Odermatt, baciato dalla grazia
Il suo oro nel gigante brilla più di quelli di Lara e Beat
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Il suo oro nel gigante brilla più di quelli di Lara e Beat
Odermatt ha compiuto una vera prodezza: avendo vinto la prima manche dopo un errore iniziale con soli 4 centesimi sull’austriaco Brennsteiner, 8 sul francese Faivre, 12 sul norvegese Kristoffersen in una tempesta di neve, nella seconda è stato il 30esimo a scendere, oltretutto stupefatto dalla prodezza dello sloveno Kraniec autore di un tempo straordinario: poco dopo la situazione è peggiorata, alla pista scalinata si è aggiunto lo svantaggio di una luce sempre più diffusa che faceva annegare il tracciato in un mare opaco, rendendo impossibile vedere le asperità del tracciato: pochi hanno creduto che Marco potesse farcela, specialmente quando all’ultimo rilievo del tempo, il suo vantaggio di 78 centesimi su Kraniec è svanito a 15: eppure nelle ultime porte il fenomeno ha salvato 19 centesimi entrando già sin d’ora nella storia dello sci: solo un uomo dotato di qualità superiori poteva realizzare un’impresa del genere: anzi, uno toccato dal dio: più che da quelli del beato monte Olimpo, dai numi delle lande nordiche percorse sugli sci da Ullr e dalla dea Skadi che abbiamo imparato a conoscere alle Olimpiadi norvegesi di Lillehammer.
Tipi come il 24enne Odermatt nascono ogni 30-40 anni: sono dei predestinati: a loro tutto riesce facile. Ciò che agli altri costa enorme fatica, grande applicazione, per loro è un gioco: al suo debutto ai mondiali juniores di Davos, a 19 anni vince 5 medaglie d’oro: gigante, discesa, supergigante, combinata e gara a squadre.
Vincerà la Coppa del Mondo anche se dovesse andare 2 settimane al mare: salute permettendo, ed è questa l’unica incognita. L’infortunio può colpire anche chi è toccato dal dio: si sa che gli dei sono dispettosi nei confronti degli umani che fanno loro ombra… Odermatt come Toni Seiler, che debutta alle Olimpiadi di Cortina nel 1956 e vince slalom, discesa e gigante con un vantaggio di 6,2 secondi su Molterer. Come Jean-Claude Killy che ripete l’impresa a Grenoble nel 1958. Come Pirmin Zurbriggen, capace di imporsi in tutte le discipline. Altri grandi campioni hanno fatto la storia, ma solo in una, al massimo in due discipline, come di recente l’austriaco Marcel Hirscher.
Odermatt, con una minima preparazione mirata, sarebbe perlomeno fra i primi 10 anche nello slalom: è solo una questione di tempo, di calendario troppo fitto, non di capacità.
Questa tipologia umana è dotata di particolare grazia: sorridenti, distaccati quasi, hanno molte altre cose per la testa: possono diventare piloti d’auto, attori, allenatori. Per hobby, in poco tempo, vincerebbero anche nel curling o nel gioco della lippa. Senza minimamente insuperbire.
Perché oltre al talento innato, all’istinto per la linea, alla scelta del tempo nell’attacco e nella chiusura di una curva, alla sensibilità nel dosare la pressione e l’inclinazione dell’attrezzo, hanno anche quella intelligenza razionale che permette loro di vivere accanto agli altri umani, loro che lo sono in modo diverso rispetto a noi.
Immagine dalla diretta RSI
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