Requiem per la giustizia
Nel paese del rumore misterioso la giustizia non si applica ma si interpreta
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Nel paese del rumore misterioso la giustizia non si applica ma si interpreta
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Nel paese del rumore misterioso la giustizia non si applica ma si interpreta
Di Michel Venturelli
Riepiloghiamo: una notte d’inizio estate le ruspe buttano giù il Macello, sulle cui macerie nasce per mano ignota la piazzetta Marco Borradori (nella storia ticinese mai morto fu più strumentalizzato di lui). C’è chi chiede spiegazioni e pretende un approfondimento su quanto accaduto. La magistratura indaga. E indaga. E indaga ancora. Passano i mesi, e dall’indagine che ci ha tenuti tutti con il fiato sospeso, risulta che in Ticino non c’è legge che impedisca di buttare giù uno stabile nel cuore della notte, senza avere permesso alcuno. Nessuno ha sbagliato nulla anche se un’inchiesta giornalistica rivela che è stato abbattuto lo stabile sbagliato. È tutto a posto anche se, sempre un’inchiesta giornalistica, rivela chiari indizi di premeditazione – mesi prima dei fatti – da parte della polizia a proposito di uno scenario d’abbattimento di cui nessuno, ma proprio nessuno, aveva mai saputo nulla.
Questa è la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. È talmente singolare che, anche nel paese del rumore misterioso, a molti una domanda sorge spontanea: come è possibile? Chi pensa male commette peccato, però è indubbio che da qualsiasi angolazione si guardi quello che succede, si vede qualcosa di sbagliato. Non può e non deve essere normale che la legge dia ragione ai furbi e lasci le macerie a tutti gli altri.
Norman Gobbi, che ha crassamente sforato nel tempo i budget di rappresentanza, si è giustificato dicendo che al DI si lavora sodo. Il che equivale a dire che i suoi colleghi non diano il meglio di sé, perché consumano meno di un quarto delle risorse che sperpera lui. E la giustificazione è passata come una lettera alla posta. Ma perché in seguito il Consiglio di Stato ha tolto il limite di spesa ai budget di rappresentanza dei suoi membri? Si sono ufficialmente legittimati ad andare a sbafo… con i soldi dei cittadini, come definiva i soldi pubblici la signora Margaret Thatcher (che probabilmente stava alla sinistra della nostra destra).
Che un’eletta dal popolo sieda nel CdA di una delle maggiori fabbriche di off-shore del Paese lascia basiti. In una città dove si son chiusi i cessi pubblici per motivi di risparmio, nell’esecutivo c’è una che siede nella cabina di comando di una fiduciaria che gestisce, apre e chiude migliaia di off-shore; il che è chiaramente in contrasto con gli interessi della Comunità. Possibile che il conflitto d’interessi della signora Valenzano lo vediamo solo noi? Ci pare esotico che l’accoppiata Aldi-Bignasca, del partito di maggioranza relativa del Governo, crei un sindacato per ostacolare una decisione del Parlamento – di cui loro medesimi fanno parte – utile ad indebolire senza pietà gli interessi delle frange più deboli dei lavoratori. Di buona parte dei loro elettori, di cui i nostri dovrebbero rappresentare gli interessi. Ciliegina sulla torta: Sabrina Aldi presiede la commissione della giustizia.
Ed è pure di dubbio gusto che il candidato definito come il meno idoneo da un gremio di esperti indipendenti sia stato scelto dal Parlamento per ricoprire la carica di Procuratore Generale.
Questa è una lista non esaustiva delle nefandezze locali in essere. Situazioni che non fanno ben sperare per il futuro. Quanto accade indica, ma anche conferma, che la Giustizia in questo cantone non è applicata, bensì interpretata. E l’interpretazione scelta dai nostri governanti è quella che la Giustizia l’ammazza.
E se la Giustizia è morta, sabato alle 17.30 a Lugano le faremo un degno funerale.
Per raggiungere una reale inclusione sociale delle persone con disabilità occorre che non ci siano più dei diversi che devono adattarsi, ma un tessuto sociale che dia a tutti la...
PS, possibili soluzioni per le elezioni suppletive e chi va avanti mettendosi di traverso - Di Aurelio Sargenti