Un Primo Agosto di divisioni
la Svizzera celebra il ‘natale della patria’ tra incertezze, dubbi e contrapposizioni; ma per Berset la crisi da virus ha rinsaldato la società elvetica
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la Svizzera celebra il ‘natale della patria’ tra incertezze, dubbi e contrapposizioni; ma per Berset la crisi da virus ha rinsaldato la società elvetica
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la Svizzera celebra il ‘natale della patria’ tra incertezze, dubbi e contrapposizioni; ma per Berset la crisi da virus ha rinsaldato la società elvetica
L’economia non è travolta dal peggio temuto dopo lo tsunami virale, ma un epilogo sicuro dipende da troppi fattori ancora imponderabili (che riguardano anche la tenuta di un quadro più generale, dato che la Svizzera deve la sua ricchezza ad esportazioni che dipendono anche dallo stato generale dell’economia globale); c’è un clima politico dove la contrapposizione pare prevalere, se si è addirittura e incredibilmente parlato di ‘dittatura federale’ da parte dell’UDC, partito di maggioranza relativa; c’è lo strappo per nulla facile da ricucire con l’Unione europea, che già fa sentire i suoi effetti negativi sul flusso dei finanziamenti in ambito scientifico, medico, universitario; c’è un presidente americano che ancora considera la Svizzera un ‘paradiso fiscale’, e sappiamo per esperienza cosa può significare lo sguardo non amichevole o addirittura ostile della superpotenza sui nostri meccanismi finanziari (questo non ha proprio nulla a che fare con il precipitoso progetto d’acquisto dei caccia americani?).
Soprattutto c’è un Corona virus che con le sue nuove e probabili future varianti ci lascia ancora in forte apprensione soprattutto per la possibilità che possano ‘bucare’ lo scudo delle inoculazioni; una incertezza che alimenta resistenze, polemiche e dimostrazioni (numericamente importante l’ultima, a Lucerna) di ‘boh-vax’ e ‘no-vax’ che invocano il diritto alla libertà individuale, la quale andrebbe però coniugata con quella sanitaria collettiva. Non solo a nostro parere prevalente. Ma ancora scientificamente suffragata dalle cifre. Le ultime: negli Stati Uniti meno dello 0,08 di vaccinati (su oltre 62 milioni che hanno ricevuto la doppia dose) si è nuovamente ammalato e in maniera meno grave rispetto al passato; e generalmente in Europa (dove si infettano persone sempre più giovani) più del 90 per cento dei nuovi contaminati non si era fatta vaccinare. Non voler farsi vaccinare (negando anche l’introduzione del green pass) può essere un diritto, ma è un diritto anche, se non soprattutto, quello della stragrande maggioranza che invece lo ha fatto e non vuole essere infettata soprattutto da chi si nega, e dovrebbe avere per questo quantomeno comportamenti decisamente più adeguati nella lotta al virus.
Si vedrà se e come questa situazione di contrapposizione e stallo debba o possa continuare. Lo dirà ,ancora una volta, il virus. Che come sostiene Marcel Salathé, epidemiologo e professore al Politecnico federale di Losanna, ha “avvelenato il clima sociale del paese”, tanto da giudicare gli effetti di questo clima “socialmente più preoccupante di quelli del virus stesso sulla salute”. Famiglie che litigano – aggiunge Salathé -, amicizie che si rompono, persone che decidono di non discutere più in pubblico delle loro convinzioni sulla lotta al Corona: tendenze che non scompariranno presto, e conclude che dopo aver vissuto negli Stati Uniti sa “cosa succede quando una società si polarizza in questo modo”. Quest’altra frattura, certo non la minore, si aggiunge dunque all’elenco dei problemi visibili in questo primo agosto. Può dunque suonare stonata l’affermazione di Alain Berset, che, per celebrare “il natale della patria”, parla di “una società elvetica rinsaldata da questa crisi”. Politique oblige, si direbbe.
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