Sei politicamente fottuto se osi chiedere senso della realtà, del bene comune e sacrificio
Note a margine degli esiti delle recenti elezioni cantonali (ma non solo)
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Note a margine degli esiti delle recenti elezioni cantonali (ma non solo)
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• – Redazione
Stampa / Pdf
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• – Fabio Merlini
Incontro con la fondatrice e caporedattrice di “Nasha Gazeta”, il primo quotidiano online in lingua russa della Svizzera
• – Bruno Giussani
Note a margine degli esiti delle recenti elezioni cantonali (ma non solo)
Quale è quindi questo fattore divenuto sistema? È complesso da definire (e per dargli base, sostanza e anche significanza “universale” potremmo ricorrere al denso e compiuto scritto del filosofo Fabio Merlini, qui apparso: v. Malus, modi e mondi indecenti). Potremmo dire, semplificando e attualizzando: la riduzione del cittadino ad una sola dimensione, quella individuale ed egoistica.
Il “bene comune” (che dovrebbe essere il fine della Politica) non diventa quindi perseguibile attraverso un’azione collettiva, ma attraverso la ricerca del singolo interesse personale di tutti gli individui. Con un’aggiunta, che va subito posta: in una società dove il mercato impone le decisioni da prendere ed è più forte delle decisioni che la politica può assumere, la democrazia (costretta a tradursi in “urgenza”, com’è avvenuto con il caso Credit Suisse) è ridotta a parola vuota. Una tale delegittimazione dell’azione collettiva (e dello Stato) stimola un forte individualismo che degenera in egoismo, indifferenza (assenteismo?) e solipsismo. E quale libertà può essere poi cantata o rivendicata quando si sta difendendo a spada tratta la interdipendenza economica contro, subdolamente, l’interdipendenza sociale? O (come diceva Luciano Gallino) “anziché prefiggersi di regolare l’economia per adattarla alla società, la politica si è impegnata ad adattare la società all’economia”?
Il senso della realtà. D’accordo, forse dovremmo ormai usare la parola realtà solo fra virgolette (Isaiah Berlin, Il senso della realtà, Adelphi). A realtà constatata e vissuta, risulta ormai impossibile a chiunque negare che esista un problema con il clima. Quindi, il senso della realtà non dovrebbe mancare.
Ci sono partiti (come l’Udc) che, dovendo ammetterlo e dovendo quindi risvegliare le responsabilità anche individuali – che implicano però per farvi fronte e non sbattere contro il muro, anche economicamente, accettare qualche regola o qualche sacrificio o qualche costo dovuto alle cosiddette “esternalità” (costi dell’inquinamento, in salute, benessere, deperimento territoriale o immobiliare ecc., non contabilizzati o rovesciati sullo Stato), – si trovano, quei partiti, in difficoltà esistenziale e in contraddizione con se stessi o con la “loro” ideologia. Dovrebbero infatti proporre o condividere politiche che al “popolo” (e loro si ritengono “il popolo”) non piacerebbero. Cercano allora di rovesciare le carte con una fuga per la tangente: del clima, di quel problema, innegabile (lo avvertono anche i “nostri” contadini!) si è fatta una “questione ideologica”. Il vero inquinamento da combattere sta però a sinistra, con tutta la tipica panoplia mefitica di quella parte: regole, restrizioni, catene al libero mercato, statalismo, burocrazia, imposte-tasse, sobrietà, rinunce, inflazione per i costi dell’energia, altro sviluppo. E per finire, calo del pil e assurda decrescita.
E quindi non a caso si è piazzato a forza il consigliere federale Udc Roesti all’ambiente o al problema del clima, sottraendolo così…all’ideologia. E non a caso, si potrebbe aggiungere, qualche batticuore l’ha avuto il consigliere di stato leghista, Zali, per aver forse dovuto dimostrare nella sua funzione al Territorio qualche coerenza ritenuta di troppo da molti dei “suoi”( o dall’Udc concorrente).
La conclusione, da un punto di vista del risultato elettorale, è pressoché scontata. Ed è già preannunciato, nei sondaggi, che ce la ritroveremo in misura forse ancora più accentuata, anche nelle elezioni federali di ottobre. Insomma: è penalizzato chi è realista, onesto con se stesso e con gli altri per il bene comune, ragionevolmente e politicamente conseguente. Anche perché, bisogna pur dirlo, l’”inquinamento di sinistra” riesce a inquinare la sinistra stessa, e sembra la prova del nove del sistema. La quale Sinistra, per sua natura e composizione, ha maggiormente a che fare (e quindi da render conto ai suoi elettori) sia con le pretese e i ricatti sistematici del mercato economico-finanziario, sia con uno dei poteri micidiali del mercato, il potere d’acquisto. E, quindi, persino dalla parte avversa le si appiopperà la critica, ormai costante e distruttiva, di “non essere più vicina alla ggente”. Ciò che rischia di diventare il suicidio assistito della sinistra. (Oppure ha ragione quel tale che ritiene che non ci possa essere lotta per il clima senza lotta di classe).
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