Roger Köppel, o la giravolta di un coronascettico
Il virus muta, i no-vax pure
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Il virus muta, i no-vax pure
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Si tratta del caporedattore della Weltwoche Roger Köppel – non un pisquano qualsiasi dunque – legatissimo alla famiglia Blocher e del di lei pensiero fedelissimo sia in parte artefice che interprete, che finora si era distinto come uno dei maggiori coronascettici della stampa confederata. Un twit dello scorso 24 febbraio ne dà la misura: “Dopo l’isteria da virus ecco l’isteria da vaccino!”, scrisse, accusando poi il consigliere federale Alain Berset di essere malato di potere e definendo il governo in corpore “Consiglio federale della non libertà”. La sua ricetta per uscire dalla pandemia era infatti una e una sola, allora ancora in linea con quella dei vertici democentristi: niente divieti od obblighi, ma “rafforzare la libertà e la responsabilità individuale!”. Idee e argomenti che ha portato avanti fino a solo poche settimane fa, sia detto per inciso.
Malgrado ciò esattamente sei mesi dopo, il 24 agosto, in un video sulla “Weltwoche Daily” Köppel cambia completamente non solo tono e registro, ma pure idea. Parte dal fatto che, malgrado “i dati incompleti”, in Svizzera i casi di Covid 19 e i ricoveri in ospedale sono in aumento, ciò che potrebbe spingere il Consiglio federale a decidere “nuove restrizioni” se non addirittura “misure più drastiche” (come si è puntualmente avverato ieri con gli annunci di Alain Berset). Poi il colpo di scena. “Anche per questo mi sono fatto vaccinare”.
Ma come, quello che solo sei mesi fa accusava governo, parlamento e medici di voler “governare anche nei nostri fluidi corporei” (“Jetzt wollen sie uns in die Körpersäfte hineinregieren”), adesso si è fatto vaccinare?
«Errare humanum est», ammette con onestà il politico-giornalista, che comunque qualche dubbio lo conserva, così come un po’ di amor proprio: vaccinarsi non è privo di rischi [e chi ha mai detto che non ce ne siano? ndr], ma non farlo a suo dire è peggio. Questione anche di “realpolitik”. I dati, sia pure come detto ancora incompleti e poco analizzati, mostrano che i nuovi infettati e i nuovi ricoverati siano soprattutto non vaccinati, persone che quindi devono chiedersi se vale davvero la pena di “correre il rischio di ammalarsi seriamente”.
Lui evidentemente ha deciso no. Perché ha ormai 56 anni, età dunque orami piuttosto a rischio, perché non può permettersi di ammalarsi e lasciare magari per settimane la direzione della Weltwoche, e perché “se ti ammali non è solo una questione personale”.
Affermazione quest’ultima che richiede una spiegazione, e difatti Köppel la dà. Perché a suo dire è vero che i non vaccinati possono sentirsi discriminati, è vero che resta “contro ogni misura sproporzionata”, ma bisogna anche evitare di fornire al Consiglio federale ogni legittimazione per ulteriori restrizioni e inasprimenti delle misure anti-Covid, e alla sinistra ogni argomento per portare avanti il suo piano di “eterna chiusura e ridistribuzione”. Per questo addirittura adesso è favorevole alla vaccinazione obbligatoria per gruppi professionali come gli insegnanti e gli operatori sociosanitari, perché non è accettabile che possano essere improvvisamente assenti perché ammalati. Insomma, mica sono a favore, ma scelgo solo il meno peggio (realpolitik, appunto).
Sentite in sottofondo un piccolo stridore di unghie sui vetri? Soprassedete, che non si può pretendere che qualcuno, chiunque esso sia, cambi totalmente idea senza concedergli qualche argomento tirato per i capelli.
Più sensato piuttosto l’appello che rivolge a coronascettici e no-vax: volete continuare su questa strada, dice loro? Fatelo pure, ma sappiate appunto che con i numeri in aumento il Governo prenderà nuove misure, ciò che “non può essere” nel vostro interesse, visto che poi soffrirete di più (troppo tardi Herr Köppel). Un appello che chiude con un invito alla riconciliazione tra opposti estremisti sulla “guerra quasi religiosa” sul vaccino (non per nulla ogni tanto la chiama jihad), riconciliazione di cui lui può essere sia interprete che artefice.
Un appello tuttavia che, stando almeno a quanto riportano i media svizzero tedeschi, al momento rimane del tutto inascoltato. Soprattutto tra i suoi ormai ex seguaci e follower, che quando sono gentili lo bollano di traditore (mentre i suoi avversari politici ovviamente gongolano).
Foto Jürg Vollmer / maiak.info Reusse – Eigenes Werk, CC BY-SA 3.0
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