Rossocrociati: se il violino di spalla suona meglio del virtuoso
In cattedra persino le seconde e terze scelte: trasformati da Yakin!
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In cattedra persino le seconde e terze scelte: trasformati da Yakin!
Sa tutto degli avversari; psicologo autodidatta, cava il massimo da ognuno, crea l’atmosfera giusta, e convince tutti che anche “le petit Suisse”, come diceva Brecht, è in grado di battersi senza complessi con i grandi.
Questa è stata la grande rivoluzione rispetto alla pavida, timorosa Svizzera che al debutto europeo 4 mesi fa perse per 3 a 0 contrio l’Italia, paralizzata come il topolino di fronte al serpente.
Intendiamoci: questa Svizzera è stata plasmata da Petkovic, ma Yakin, su quella organizzazione, su quello schema, ha innestato, appunto, la sua creatività, la sua fiducia nella tecnica, senza trascurare la forza e la disciplina. Insomma un bel passo avanti: una prima punta, in questo caso Gavranovic (ma sarà Embolo) una linea di alto livello tecnico alle sue spalle, Okafor, Shakiri e Vargas, ieri bravissimi, con Steffen di riserva, quando si tratterà di “mordere le caviglie all’avversario”; con il ritorno di Elvedi Akanji e Rodriguez, Murat avrà addirittura l’imbarazzo della scelta in difesa. Certo, perché Fabian Frei, convocato in qualità di tappabuchi ha fatto una grande partita e Schär, se ci priva delle sue famose amnesie è uno dei migliori al mondo nell’impostare il gioco dalla difesa. Da notare che contro la Bulgaria, Yakin non aveva nessun difensore in grado di arrivare a fondo campo e battere un cross di sinistro: ha messo Mbabu a destra e spostato Widmer a sinistra, comunque utile.
Aggiungiamo che Itten, terza o quarta scelta in attacco, anche lui convocato come certi fanti mandati in guerra appena usciti dall’ospedale, ha fatto un goal con un tocco di classe (annullato per fuorigioco) appena entrato e subito dopo ne ha fatto uno valido di testa, sua specialità.
Yakin abbina alla bravura la fortuna: perché il suo 3 a 0 al 27’ della ripresa sufficiente per superare l’Italia anche se avesse vinto per uno a zero, è arrivato su perfetto centro di Steffen, anche lui appena entrato: non tutti avevano capito il cambio Okafor-Gavranovic con Steffen e Itten.
Insomma, si direbbe che Yakin sia in grado di cavare il massimo dai suoi giocatori. Lo fa convincendoli semplicemente a “giocare”: ossia a far circolare la palla con fiducia, intelligenza e creatività, evitando falli stupidi.
Okafor e Vargas, cresciuti nella Svizzera dell’ottimo Lustrinelli sono ormai garanzia di qualità, Elvedi e Akanji (se ha imparato la lezione, pure). Gli altri, sulla trentina, sono ancora al meglio: ne consegue che questa Svizzera può guardare ai prossimi Mondiali con molta fiducia. Il paradosso, che testimonia di una sorprendente qualità del movimento, sta nel fatto che a questo punto non si sa dove piazzare Xhaka: perché in seguito alla sua squalifica contro la Turchia, è stato Petkovic a giocare con il doppio “play”: Frueler e Zakaria.
Insomma ora siamo addirittura nell’abbondanza, nell’eccesso di opzioni.
Problemi di lusso, a patto che all’interno della squadra, ma si direbbe di no, non vada persa l’armonia per lasciar posto al divismo. Qualche primo violino non sarà più tale, diventerà violino di spalla.
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