Neutralità in poltrona e neutralità sul fronte
La Finlandia trae le conclusioni dalla guerra in Ucraina, vuole rinunciare alla neutralità e aderire alla Nato. Impensabile in Svizzera, eppur qualcosa si muove
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La Finlandia trae le conclusioni dalla guerra in Ucraina, vuole rinunciare alla neutralità e aderire alla Nato. Impensabile in Svizzera, eppur qualcosa si muove
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La Finlandia trae le conclusioni dalla guerra in Ucraina, vuole rinunciare alla neutralità e aderire alla Nato. Impensabile in Svizzera, eppur qualcosa si muove
La «neutralità cooperativa»: è l’ultima etichetta estratta da Ignazio Cassis dal cilindro del WEF di Davos. La storia della neutralità svizzera è punteggiata da ingegnosi aggettivi come integrale, differenziale, courant normal o ancora neutralità attiva, diciture usate di volta in volta per modellare la neutralità alle esigenze del momento. Con la nuova definizione il presidente della Confederazione rompe un silenzio istituzionale diventato imbarazzante alla luce delle titubanze e degli equilibrismi retorici sulla guerra in Ucraina.
Il giorno dopo l’invasione, Ignazio Cassis ha accuratamente evitato di pronunciare la parola guerra, preferendo l’espressione più neutrale di intervento militare. Ben diversa la reazione di un altro paese neutrale come, la Finlandia : la giovane prima ministra Sanna Marin, 36 anni, non ha esitato, ha immediatamente parlato di guerra, e il presidente Sauli Niinistö ha detto chiaro e tondo che “la maschera russa è caduta, mettendo allo scoperto un viso brutale”.
La Finlandia ha immediatamente denunciato i massacri di Bucha per quello che sono, dei crimini di guerra, mentre il ministero degli esteri diretto da Cassis usava circonlocuzioni arzigogolate : i massacri erano definiti “avvenimenti che fanno temere gravi violazioni del diritto umanitario internazionale”. Ignazio Cassis ha sottolineato che la neutralità non significa indifferenza, che gli orrori della guerra vanno denunciati. La prima ministra finlandese non si ferma ai proclami, li concretizza ed invia armi all’Ucraina perché non si può rimanere neutrali di fronte ad un aggressore senza scrupoli, se non si aiuta l’Ucraina a difendersi si fa il gioco di Putin.
Anche la Finlandia era orgogliosa della sua neutralità, ma adesso è convinta che non la mette al riparo da un’aggressione russa, che è più sicuro aderire alla Nato. La differenza di fondo è che la neutralità svizzera è interpretata in poltrona, la neutralità finlandese è invece vissuta sul fronte, sul fronte dei suoi 1300 chilometri di confine con la Russia. Le analogie con l’Ucraina sono d’altronde impressionanti. Durante la seconda guerra mondiale anche la Finlandia è stata aggredita dall’Unione sovietica, anche la Finlandia si è strenuamente difesa infliggendo enormi perdite all’armata rossa durante la memorabile guerra d’inverno, la Finlandia ha così preservato la sua indipendenza, ma alla fine ha dovuto cedere gran parte della Carelia, per certi versi una Donbas finlandese.
È questa la tela di fondo della decisione di rinunciare alla neutralità e di aderire alla Nato. Una via impensabile e in Svizzera. Ma anche da noi si sono levate voci influenti per una nuova definizione della neutralità. È in questo contesto che Ignazio Cassis lancia il nuovo concetto di “neutralità cooperativa” che potrebbe preludere una maggiore collaborazione con la Nato e/o con la Pesco, la nuova struttura europea per una difesa integrata.
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