Tutti zitti, in Colombia si muore
Manifestazioni pacifiche represse nel sangue, ma la comunità internazionale tace
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Manifestazioni pacifiche represse nel sangue, ma la comunità internazionale tace
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Manifestazioni pacifiche represse nel sangue, ma la comunità internazionale tace
Strage di stato. Non ci sono altri termini per definire la risposta governativa a pacifiche proteste di piazza.
Il paese è sull’orlo di una guerra civile, le squadre antisommossa attaccano civili inermi con lacrimogeni, autopompe e proiettili. Bogotá, Medellín e Cali sono state militarizzate; altre città vedono trasporti pubblici bloccati, elettricità tolta, vie di accesso presidiate. Alimenti, farmaci e attrezzature mediche arrivano solo grazie ai corridoi umanitari della chiesa cattolica. Gli ospedali hanno ormai terminato le bombole d’ossigeno e non sanno più come far fronte ai contagi da coronavirus.
La scintilla che ha fatto scoppiare l’incendio è la controversa riforma fiscale del governo Duque. Il presidente, presunto Robin Hood in completo Armani e Rolex Submariner, ha male interpretato il ruolo dell’eroe popolare: il suo governo, infatti, ha approvato una riforma che toglie ai poveri per dare ai ricchi.
Dal 28 aprile, giorno in cui sono iniziati scioperi e manifestazioni contro la riforma, si contano 47 morti, 129 feriti accertati, anche se fonti indipendenti parlano di 800 feriti, 471 scomparsi. Di questi desaparecidos sono state localizzate 92 persone, portate via con la forza e rilasciate dopo pestaggi, torture, stupri. Il ritrovamento di due cadaveri nelle acque del Rio Cauca fa temere la stessa sorte per molti di coloro che risultano scomparsi.
Per reprimere le proteste Iván Duque ha sguinzagliato le forze speciali di polizia e fatto intervenire l’esercito: da oltre due settimane è in corso una vera e propria mattanza di giovani, sindacalisti, dissidenti politici, artisti, intellettuali, cittadini comuni. Una prassi ormai consolidata: secondo El Heraldo, quotidiano colombiano, l’anno scorso sono stati assassinati 310 leaders sociali e 64 ex guerriglieri delle FARC. Sul capo del presidente pendono centinaia di procedimenti penali proprio per i suoi legami con i gruppi paramilitari, che uccidono letteralmente sul nascere qualsiasi iniziativa delle classi popolari e contravvengono agli accordi di pace siglati nel 2016.
Decenni di politiche di stampo liberista hanno portato alla svendita selvaggia di risorse naturali e materie prime alle multinazionali. La crisi economica e la gestione fallimentare della pandemia hanno fatto il resto: il paese è allo stremo, ben il 43% della popolazione è povero, il 7% in più rispetto a un anno fa. Era prevedibile che una riforma atta a tassare i beni d’uso quotidiano venisse contestata dalle fasce medie e più deboli; meno ovvio che queste ultime dovessero starsene zitte e buone per evitare l’uso spropositato della forza da parte della polizia.
Nonostante il ritiro della riforma fiscale le proteste continuano a infiammare più di 247 città: la popolazione chiede che le venga garantito il diritto di manifestare pacificamente, nonché l’avvio di indagini indipendenti e imparziali sull’operato della polizia. Che dovrebbe rispondere anche delle aggressioni nei confronti dei giornalisti che cercano di documentare le violenze, almeno 40 casi dall’inizio dello sciopero nazionale.
Mentre decine di video amatoriali mostrano agenti che sparano su giovani disarmati, prendono a manganellate la folla, compiono violente retate, la Colombia piange Lucas Villa. Attivista e pacifista, stava manifestando in modo non violento quando è stato raggiunto da 8 colpi d’arma da fuoco. Si è spento dopo sei giorni di agonia; gli aggressori restano tuttora ignoti, ma si sospetta un intervento paramilitare.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani lancia un appello alla calma: “ricordiamo alle autorità dello Stato la loro responsabilità di proteggere i diritti umani, compreso il diritto alla vita e alla sicurezza personale, e di facilitare l’esercizio del diritto alla libertà di riunione pacifica”. Una presa di posizione più netta di fronte alla deriva autoritaria e antidemocratica del governo Duque sarebbe stata gradita.
Nel 2002 avevo incontrato la madre di Carlo Giuliani. Minuta, lucida, coraggiosa mi aveva concesso una lunga intervista
Nuovo clamoroso documento sull’evasione fiscale nel mondo. Coinvolti politici, grandi finanzieri, vip dello spettacolo e dello sport aiutati da 14 società compiacenti; una con...