Vent’anni dopo il delitto di Ponte Capriasca
Stasera e domani in “Storie” (RSI) la ‘ricostruzione’ di uno dei delitti più efferati avvenuti in Ticino, che in quei giorni si ritrovò comunità ferita e unita nei sentimenti e nelle inquietudini
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Stasera e domani in “Storie” (RSI) la ‘ricostruzione’ di uno dei delitti più efferati avvenuti in Ticino, che in quei giorni si ritrovò comunità ferita e unita nei sentimenti e nelle inquietudini
• – Aldo Sofia
A 81 anni, dopo una lunga malattia, se ne va il fondatore di Byrds e Crosby, Stills, Nash &Young
• – Redazione
La morte prematura di noti calciatori ne induce altri a porsi questioni che i media liquidano in fretta e furia nel nome dello “show must go on”
• – Fabrizio Quadranti
In un mondo che rimpicciolisce i problemi, li relativizza fino a negarli, occorre che si esageri, se ne amplifichi la portata
• – Lelio Demichelis
Tra Alpi retiche e Mare Nostrum l’attività letteraria e culturale dell’autore grigionese in un libro appena pubblicato da Dadò e promosso da “Coscienza Svizzera”.
• – Michele Ferrario
L'informatico e attivista Aaron Swartz credeva che Internet potesse diventare un luogo di completa condivisione della conoscenza. A dieci anni dalla sua morte, cosa resta di quella parvenza di libertà?
• – Redazione
Nel flusso quotidiano di notizie legate ai conflitti nel mondo pare fatale imbattersi in contraddizioni, paradossi e assurdità
• – Silvano Toppi
• – Franco Cavani
Utili crollati, eppure Sberbank resiste e negli ultimi mesi aumenta le entrate sul mercato interno: segno che le sanzioni internazionali non bastano a polverizzare l’economia russa
• – Redazione
L'arresto di Matteo Messina Denaro chiude un'era di mafia. Ma i futuri uomini d'onore saranno più ambiziosi dei loro predecessori
• – Redazione
Stasera e domani in “Storie” (RSI) la ‘ricostruzione’ di uno dei delitti più efferati avvenuti in Ticino, che in quei giorni si ritrovò comunità ferita e unita nei sentimenti e nelle inquietudini
Inizio dicembre 2002, l’ora di cena, e c’era già aria di Natale. Nei centri più importanti del Ticino, addobbi, luminarie, vetrine dei negozi evocativi; nei villaggi discosti, la tranquilla intimità della festa più sentita dell’anno. Fu proprio su uno di questi, Ponte Capriasca, che si abbatté la tragedia; soprattutto su una famiglia che viveva giorni particolarmente gioiosi per un futuro lieto evento.
Fu l’assassinio di Flavia Bertozzi Moroni, in attesa di due gemelli. Per efferatezza, circostanze e modalità, un delitto vissuto come un trauma in tutto il Cantone. Flavia era a tavola con un’amica, si seppe poi che quella sera sfogliarono e commentarono assieme una pubblicazione sulla maternità. I due delinquenti avevano trovato la casa senza difficoltà, con poche domande in giro per il paese. Cercavano il marito di Flavia, una guardia di confine, in quei giorni oltre Gottardo per un periodo di formazione. Nove mesi prima uno dei due, il rumeno Klaus Ingo Opris, aveva avuto un alterco per un controllo alla frontiera di Chiasso-Brogeda. Per mesi Opris aveva ossessivamente preparato e pianificato l’omicidio, aveva cercato informazioni e complici, e infine assoldato il ceceno Alexander Bakaev (autore materiale del delitto) per consumare l’assurda, atroce vendetta. Assente il marito, una vittima ci doveva essere, e sarebbe stata Flavia. Nei loro piani iniziali dovevano colpire altre due guardie di confine, la prima tappa Ponte Capriasca, e poi in altre località, nel Mendrisiotto.
Negli anni successivi si seppe parecchio della dinamica dell’omicidio, di chi e come lo aveva commesso. La famiglia di Flavia aveva sempre taciuto, piegata e raccolta nel suo dolore, dedicandosi alla memoria della vittima dando vita a un’organizzazione umanitaria che con discrezione ha aiutato soprattutto bambini bisognosi, dall’America Latina all’Africa. E che per la prima volta, vent’anni dopo, decide di parlare pubblicamente di un dolore impossibile da cancellare. Lo ha fatto nel documentario in due puntate di Dimitris Statiris, che la RSI propone stasera e domani sera, alla ripresa di “Storie” (settimanale prodotto da Michael Beltrami e condotto da Rachele Bianchi Porro). Ricostruzione dettagliata, intensa, molte testimonianze riferite con inevitabile ma contenuta emotività anche di chi intervenne subito dopo il dramma e nelle inchieste delle settimane e dei mesi successivi.
Riemerge così un Ticino che di fronte a quell’orrore si sentì più fragile. Come se avesse perduto la sua innocenza. Ci fu chi parlò, tra le autorità, di ‘Attacco alle istituzioni’, volendo probabilmente indicare l’attacco a una società basata sulla convivenza che andava difesa con molta determinazione; ci furono riflessioni politiche e anche strumentalizzazioni sul ‘pericolo che arriva da fuori’; ci fu soprattutto una famiglia spezzata, e un cantone inquieto che si interrogava. Un Ticino spesso fin troppo litigioso anche su questioni che non meriterebbero tanta attenzione e soprattutto tanta animosità, si ritrovò come comunità nel medesimo stato d’animo. Non che negli anni precedenti non vi fossero stati episodi tragici, come il sanguinoso ‘raid’ di Erminio Criscione, che dieci anni prima, in poche ore, aveva commesso una strage, sei morti e sei feriti. Ma il delitto di Ponte Capriasca provocò un’emozione e una partecipazione del tutto particolari.
Un senso di comunità ferita e unita che avremmo conosciuto anche nove anni dopo, con la morte di tre giovani ticinesi (fra le 17 vittime) nell’attentato di Marrakesh in Marocco. Quando il governo federale sembrò poco in sintonia con i nostri sentimenti: ci furono per questo polemiche con Berna, prese posizione addirittura il Consiglio di Stato, e alla fine Berna capì che una comunità colpita in quel modo doveva sentire più vicinanza anche da parte di chi sta nel ‘palazzo’, e a “rimediare” ci pensò l’allora ministra degli Esteri, Micheline Calmy-Rey, in un’intervista alla RSI, a lungo sollecitata.
Ricordare Flavia significa ricordare uno di quei momenti.
Storia di Mira, giovane madre iraniana, tre figli piccoli, il marito incarcerato subito dopo il rientro in patria. Aveva ricevuto da Berna assicurazioni di sicurezza non...
Per la prima volta dal 1973 il Cile può sperare che l'era di Pinochet sia definitivamente terminata