Seferovic e Gavranovic come Winkelried
L’ambivalenza del calcio, entusiasmi senza distinzioni e razzismo senza frontiere
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L’ambivalenza del calcio, entusiasmi senza distinzioni e razzismo senza frontiere
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L’ambivalenza del calcio, entusiasmi senza distinzioni e razzismo senza frontiere
Le gloriose gesta della nazionale svizzera di calcio hanno entusiasmato tutta una nazione. La piccola Svizzera ha impartito una lezione ai grandi del calcio mondiale. Un po’ come il mito di Winkelried che si era gettato sulle lance degli Asburgo per aprire la via alla vittoria dei Confederati. Oggi i Winkelried che hanno battito la Francia e resistito strenuamente alla Spagna si chiamano Seferovic, Gabranovic, Xhaka e così di seguito. Più della metà dei calciatori convocati per gli europei, sono svizzeri della seconda generazione nati o cresciuti da noi. Il calcio è dunque un buon esempio d’integrazione e convivenza? Certo, negli stadi si ritrovano gomito a gomito imprenditori ed operai, progressisti e conservatori, svizzeri e stranieri. Soffrono ed esultano assieme, ma dura un paio d’ore e poi ognuno se ne va di nuovo sulla propria via.
Lo sport è un fattore d’integrazione quando i bambini rincorrono e si passano la palla, senza fare le distinzioni dei grandi. Ma il calcio è anche l’esatto contrario, quando gli stadi diventano teatro di fanatismi e manifestazioni razziste. E’ ambivalente, d’un canto si favorisce la convivenza, dall’altro si incattiviscono gli animi. Tanto più che i risentimenti anti-stranieri vengono strumentalizzati dalla politica. L’editore e consigliere nazionale UDC Roger Köppel ha scritto che la nazionale svizzera ha perso contro l’Italia perché non ha il fuoco sacro e non canta l’inno nazionale. E cosa ha detto dopo la strepitosa vittoria contro la Francia? Nessun segno d’imbarazzo, pensate ha avuto l’impertinenza d’affermare che le sue critiche sono servite. Rivendica insomma i suoi meriti per i successi della squadra dei Petkovic e Shaqiri. Un’incredibile faccia di bronzo, ma questi sono i metodi del più grade partito svizzero per sabotare l’integrazione degli stranieri. Basti pensare alle palesi ingiustizie nelle naturalizzazioni.
Vi sono due categorie di stranieri. I top manager ed i calciatori di successo che ottengono senza difficoltà la nazionalità svizzera. Gli altri, i meno abbienti e fortunati, devono subire procedure a volte scandalose ed arbitrarie. La cronaca ci ha di nuovo riservato episodi di interrogatori tendenziosi, perfidi e mortificanti per negare il passaporto rossocrociato a giovani nati in Svizzera che parlano le nostre lingue, che hanno frequentato le nostre scuole che lavorano assieme a noi. Un po’ più di sportività e fairness per favore.
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