Ticino, terra di eventi musicali
La voglia di musica dal vivo in un’estate che ripropone occasioni più o meno imperdibili ad ogni angolo di strada del Cantone e oltre
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La voglia di musica dal vivo in un’estate che ripropone occasioni più o meno imperdibili ad ogni angolo di strada del Cantone e oltre
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La voglia di musica dal vivo in un’estate che ripropone occasioni più o meno imperdibili ad ogni angolo di strada del Cantone e oltre
Ce ne stiamo accorgendo tutti: dopo un’interminabile stagione di confinamenti e distanziamenti, immersi in un tempo sospeso tra mascherine, gel igienizzanti, Dad e tamponi, un’era scandita da un rosario mediatico infinito di cifre, percentuali e previsioni, c’è davvero una voglia incontenibile e contagiosa di “piazze” brulicanti. Di sciamare in quell’ umanità colorata, festosa, sudata a cui eravamo avvezzi prima dell’anno zero. Un bestiario umano che torna a popolare piazze, stadi, spiagge, cave, “quai” lacustri, prati e radure; un’umanità che ha vissuto in semi cattività per due anni necessita di esplodere nell’arte dello strusciamento, di flirtare con “bionde” refrigeranti alla spina, condividere pietanze speziate dai nomi esotici, farcite di caciara, incontri di sguardi, corpi e sorrisi e, soprattutto e finalmente di musica dal vivo.
È l’ennesimo termometro di quel ritorno alla normalità auspicato da molti. Me ne sono accorto già agli inizi di giugno a San Pietro di Stabio, teatro del prologo di “Festate”. Una corte suggestiva, quella di Pro Specie Rara, presa d’assalto da una folla eterogenea e golosa di musica e di vita. Quella “Festate” che ha replicato in grande stile il week-end successivo a Chiasso sancendo in modo inequivocabile quest’urgenza dello spirito. Che ho rivissuto sulla mia pelle a Caslano in seno al festival votato al blues ostaggio come non mai di un pubblico numeroso che sciamava tra le corti con una ritrovata e a tratti commovente “joie de vivre”.
E che la “nostra” Regione sia generosa di manifestazioni musicali è un fatto assodato. Lo era e lo riconferma anche nell’estate 2022, la stagione dell’agognata ripartenza. Poi chissenefrega se siamo “la repubblica dell’iperbole” anche sul versante dell’intrattenimento musicale, ben venga! O che la scienza ci metta comunque in guardia prevedendo un autunno forse complicato da nuove varianti. Abbiamo girovagato tra il dedalo di viuzze di Ascona per goderci il jazz in molte delle sue gioiose declinazioni e applaudire il patto di fraterna amicizia che lega il borgo a New Orleans, suggellato dalla presenza della sindaca.
Una scappata fuori porta, a Roveredo (Gr) per il “Grin Festival” era inevitabile come bazzicare il Long Lake a Lugano che inizia a far girar le macchine delle sue innumerevoli declinazioni soniche e non. Senza scordare il Càvea di Arzo allestito nella suggestiva cornice naturale delle cave vere e proprie e ci sarà pure un’offerta dedicata a chi “parla in corsivo”: il “Castle on air” a Bellinzona risulterà un’ottima palestra a cielo aperto per chi volesse affinare l’ idioma in questione; i docenti sono di prim’ordine: Sangiovanni, Mahmood, Achile Lauro… mica pizzi e fichi!
Se invece la vostra missione è perfezionare il berner o lo züri dütsch e sbertucciare il “Polentagraben” il “Moon and Stars” di Locarno è la vostra destinazione. Per proseguire con l’itinerante “Vallemaggia Magic Blues” che celebra il proprio storico ventennale; e credetemi è un traguardo a dir poco storico! L’elenco e le occasioni son davvero infinite, distribuite a geometria variabile sul territorio tra Sotto e Sopraceneri, tra pop, rock, musica da camera e sinfonica, elettronica, canzone, jazz, blues.
Il nostro borsellino un poco ne risentirà come il fegato in apnea, a macerare tra le differenti gradazioni alcoliche. Perché al netto del Locarno Film Festival (che comunque offrirà intrattenimento musicale alla Rotonda) all’appello mancano ancora, oltre allo “Spartyto” di Biasca, il “Blues to Bop” ed “Estival Jazz Lugano” (risorto come Lazzaro per un’unica serata). Quest’anno le due kermesse andranno a braccetto nello stesso week-end di fine agosto a cui idealmente affidiamo il ruolo di congedare la ricca estate musicale regionale. Ricchissima, ipertrofica perché non c’è una landa che non vanti un concerto, una festa, una rassegna o un santo patrono da onorare con tutti i crismi. Un’offerta che permetterà alla macchina produttiva di rialzar la testa e iniziare a sperare e respirare. E parlo dei tecnici, dei fonici, dei facchini, in sostanza della filiera produttiva da tempo in ginocchio. E se questa non è un’ottima notizia…
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