Crocifisso in aula, tutela delle altre fedi, e non credenti
Una salomonica decisione della Cassazione italiana
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Una salomonica decisione della Cassazione italiana
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Il social network di Zuckerberg sarà sempre a metà del guado sui diritti e il rispetto della privacy
• – Redazione
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• – Redazione
Nessuno parla più di lotta di classe, ma non è mai finita e sono i ricchi che la stanno vincendo
• – Maurizio Solari
Al Ticino servono aziende che hanno bisogno di versare salari da fame per andare avanti?
• – Marco Züblin
Probabilmente no, ma andrebbe praticata di più e meglio
• – Virginio Pedroni
Boicotta il consiglio federale, viola il principio della collegialità e getta benzina sul fuoco delle controversie Covid
• – Daniele Piazza
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• – Marco Züblin
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Nulla di nuovo, al di là di qualche penoso evento di contorno
• – Marco Züblin
Una salomonica decisione della Cassazione italiana
I non credenti (tramite la UAAR, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) hanno sottolineato, felicitandosene, come la sentenza stabilisca che “l’esposizione autoritativa del crocifisso nelle aule scolastiche non è compatibile con il principio della laicità dello Stato. L’obbligo di esporre il crocifisso è espressione di una scelta confessionale [quindi, per precisare, non una simbologia che richiama “trasversalmente” l’identità culturale dell’Occidente] (…); ma nella democrazia costituzionale l’identificazione dello Stato con una religione non è più consentita”.
Come avvenne nel lungo e un po’ surreale dibattito in Ticino sul tema, gerarchie cattoliche e devoti militanti hanno sciorinato le due solite argomentazioni, che tali non sono, solo al fine di depotenziare il dibattito, quasi di ridicolizzarlo. La prima, che il tema sia vecchio e stravecchio, anzi ammuffito, “ottocentesco”; come se la libertà di coscienza e di (non)credenza non sia un argomento sempre fondamentale (basti vedere che cosa succede ora a proposito dei vaccini). La seconda, che l’immagine dell’uomo appeso non sia un simbolo religioso-confessionale, ma una sorta di icona culturale, “l’espressione di un sentire comune radicato nel nostro Paese e simbolo di una tradizione culturale millenaria” (CEI): un’interpretazione che, oltre ad essere espressamente respinta nella sentenza, è a ben vedere piuttosto mortificante per i credenti stessi che vedono il simbolo del loro uomo/dio-morto-per-salvarli ridotta a un’immagine allusiva dello stesso tipo, o poco meglio, della Campbell soup di Warhol o del logo della Cocacola.
Il bisogno psicologico di trovare una ragione a eventi inspiegabili (fino al momento in cui la scienza li spiega, beninteso) ha dato origine a circa tremila divinità, sparse per il mondo e tuttora “in servizio”, la cui dignità mi pare equivalente e non dipende certo dalla diffusione demografica o geografica – con pluralità di mezzi, molti dei quali assai violenti come vediamo ogni giorno e leggendo i libri di storia – delle varie credenze; i cattolici sono non credenti per quanto riguarda duemilanovecentonovantanove di esse. Io ed altri come me lo sono solo per una in più.
Alla luce di quanto accade a Glasgow, in Ticino e a Lugano, non mi resta che ricorrere alla buona vecchia epistola
Il governo cinese ha imposto un rigido lockdown nella città di 26 milioni di abitanti e in altri centri: i positivi reclusi e ammassati in strutture affollate e poco igieniche;...