È il virus a scandire il ritmo e le decisioni dei governi, non il contrario. Succede così ovunque. E accade anche in Svizzera. Ieri, la conferma. Un Consiglio federale al centro di pressioni senza precedenti (in un Paese diviso come mai) ha annunciato una…”apertura soft”, dunque allentamenti light delle misure anti-Covid. La porta non viene spalancata, ma socchiusa. Abbastanza, comunque, per andare verso l’apertura dei negozi anche “non essenziali” (soddisfazione dei commercianti); ma non abbastanza per farci entrare anche il settore della ristorazione o della produzione culturale e dell’intrattenimento (comprensibile irritazione degli esclusi). Sul tavolo, Berna mette comunque più soldi per gli aiuti economici. Inoltre, e finalmente, delinea una strategia, indica scadenze, suggerisce una eventuale prospettiva meglio definita. Chi continua a sostenere che si potesse fare di più visto che le cifre dei contagi sono al ribasso, dimentica, o fa finta di dimenticare, che questa tendenza incoraggiante è dovuta proprio ad una certa efficacia delle norme di contenimento; e dimentica, o fa finta di dimenticare, che le molteplici varianti del virus rappresentano la grande rischiosa incognita, e stanno angosciando mezzo mondo anche sull’efficacia futura dei vaccini.
Comunque, l’aspetto politicamente più significativo della conferenza stampa è stato un altro. Alla “destra-destra”, che accusa Alain Berset di essere un dittatore, entrambi i consiglieri federali UDC, Parmelin e Maurer, rispondono correndo in soccorso del socialista ministro della salute: “non è un dittatore” (Parmelin, letteralmente), tutte le decisioni, anche quelle sugli aiuti economici, “sono adottate collegialmente” (Maurer, letteralmente). UDC spiazzata. Sono infatti trascorse almeno tre ore prima di avere una sua, ritualistica, reazione.
Il Consiglio federale (“di sinistra”, come ha fanfaronato la neo presidenza UDC) ha così voluto enfatizzare la sua unità. Gente che a Berna ha l’occhio lungo, l’aveva previsto: per una volta la stampa di Palazzo si era affannata inutilmente per ottenere qualche anticipazione sui nuovi provvedimenti, in passato regolarmente filtrate grazie proprio a una precaria compattezza dell’esecutivo. Stavolta no, non uno spiffero.
Del resto, la storia del “dittatore” affibbiato a Berset è delirante e surreale, andando ben al di là degli eccessi verbali dello scontro politico. Se Berset è il “Fuehrer” della Confederazione, Parmelin e Maurer erano dunque Himmler e Goebbels?