Più rispetto per la cultura
A proposito di due recenti (e affrettatissime) nomine della Divisione della cultura e degli studi universitari
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A proposito di due recenti (e affrettatissime) nomine della Divisione della cultura e degli studi universitari
• – Redazione
La più grave crisi costituzionale, politica, istituzionale e di sistema della sua storia, Israele davanti a un bivio
• – Redazione
La Fed contro la classe operaia - In un momento di eccezionale instabilità dei mercati, la Banca Centrale americana si interroga su una nuova manovra di innalzamento dei tassi, che la BCE ha già adottato
• – Christian Marazzi
Sulla scia di Federer strani svizzeri crescono e forse ci definiscono (per eccesso)
• – Libano Zanolari
Forte produttore di di materie prime, il Paese dell’Asia Centrale va alle urne per un’ulteriore svolta democratica che lo avvicini all’Europa: crescono gli interessi economici svizzeri
• – Donato Sani
Una razionalità irrazionale ed ecocida impone di produrre e di consumare sempre e sempre di più, di crescere sempre di più ma non per soddisfare i nostri bisogni ma quelli del profitto del tecno-capitale
• – Lelio Demichelis
Quando si confonde la volontà di far dire con altre parole a un testo quello che il suo autore voleva dire con quella di far dire allo stesso testo ciò che il testo non dice ma che ci piacerebbe che dica. Di Matteo Ferrari
• – Redazione
Crimini di guerra e mandato di cattura del Tribunale internazionale per lo zar russo, alla vigilia dell’arrivo dell’alleato cinese a Mosca
• – Aldo Sofia
• – Franco Cavani
Ma non è detto che la forte riduzione delle esportazioni di gas russo minerà a breve il potenziale bellico del Cremlino in Ucraina
• – Yurii Colombo
A proposito di due recenti (e affrettatissime) nomine della Divisione della cultura e degli studi universitari
Di Franca Verda Hunziker, Nelly Valsangiacomo, Silvia Torricelli, Tommaso Soldini, Aurelio Sargenti, Virginio Pedroni, Fabrizio Mena, Andrea Ghiringhelli, Pasquale Genasci
La serietà con cui ci si adopera per rispondere alle interrogazioni parlamentari è una cartina di tornasole del rispetto che si ha nei confronti del legislativo e del suo fondamentale ruolo.
Com’è stato ribadito dalla stessa granconsigliera («laRegione», 17 marzo 2023), la reazione all’interrogazione inoltrata da Anna Biscossa (n. 09.23 del 23 dicembre 2022) sulle procedure anomale riguardo ai concorsi per la direzione della Pinacoteca Giovanni Züst e dell’Archivio di Stato è un significativo esempio di scarsa considerazione nel rivolgersi al legislativo. Non solo la risposta del Consiglio di Stato (n. 948 del 1° marzo 2023) ricalca pedissequamente una lettera pubblicata dalla direttrice della Divisione della cultura e degli studi universitari (DCSU) sul quotidiano «laRegione» in data 21 dicembre 2022, ma soprattutto non offre risposte né chiare né soddisfacenti.
Della risposta governativa vanno evidenziati almeno due punti, tra i molti discutibili. Dapprima le ragioni addotte per giustificare l’apertura dei due concorsi con l’esorbitante anticipo di un anno: un lungo periodo che non solo non rientra nelle prassi di nomina previste e praticate per le alte funzioni amministrative, ma che non regge di fronte all’ipotesi che vi potessero essere persone interessate provenienti da fuori Cantone o, citiamo, “addirittura dall’estero”.
In secondo luogo, le commissioni di nomina sono state composte senza i necessari criteri di logica e trasparenza. Se infatti si aspirava davvero ad avere candidature di alto profilo le commissioni dovevano a maggior ragione essere super partes per garantire un approccio scientificamente certificato e per assicurare una valutazione delle candidature fondata su competenze, capacità ed esperienza. Mal si capisce dunque perché sia stata prevista nelle due commissioni la presenza della direttrice del DCSU unitamente a persone a lei subordinate e a responsabili di istituti culturali che godono di sostegni cantonali. Nei casi in questione, nemmeno la participazione di direttori/trici di istituti simili operanti in altri cantoni, normalmente prevista, è stata considerata. In una tale situazione, difficile credere a decisioni prese in totale autonomia.
Né reggono le altre giustificazioni richiamate nella risposta del Consiglio di Stato all’interrogazione Biscossa. Ad esempio, è certo che le mostre della Pinacoteca Züst non possono giustificare un così largo anticipo di nomina per la Curatrice della Pinacoteca stessa. Un posto, peraltro, declassato senza che se ne capiscano i motivi.
Ma cosa fatta, capo ha. Allora, perché insistiamo ribadendo cose già dette? Perché questa non è che la ciliegia su una torta già parecchio amara. Negli ultimi anni purtroppo, la DCSU è apparsa disattenta nei confronti delle protagoniste e dei protagonisti del mondo culturale e delle loro legittime esigenze. Certo, risulta difficile esporsi quando dall’altra parte il dialogo non è la forma preferita di interazione, ma il disagio è esteso e palpabile.
Inoltre, come detto, le persone nominate dal Consiglio di Stato, tra cui un alto funzionario, entreranno in carica soltanto tra dieci mesi (Archivio di Stato) e tra un anno (Pinacoteca Züst). Le nomine sono avvenute a una ventina di giorni delle elezioni cantonali e prima del cambio del responsabile del dipartimento interessato, cioè del DECS. Si poteva attendere? Era giusto e corretto attendere? A noi pare proprio di sì.
Il chiaro rifiuto di entrare nel merito dell’interrogazione di Anna Biscossa ci spinge dunque a chiedere fermamente al Consiglio di Stato che sarà prossimamente eletto e in particolare a chi riprenderà il DECS di ricordarsi che la cultura è meritevole di molta più considerazione di quella che le è stata data negli ultimi anni. È sbagliato permettere forme di gestione accentratrici e poco attente ai bisogni degli istituti e delle persone che la cultura in questo Cantone la promuovono e la fanno; è invece indispensabile far crescere un’alleanza forte tra Cantone, Comuni e mondi della cultura, perché grazie alla cultura si sviluppano le buone pratiche di gestione democratica condivisa. Buone pratiche necessarie anche e soprattutto in un Cantone con specificità linguistiche e culturali come il nostro. Ma è probabilmente proprio per questo che molta, troppa, politica non se ne interessa.
Nell’immagine: l’Archivio cantonale a Bellinzona
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