Un centro chiuso che non risponde all’evoluzione del disagio giovanile
Sei milioni per un centro punitivo, coercitivo che non rappresenta né una priorità né la soluzione al malessere psichico dei giovani - Di Bruno Brughera
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Sei milioni per un centro punitivo, coercitivo che non rappresenta né una priorità né la soluzione al malessere psichico dei giovani - Di Bruno Brughera
Nel periodo elettorale i contributi di candidate e candidati sono benvenuti sulla nostra zattera secondo queste regole
Da anni sosteniamo che quello di un centro chiuso educativo per minori, di un costo superiore a sei milioni di franchi, è un progetto anacronistico!
Eppure, il Parlamento, in primis, la commissione di giustizia e i partiti di governo, hanno spinto e ottenuto il credito per la progettazione e l’edificazione di quello che appare ed è a tutti gli effetti un carcere/ contenitore camuffato da centro educativo. Nonostante il fatto che si sappia benissimo come il pur importante problema dei reati gravi che necessitano di un contenimento o di un’espiazione della pena sia un tema alquanto relativo, non certo la questione prioritaria, i nostri politici hanno scelto di andare contro corrente rispetto alle scelte di altri cantoni.
Quello che sconcerta è tornare a sentir dichiarare pubblicamente che il problema maggiore in quest’ambito è la mancanza di infrastrutture per accogliere e gestire il disagio psichico.
È vero, di recente si è voluto mettere un cerotto – prassi consolidata- con lo stanziamento per l’unita pedo-psichiatrica da 20 posti, ma sappiamo bene che non basta. Gli addetti ai lavori si dividono tra chi ossequia e pontifica e chi denuncia la mancanza cronica di strutture e di una pianificazione capace di creare una rete di sostegno efficiente.
Nel servizio di approfondimento del Quotidiano della RSI (27.02.23) lasciano basiti le dichiarazioni dei magistrati. Sia il magistrato dei minorenni sia il viceprocuratore generale mettono l’accento sull’impossibilità e/o difficoltà nel gestire l’aumento esponenziale di minori e giovani adulti con problemi psichici che commettono reati! Dal servizio citato si evince che siamo – la collettività e di conseguenza le istanze preposte- in ritardo, in grave ritardo. Sebbene il tema sia conosciuto da anni, perché il parlamento ha optato per privilegiare un centro chiuso che nulla ha a che vedere con questa problematica?
Nel suo piccolo, il Coordinamento contro il Centro Educativo chiuso ha tentato invano di sensibilizzare la politica. Inascoltato e lasciato sostanzialmente solo, nulla ha potuto senza alleati e senza nemmeno quei pochi distratti che avrebbero potuto offrire una visione costruttiva e alternativa al carcere, che si sono defilati lasciando campo libero ad una scelta irrazionale, supportata da interessi poco lungimiranti e finalizzati ad una visione della realtà delle problematiche giovanili da affrontare unicamente in chiave coercitiva. Mi chiedo, ci chiediamo, come la dirigenza dei servizi sociopsichiatrici in primis, come pure le varie istituzioni preposte a sostenere i giovani, possano aver tanto tardato e non hanno reputato necessario intervenire prima.
Da tempo sosteniamo e proponiamo un’alternativa che sia complementare ai ricoveri e soprattutto al carcere o detenzione coatta. Lo dice bene il capo servizio della clinica psichiatrica cantonale Carlo Emilio Bolla: non servono altri posti letto, bensì, una serie di soluzioni intermedie sparse sul territorio, ambulatoriali ma anche a domicilio e strutture ad hoc.
Di conseguenza e parallelamente ci pare inevitabile la necessità di potenziare il lavoro di prevenzione a partire da interventi presso le famiglie in difficoltà, la scuola, il tempo libero (con personale specializzato nello street Work, come in altre città svizzere), nelle associazioni attive nel campo del lavoro con i giovani e altro ancora, per individuare e contrastare tempestivamente le situazioni di disagio sociale e psichico. È frustrante assistere al lassismo e alle prese di posizione senza seri contenuti, diremmo quasi fataliste, della stragrande maggioranza del mondo politico. Vorremmo un cambio di marcia per una visione lungimirante, che risponda realmente ai bisogni della società, in special modo delle fasce di popolazione più bisognose.
Bruno Brughera fa parte del Coordinamento contro il Centro Educativo Chiuso per minorenni
Nell’immagine: un fotogramma dal servizio RSI
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