Di Pasquale Genasci
Il punto di partenza del volume curato da Renato Simoni, profondo conoscitore e studioso del tema, è la figura di Guido Tedaldi, volontario antifascista nella Guerra civile spagnola. Scalpellino, nato a Tenero nel 1909, italiano e comunista, Guido è protagonista di una vicenda umana e politica particolarmente avventurosa, che si può compiutamente ricostruire grazie al carteggio con la moglie Margherita, scoprendo, allo stesso tempo, non solo la biografia del combattente, ma anche la fitta rete di relazioni con i famigliari rimasti in Ticino.
Sono quindi documenti di grande interesse, quelli proposti dal volume, e alla fine della lettura, (e questa è un’assoluta novità) ne esce un quadro famigliare allargato a parenti e amici solidali con al centro sia Guido sia la moglie Margherita. Onsernonese, nata Mordasini, Ghita si ritrova sola a crescere tre bambine piccole e a dover far andare avanti l’economia famigliare lavorando alla cartiera, in un ambiente poco propenso, se non ostile, alle scelte ideali del marito.
Guido, emigrato per lavoro a Basilea, vi aveva ritrovato la compagna di scuola Margherita, cresciuta in una famiglia numerosa e povera: i due, nonostante le resistenze del padre Florindo Tedaldi, si erano sposati nel 1931. Sullo sfondo della crisi economica degli anni Trenta, alla difficile situazione lavorativa, si aggiungono per Guido il controllo da parte della polizia politica, l’incarcerazione ingiustificata a Locarno per alcune settimane e l’espulsione dalla Svizzera, temporaneamente sospesa dal Consiglio di Stato.
Nel 1937, dopo una sofferta decisione presa con la consorte, si arruola nelle brigate internazionali; in Spagna ritrova anche il giovane cognato, Nini Mordasini (detto Kiev). Fiducioso nella vittoria repubblicana e considerato dall’Internazionale comunista un combattente leale e fedele alle posizioni di Mosca, Guido Tedaldi vive poi giorni molto difficili: il trasferimento da un ospedale catalano all’altro, dopo il ferimento e l’amputazione della gamba sinistra nella battaglia dell’Ebro; nel febbraio 1939 giunge in Francia, dove conosce l’inferno dei campi di internamento. Scrive al cognato Nini il 31 marzo 1939: “Fatto sta che noi abbiamo dovuto scappare, con camion, senza poter prendere niente ed ancora con gli stracci da militare. L’accoglienza fattaci in Francia fu magnifica. Fame, sporcizia, maltrattamenti. Arrivai in un ospedale a Perpignano con tutti i feriti gravi. Essi rimasero 2 giorni senza cure, malgrado le ferite che suppuravano e molti hanno dovuto farsi indosso i loro bisogni perché non c’era chi li aiutasse” (p. 100).
Il rimpatrio per lui non è possibile: ovviamente non nell’Italia di Mussolini e neppure in Svizzera dove, a causa della sua partecipazione alle ostilità, l’espulsione sospesa è resa esecutiva. Si apre quindi la possibilità di trasferirsi in Unione Sovietica per le cure e la riabilitazione. Guido fa di tutto per cercare di essere accompagnato dalla moglie e dalle figlie, ma senza successo. Parte, dunque, solo e arriva a Leningrado il 1° settembre, allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Dopo l’invasione tedesca (1941), Tedaldi, come altri numerosi rifugiati, viene trasferito nella parte asiatica del paese. La sua fede incrollabile nel comunismo non viene meno come traspare dalla corrispondenza.
Il rientro in Italia avviene solo nella primavera del 1947, a Luino, vicino alla frontiera italo-svizzera per facilitare le visite dei congiunti. Il rinnovamento sociale che ci si attende con la fine del conflitto vien presto deluso; Guido ha un lavoro che non gli permetterebbe una vita dignitosa per i suoi. Egli cerca e ottiene dal governo ticinese la revoca del decreto d’espulsione (“sembra si possa indulgere in un atto di clemenza”) che gli permette di ricongiungersi con i famigliari a Tenero. Rilevato il laboratorio del padre, riprenderà la sua attività di scalpellino a Solduno.
Il fil rouge di tutto il libro, come detto, è il carteggio soprattutto tra Guido, Margherita e le figlie. Renato Simoni contestualizza in modo rigoroso le varie vicende raccontate. Ne esce un’immagine umana e affettiva di grande valore, di due vissuti particolarmente difficili: l’uno di forte impegno politico al punto da sacrificare la famiglia, l’altro più tradizionale di una donna sola costretta a fare i salti mortali per occuparsi della casa e delle figlie, nonché di guadagnare come operaia il necessario per vivere.
Domani, 5 febbraio, alla Filanda di Mendrisio (ore 17.00) il volume sarà presentato dal suo curatore, Renato Simoni, a colloquio con la storica Francesca Mariani Arcobello e il geografo e storico Ivano Fosanelli
Renato Simoni, Guido e Margherita Tedaldi, ”Lettere tra un volontario della guerra di Spagna rifugiatosi in Unione Sovietica e la moglie operaia a Tenero (1937-1947)”, Bellinzona, Fondazione Pellegrini-Canevascini, dicembre 2022. L’opera, disponibile in versione cartacea, è pure scaricabile in versione digitale dal sito www.fpct.ch .