Nicola Schoenenberger: Coscienza ambientale, quanto NON mi costi
Giornata mondiale della terra, l'anti-ecologismo presenta conti sempre più insostenibili e allarmanti: non dimentichiamo come è nato il flagello Covid-19
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Giornata mondiale della terra, l'anti-ecologismo presenta conti sempre più insostenibili e allarmanti: non dimentichiamo come è nato il flagello Covid-19
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Giornata mondiale della terra, l'anti-ecologismo presenta conti sempre più insostenibili e allarmanti: non dimentichiamo come è nato il flagello Covid-19
Tutto ciò mentre il costo dell’inazione è, in prospettiva, assai più elevato. Après moi le déluge, diceva Luigi XIV, è il principio che l’umanità intera sembra seguire da troppo tempo. Nel nostro intimo speriamo tutti di non dover vivere l’après. Ma il dopo ci sarà. Nel frattempo, tra iniziative e referendum, la società svizzera si interroga e si adopera nel tentativo di migliorare le cose.
Il 13 giugno prossimo voteremo su due iniziative e un referendum ambientali. Le iniziative sull’utilizzo di pesticidi in agricoltura: “Acqua potabile pulita e cibo sano – No alle sovvenzioni per l’impiego di pesticidi e l’uso profilattico di antibiotici” e “Per una Svizzera senza pesticidi sintetici” sono osteggiate da chi grida allo spauracchio del “ci costerà una fortuna” e sottace i costi esorbitanti – per la salute e l’ambiente – del massiccio uso della chimica nella produzione degli alimenti. Basti pensare che i residui del DDT, proibito in Svizzera nel 1972, o i bifenili policlorurati (PCB) messi al bando dai processi industriali nel 1980, contaminano ancora oggi le nostre acque e i nostri suoli: ogni giorno ne mangiamo e beviamo un po’, per buona pace dei nostri tessuti adiposi che li accumulano. Le atrazine, vietate nel 2012, o i metabolti del fungicida agricolo clorotalonil, vietato nel 2020, sono storia recente: li berremo e mangeremo per i prossimi decenni, in attesa di un nuovo scandalo.
Eppure, sin dal neolitico, l’agricoltura ha fatto a meno di quei prodotti tossici divenuti “indispensabili” nell’ultimo mezzo secolo. Con la mole di sapere che abbiamo oggi, perché aver paura di abbandonare quell’infelice aneddoto storico che dovrebbero essere i pesticidi di sintesi?
La legge sul CO2 racconta la stessa storia con le sue norme piuttosto timide che rappresentano solo un passettino in avanti, frutto dei formidabili compromessi della politica svizzera. Nell’ipotesi che venga accettata, le misure imposte dalla legge non saranno neppure sufficienti a raggiungere gli accordi di Parigi sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, permetterebbero meramente di “acquisire esperienza” per un esercizio che in realtà è improrogabile e urgente. Abbiamo paura dell’aumento del prezzo della benzina di 5.5 centesimi al litro nel 2028, mentre sappiamo che le auto potrebbero averne bisogno sempre meno? Nel 2018, l’acqua bassa nel Reno dovuta alla siccità (conseguenza del cambio climatico) ha provocato problemi di approvvigionamento di oli combustibili in Svizzera facendo aumentare il prezzo della benzina di 20 centesimi al litro. Sarà piuttosto questo lo scenario del futuro. Abbiamo paura dell’aumento del prezzo dei biglietti d’aereo per poterci recare chissà dove per un week end? Ma già oggi siamo fermi al palo a causa di una pandemia che trova origine proprio nell’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali da parte dell’essere umano.
Forse vale la pena fermarsi a riflettere, magari cambiare direzione e diventare protagonisti del cambiamento indispensabile, invece di subire le conseguenze negative della passività.
Nicola Schoenenberger è capogruppo dei Verdi in Gran consiglio e consigliere comunale dei Verdi a Lugano
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