Nel grembo della squadra
“Azul” di Daniele Finzi Pasca, con Stefano Accorsi in scena al LAC di Lugano
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“Azul” di Daniele Finzi Pasca, con Stefano Accorsi in scena al LAC di Lugano
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“Azul” di Daniele Finzi Pasca, con Stefano Accorsi in scena al LAC di Lugano
È in scena da giovedì sera al Lac Azul – Gioia, Furia, Fede y Eterno Amor, spettacolo scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca e interpretato da Stefano Accorsi e dagli attori e musicisti Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo (che firma anche le musiche originali) e Luigi Sigillo. Coproduzione internazionale, Azul ha debuttato in Italia la passata stagione ed è stato in tournée a Bologna, Firenze, Roma, Trieste, Vicenza, approdando dunque al Lac di Lugano solido e affiatato, cresciuto nel tempo.
È uno spettacolo intimo, che ci riporta agli esordi della Compagnia Finzi Pasca, adeguato ai nostri tempi poco sfarzosi e per molti versi dolorosi, che si stagliano su scenari incerti. Ma è anche uno spettacolo caldo e affettuoso, attraversato da un inossidabile ottimismo che non vuole rinunciare alla felicità e alla bellezza.
“Eravamo quattro amici al bar…” recita una canzone di Gino Paoli. Qui i quattro amici li possiamo immaginare allo stadio di Montevideo, città dove è ambientata la vicenda (massì, così evitiamo di dividere la platea nostrana nelle opposte tifoserie e rievochiamo i lontani fasti del calcio uruguayano con 2 vittorie ai campionati del mondo e ben 14 coppe America conquistate) e dove i quattro consumano insieme la loro grande passione per il calcio, o meglio la fede calcistica che li avvolge e che percorre tutte le loro vite scandite da goal, rigori, vittorie e sconfitte.
Sono infatti i quattro in realtà quattro sconfitti della vita, che affidano i loro ricordi e le loro sofferenze a una sorta di flusso di coscienza intermittente che costella lo spettacolo di immagini della memoria. Ma ciò che i quattro hanno in comune e che li affratella in un’amicizia indissolubile è anche l’assenza nelle loro vite della figura materna. Ecco perché i loro soprannomi si rifanno a personaggi orfani di madre: il protagonista è Pinocchio detto Pino (Stefano Accorsi, volto noto del cinema italiano, oggi direttore artistico della Fondazione Teatro della Toscana), poi ci sono Adamo, Golem e Frankenstein detto Frankie. In compenso i padri sono presenti nei ricordi e forse in parte giustificano l’adesione alla fede calcistica che nella sua assolutezza sembra dover sostituire o colmare la carenza affettiva materna.
E a proposito di Pinocchio, sono presenti in scena le uniformi dei gendarmi che arrestano il burattino nel libro di Collodi – anche se questo episodio non è evocato nel testo; si ricorda invece Pinocchio che va a cercare il padre nel ventre del pescecane, a conferma della centralità del tema della genitorialità, e si accenna a una fatina turchina, azzurra come il titolo dello spettacolo- . Ma i gendarmi evocano anche la presenza delle forze dell’ordine negli stadi e il legame con i quattro, che scopriamo coinvolti in risse e accoltellamenti durante le partite, da veri ultras o hooligans. Il calcio è vissuto dunque nella sua totalità di festa e violenza.
A un certo punto lo spettacolo si ferma e Pinocchio-Accorsi intavola uno scambio con il pubblico in relazione al tema del concepimento. Il pubblico si diverte molto e l’attore si confronta con la platea con garbo e ironia. Sebbene apparentemente fuori luogo, questo momento di giocoso relax consente in qualche modo allo spettatore di tirare il fiato. Rasserena, unisce, coinvolge. Scritto con mano felice e lieve da Daniele Finzi Pasca, il testo di Azul sembra tuffarsi nei sogni e nei batuffoli vaporosi di nuvole che vediamo riprodursi e rigenerarsi l’una dall’altra sullo schermo onnipresente nell’ampia scena azzurra.
La musica è una presenza avvolgente, costante ed emotivamente necessaria. Pianoforte, contrabbasso e fisarmonica ci accompagnano per tutto il percorso. Il finale è un inno all’amicizia cementata da quella fede calcistica in cui probabilmente molti si riconosceranno e che vede la squadra del cuore destinataria di un’ingenua e tenera lettera d’amore conclusiva. Un pubblico folto e generoso ha accolto lo spettacolo al suo debutto luganese.
Azul si replica nella Sala Teatro del Lac fino a domenica 5 febbraio.
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