Roberto Malacrida: Le decisioni dello Stato durante la pandemia
La pandemia costringe a ripensare valori e priorità a livello individuale e sociale
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La pandemia costringe a ripensare valori e priorità a livello individuale e sociale
Le misure politico-sanitarie prese dal Consiglio Federale durante la prima e la seconda ondata pandemica avevano come scopo principale il contenimento dei danni ottenuto attraverso limitazioni strutturali e autocontrollo delle libertà individuali soprattutto a vantaggio delle persone o dei gruppi particolarmente vulnerabili. Anche quando il numero dei morti risultò essere particolarmente alto rispetto ai Paesi confinanti, la Svizzera privilegiò il diritto alle libertà individuali rispetto a misure di sicurezza collettive. L’agire dello Stato ha sempre anche una dimensione etica che ne presuppone la sua legittimità – e non soltanto una sua conformità giuridico-legale – caratterizzata dal rispetto dei principi deontologici, dalla considerazione delle conseguenze dei suoi atti, dalla volontà di raggiungere le cose buone e dall’agire valoriale.
Resta di grande importanza la giustizia considerata come un criterio per giudicare l’adeguatezza di un’azione, la sua proporzionalità e la reciprocità rispetto agli interessi della collettività. In uno Stato liberale la sicurezza è doppiamente legata al concetto di libertà: in senso negativo le limitazioni delle libertà sono permesse soltanto in difesa delle libertà collettive e in senso positivo la sicurezza serve a garantire a ogni persona i propri diritti di libertà. Occorre sottolineare che la pandemia da Covid-19 ha appunto creato una tensione etica maggiore fra i valori della libertà rispetto a quelli della sicurezza e del rischio ed è veramente difficile modulare il valore della vita, l’integrità del corpo e la partecipazione sociale.
Inoltre la pandemia ha messo a confronto la politica, la società, l’economia e la medicina in una relazione caratterizzata dall’insicurezza e dall’imprevedibilità: la nostra società sembra faticare nel riconoscere che le nostre conoscenze tecnico-scientifiche non riescano a controllare la natura e il tutto si complica perché la situazione cambia di continuo e manca il tempo sufficiente per decidere senza dubbi in modo convincente. In realtà abbiamo dovuto accettare il cosiddetto “learning by doing” che non ha favorito, col tempo, una reazione positiva della popolazione nel suo complesso, favorendo una certa sfiducia nei confronti dell’Autorità politica quando si dimostrò incapace di comunicare in modo rassicurante e credibile.
In sintesi, per ben decidere, si potrebbe dire che risultano importanti criteri e valori come la proporzionalità, la ponderazione degli interessi, la giustizia, la solidarietà, la vulnerabilità, la gestione dell’insicurezza, la buona comunicazione e, naturalmente, la libertà.
Il dott. Roberto Malacrida è membro della Commissione nazionale etica
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