe indagini negli archivi ticinesi e svizzeri, ora il quadro è chiaro ed è possibile descrivere con precisione cosa avvenne. Tanto a livello generale, quanto nel caso concreto che li riguarda.

Cosa significa?

Il respingimento dei Segre ha una doppia spiegazione. Grazie agli studi dello storico ticinese Adriano Bazzocco oggi è possibile conoscere i dati precisi dei respingimenti alla frontiera sud. E, ancora più interessante, è possibile conoscere i dati giorno per giorno e per ogni posto doganale. Bazzocco ha studiato in modo approfondito e critico, confrontandoli poi con altre fonti, alcuni registri ritrovati nell’archivio delle Guardie di confine e finora mai considerati. Ha pubblicato da poco gli esiti della sua lunga ricerca in un saggio sulla rivista Archivio storico ticinese: “Accolti e respinti. Gli ebrei in fuga dall’Italia durante la seconda guerra mondiale: nuove analisi e nuovi dati” (AST 12/2021). È stato quindi possibile individuare diverse fasi che caratterizzarono la politica d’asilo nei mesi drammatici dell’autunno del 1943, quando dall’Italia occupata dai nazisti gli ebrei fuggivano verso la frontiera svizzera. Ebbene, il gruppo dei Segre arriva negli 8 giorni peggiori, quando alla frontiera sud della Svizzera gli ebrei vengono massicciamente respinti: tra il 3 e il 10 dicembre 1943 venne respinto il 40 % degli ebrei. Prima di quel periodo, per tutto ottobre e tutto novembre i respingimenti furono molto pochi, il 95 % degli ebrei venne accolto, mentre dopo il 16 dicembre nessun ebreo verrà più respinto. I Segre ebbero quindi la sfortuna di arrivare proprio nei giorni peggiori.

Ma perché la Svizzera per quegli 8 giorni decise di respingere così duramente, se prima gli ebrei venivano accolti quasi tutti?

Fu una reazione al grande afflusso di quei giorni. Il 30 di novembre con il famigerato Ordine di arresto immediato di tutti gli ebrei italiani emanato dalla Repubblica di Salò gli ebrei ancora rimasti in Italia si riversarono in massa verso la Svizzera. Le autorità federali, attraverso il Dipartimento federale di giustizia e polizia, ordinarono alle Guardie di confine di applicare criteri più severi, che di fatto furono una condanna per molti dei respinti. Durò pochi giorni, ma i Segre arrivarono proprio in quel periodo terribile.

Dunque nel momento di maggior bisogno per gli ebrei italiani le autorità svizzere invece di accogliere con generosità aumentarono i respingimenti ?

Questo è ciò che dicono i dati. Inconfutabilmente.

Ma dicevi che c’è un altro motivo che spiega il respingimento dei Segre…

Si. Nelle ricerche condotte per questo documentario ho ritrovato il diario dei soldati svizzeri presenti ad Arzo. Erano friborghesi, 215 uomini comandati da 5 ufficiali, la cp inf mont II/16. I soldati non avrebbero dovuto decidere sulla sorte dei profughi, compito affidato alle Guardie di confine. Dovevano limitarsi a presidiare la frontiera e a consegnare i fuggiaschi nelle mani delle guardie. Ma quel giorno succede un fatto improvviso che cambia la prassi. E finisce per addossare a due ufficiali il compito di decidere la sorte dei fuggiaschi. Purtroppo erano le persone sbagliate, visto che entrambi nelle qualifiche stilate dal loro superiori risultano essere persone con importanti limiti caratteriali. E questo conferma il racconto di Liliana Segre, che ha sempre detto che l’ufficiale che ebbe a che fare con loro li trattò malissimo, addirittura con disprezzo.

Avete scoperto altro? Be’ sì… Al di là del caso Segre è doveroso sottolineare il dato generale che emerge dagli studi di Bazzocco: le cifre finora ritenute più attendibili sugli ebrei accolti e respinti alla frontiera sud, quelle della Commissione Bergier, erano cifre… sbagliate; si fondavano su stime rivelatesi inattendibili e sulla scarsa conoscenza di ciò che avvenne realmente alla frontiera ticinese. Intendiamoci: il Rapporto Bergier resta un lavoro immenso e autorevole, che ha consentito di rileggere criticamente quegli anni. Ma sulle cifre dei respingimenti tanto Bazzocco che altri storici svizzeri, dimostrano che la commissione sbagliò e che gli ebrei respinti furono molti meno. L’85.6 % degli ebrei presentatisi alla frontiera sud venne accolto. I respinti furono alcune centinaia e non 12’000 come erroneamente stimato. Ma è evidente che in quella situazione di grande pericolo anche un solo respingimento poteva essere di troppo. Come fu, drammaticamente, quello dei Segre.






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