Sul clima soltanto un accordo al ribasso
Troppo poco e troppo tardi nel bilancio della conferenza di Glasgow
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Troppo poco e troppo tardi nel bilancio della conferenza di Glasgow
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• – Silvano Toppi
Troppo poco e troppo tardi nel bilancio della conferenza di Glasgow
Tenuto conto di quanto poco sia stato concretamente fatto dopo gli Accordi di Parigi, è inevitabile il pessimismo che circonda anche le prospettive concrete di questo ‘Glasgow Climate Pact’, mentre Ed Hawkins, climatologo inglese che ha guidato gli ultimi lavori dell’Ipcc (gruppo intergovernativo di scienziati sotto egida ONU) sul finale di Cop26 ancora ammoniva che senza immediate decisioni operative ‘il clima andrà fuori controllo’. Così va, anzi non va, la transizione green. Per la quale, in verità, ancora ci si interroga su chi dovrà pagare l’inevitabile conto, assai salato, della fase iniziale, prima di approdare agli esuberanti benefici economici (più innovazione, più dinamismo, più crescita, più posti di lavoro) pronosticati con perentorietà ancora di recente dal premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz.
In effetti, su chi dovrebbe pesare maggiormente questo passaggio? Rimane il quesito centrale, che ha già fatto registrare la reazione di consumatori poco disposti a sacrifici considerati eccessivi e a innovazioni (tipo le auto elettriche) di cui finora si registrano soprattutto i limiti tecnici e gli alti prezzi: dunque, un’opinione pubblica fors’anche sensibile al miglioramento ambientale intuisce che per il momento il rischio della fattura ambientale ricadrebbe soprattutto sulle spalle del ceto medio o medio basso; le industrie esitano per il timore di maggiori spese e di fenomeni concorrenziali insostenibili (lo hanno ribadito in un documento congiunto le associazioni padronali di Francia, Germania, Italia); mentre gli Stati (le cui finanze sono già stressate dagli esborsi per fronteggiare le spese causate dalla pandemia) fanno fatica a varare incentivi mirati, indispensabili a cittadini ed economia per imboccare la strada della transizione ecologica.
In realtà, le risorse dovrebbero essere prelevate là dove gli alti profitti non mancano: quelli dell’alta finanza, che quotidianamente registra transazioni miliardarie da cui però sgocciola poco o nulla sull’economia reale, e anche sull’economia pubblica causa l’irrisoria o inesistente tassazione. Ma sul piano ideologico si tratterebbe di un cambiamento di paradigma radicale. Oggi apparentemente impensabile.
Commento pubblicato oggi da laRegione
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