Se a Putin servono quelli della Wagner
La legge russa vieta la formazione di milizie private e mercenarie, ma il Cremlino se ne serve anche all’estero
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La legge russa vieta la formazione di milizie private e mercenarie, ma il Cremlino se ne serve anche all’estero
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La legge russa vieta la formazione di milizie private e mercenarie, ma il Cremlino se ne serve anche all’estero
Dal fronte interno della Russia, tre notizie: per aver condannato l’invasione militare dell’Ucraina, l’oppositore Vladimir Kara-Mourza dovrà scontare 25 anni di detenzione, la pena più pesante inflitta a un dissidente nell’era Putin; dopo trent’anni di attività dedicati alla lotta per i diritti umani, è stato chiuso anche il “Centro Sakharov”, ultima oasi di relativa libertà a Mosca, attivo nel nome del famoso scienziato (premio Nobel per la pace 1975) che all’inizio della perestrojka Mikhail Gorbaciov aveva riportato a Mosca dal lungo esilio siberiano; infine, Nikolay Peskov, figlio dell’elegante e ricchissimo portavoce del Cremlino (fu fotografato con al polso un orologio da 600 mila dollari), ha servito nei ranghi del battaglione Wagner naturalmente “comportandosi con coraggio e onore”, come si sono affrettati a precisare i vertici dell’organizzazione: il rampollo ha così potuto cancellare la vergogna di quando, a una falsa telefonata da un centro moscovita d’arruolamento e la prospettiva di indossare la divisa e partire per il fronte ucraino, rispose che avrebbe “regolato la cosa in alto”, cioè con ‘papi’, che del resto lo ha mantenuto in una lunga e comoda vita di studi nell’Occidente “decadente e depravato” della narrazione ufficiale.
Tre fatti passati praticamente sotto silenzio sui quotidiani occidentali, nonché nelle denunce dei critici sul sostegno militare della Nato all’Ucraina. Eppure, vi è in esse uno spaccato significativo, e anche inquietante, che segnala metodi e conferma limiti militari del Cremlino. Da una parte, la morsa putiniana trascina sempre più inesorabilmente la Russia nell’assolutismo di Putin; dall’altra il ricorso alla Wagner, ideologia para-fascista, esercito privato di cui il Cremlino si serve sia per necessità operative, sia per molti “lavori sporchi”, sia e soprattutto per estendere in Africa (basti pensare all’attuale tragedia del Sudan) la propria influenza politica e metter le mani sui mercati delle materie prime. “Raw materials”, queste, indispensabili a quel fronte russo-cinese (ben documentato da I. Mandraud e J. Théron nel recentissimo libro “Le pacte des autocrates”) che intende sfidare l’Occidente, cambiare l’attuale quadro strategico-economico mondiale, sostituire “la dittatura del dollaro”.
La base operativa della Wagner (per ruolo, ideologia e numero di combattenti, qualcosa di assai diverso dai deprecabili “contractors” americani in Iraq) si trova nella Russia meridionale, a due passi dal quartier generale del GRU, servizi segreti russi; la milizia privata in parte si autofinanzia con i raid e i servizi resi a dittatori di ogni tipo, dal Mali al Centrafrica alla Libia, e in parte riceve fondi occulti dal ministero della Difesa; e il suo fondatore Evghenji Prigozhin (detto ‘il cuoco di Putin’, per la sua catena di ristoranti e il puntuale servizio catering al Cremlino) dà consigli sulla guerra al “gran capo”, non risparmia critiche al ministero della difesa, nutre evidenti ambizioni politiche mal sopportate dal cerchio magico di Putin. Il quale però deve servirsene anche sul fronte “interno”: è “stranamente” un battaglione della Wagner (che ha reclutato anche fra i detenuti) ad assediare Bakhmut in quella parte di Donbass (meno del trenta per cento) che Mosca ha ufficialmente annesso dopo i referendum farsa (esito scontatissimo) del settembre scorso. Eloquente segnale della debolezza del suo esercito. E al diavolo se la legge russa vieta espressamente… l’attività mercenaria.
Scritto per “laRegione”
Nell’immagine: la presenza del gruppo Wagner nel mondo (Wikipedia)
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