Nicola Schoenenberger: Coscienza ambientale, quanto NON mi costi
Giornata mondiale della terra, l'anti-ecologismo presenta conti sempre più insostenibili e allarmanti: non dimentichiamo come è nato il flagello Covid-19
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Giornata mondiale della terra, l'anti-ecologismo presenta conti sempre più insostenibili e allarmanti: non dimentichiamo come è nato il flagello Covid-19
• – Redazione
Nella scorsa edizione, alla Televisione svizzero romanda (RTS) erano andati ben cinque premi su 18, in tre delle cinque categorie. Quest’anno, nada. Ma non solo.
• – Riccardo Bagnato
[NdR] Questo testo è stato redatto il 19 aprile Ho fatto un sogno: che al momento dello spoglio si scoprisse che a votare è stato, in media, meno del cinquanta per cento degli...
• – Redazione
Lo storico verdetto contro l'ex agente che ha ucciso George Floyd e il futuro dell'antirazzismo in America
• – Andrea Vosti
Metodi mafiosi, appalti truccati, omertà, stampa imbavagliata. Tutto fatto in casa, nei Grigioni
• – Libano Zanolari
Fra verità e menzogne, è guerra aperta nel mondo del calcio
• – Enrico Lombardi
• – Franco Cavani
Sembra fallita sul nascere l’ipotesi di un nuovo campionato ma la crisi finanziaria del settore resta
• – Marco Züblin
A raccomandarlo è la Task force scientifica, in un parere pubblicato ieri
• – Riccardo Fanciola
Qualche prima nota provvisoria dopo la débâcle elettorale
• – Marco Züblin
Giornata mondiale della terra, l'anti-ecologismo presenta conti sempre più insostenibili e allarmanti: non dimentichiamo come è nato il flagello Covid-19
Oggi, 22 aprile 2021, ricorre la Giornata della Terra, evento nato negli Stati Uniti nel 1970 (Earth Day), presto adottato dalle Nazioni Unite e ormai celebrato in 193 paesi al mondo. È il giorno in cui si inneggia all’ambiente e alla tutela del pianeta Terra. Il giorno che dovrebbe ricordarci quanto è necessario agire in fretta per salvaguardare le basi della vita, in particolare della nostra vita, di noi esseri umani, fragili e dipendenti da un pianeta sano più di quanto si tende pensare. Eppure fatichiamo, tremendamente, ad adottare quelle politiche che sarebbero così urgentemente necessarie. Temiamo il costo, essenzialmente monetario, del salvaguardare le specie animali e vegetali della terra (finora percepite come risorsa essenzialmente gratuita e inesauribile); il costo dell’abbandono delle energie fossili, del riciclare i rifiuti o meglio ancora del non produrli del tutto piuttosto che disperderli nei mari, nei suoli e nell’aria, dove rimarranno più o meno per sempre, accumulandosi.
Tutto ciò mentre il costo dell’inazione è, in prospettiva, assai più elevato. Après moi le déluge, diceva Luigi XIV, è il principio che l’umanità intera sembra seguire da troppo tempo. Nel nostro intimo speriamo tutti di non dover vivere l’après. Ma il dopo ci sarà. Nel frattempo, tra iniziative e referendum, la società svizzera si interroga e si adopera nel tentativo di migliorare le cose.
Il 13 giugno prossimo voteremo su due iniziative e un referendum ambientali. Le iniziative sull’utilizzo di pesticidi in agricoltura: “Acqua potabile pulita e cibo sano – No alle sovvenzioni per l’impiego di pesticidi e l’uso profilattico di antibiotici” e “Per una Svizzera senza pesticidi sintetici” sono osteggiate da chi grida allo spauracchio del “ci costerà una fortuna” e sottace i costi esorbitanti – per la salute e l’ambiente – del massiccio uso della chimica nella produzione degli alimenti. Basti pensare che i residui del DDT, proibito in Svizzera nel 1972, o i bifenili policlorurati (PCB) messi al bando dai processi industriali nel 1980, contaminano ancora oggi le nostre acque e i nostri suoli: ogni giorno ne mangiamo e beviamo un po’, per buona pace dei nostri tessuti adiposi che li accumulano. Le atrazine, vietate nel 2012, o i metabolti del fungicida agricolo clorotalonil, vietato nel 2020, sono storia recente: li berremo e mangeremo per i prossimi decenni, in attesa di un nuovo scandalo.
Eppure, sin dal neolitico, l’agricoltura ha fatto a meno di quei prodotti tossici divenuti “indispensabili” nell’ultimo mezzo secolo. Con la mole di sapere che abbiamo oggi, perché aver paura di abbandonare quell’infelice aneddoto storico che dovrebbero essere i pesticidi di sintesi?
La legge sul CO2 racconta la stessa storia con le sue norme piuttosto timide che rappresentano solo un passettino in avanti, frutto dei formidabili compromessi della politica svizzera. Nell’ipotesi che venga accettata, le misure imposte dalla legge non saranno neppure sufficienti a raggiungere gli accordi di Parigi sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, permetterebbero meramente di “acquisire esperienza” per un esercizio che in realtà è improrogabile e urgente. Abbiamo paura dell’aumento del prezzo della benzina di 5.5 centesimi al litro nel 2028, mentre sappiamo che le auto potrebbero averne bisogno sempre meno? Nel 2018, l’acqua bassa nel Reno dovuta alla siccità (conseguenza del cambio climatico) ha provocato problemi di approvvigionamento di oli combustibili in Svizzera facendo aumentare il prezzo della benzina di 20 centesimi al litro. Sarà piuttosto questo lo scenario del futuro. Abbiamo paura dell’aumento del prezzo dei biglietti d’aereo per poterci recare chissà dove per un week end? Ma già oggi siamo fermi al palo a causa di una pandemia che trova origine proprio nell’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali da parte dell’essere umano.
Forse vale la pena fermarsi a riflettere, magari cambiare direzione e diventare protagonisti del cambiamento indispensabile, invece di subire le conseguenze negative della passività.
Nicola Schoenenberger è capogruppo dei Verdi in Gran consiglio e consigliere comunale dei Verdi a Lugano
Ha 27 anni, una malattia degenerativa che non dà scampo, e una speranza. Diamole una mano
È successo due giorni fa nel Centro richiedenti asilo di Cadro; né il Cantone né la Croce Rossa ne hanno ancora dato notizia - Di Immacolata Iglio Rezzonico