Fra tracolli, fibrillazioni, trionfi e frammentazione
Quello che ci dicono i risultati dell’elezione per il Consiglio di Stato; se confermati, un parlamento meno “governabile”?
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Quello che ci dicono i risultati dell’elezione per il Consiglio di Stato; se confermati, un parlamento meno “governabile”?
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Quello che ci dicono i risultati dell’elezione per il Consiglio di Stato; se confermati, un parlamento meno “governabile”?
Per il Consiglio di Stato, continuità. Ma solo apparentemente. Certo, le sigle dei partiti sotto i cinque ritratti di chi governerà il cantone nella prossima legislatura non cambiano. Ma sotto questa foto di gruppo (in cui rientra una donna, Marina Carobbio, e davvero non è poco) ci sono stati tracolli, fibrillazioni, novità forti, e vedremo in quale misura verranno confermati nella conta dei deputati in Gran Consiglio. Pensare che si è parlato molto di pericolo-astensione (c’è stata una nuova flessione, non disastrosa) e di un dibattito preelettorale stanco, addirittura moscio. Non è quello che hanno detto le urne.
C’è il disastroso debutto della coalizione rosso-verde. D’accordo, se si tratta di alleanza strategica, e tale è stata apertamente definita, non si punta certo al risultato immediato, ma piuttosto a quello in prospettiva. Tuttavia la doccia gelata piovuta sulla testa in particolare dei socialisti, fragilizza la giovane co-direzione del PS, crea frustrazione, apre il dibattito su quanto concretamente si è fatto, e soprattutto non fatto, per convincere non tanto i militanti che in congresso hanno democraticamente varato a netta maggioranza la scelta, ma soprattutto verso gli elettori in generale, per far capire la nuova sostanza politica, il suo futuro percorso, anche gli ostacoli che si incontrano nella nuova traiettoria, con parole e fatti e ragionamenti più concreti.
“Si deve ripartire da qui”, è stato ieri l’inevitabile e un po’ comodo ritornello della sua leadership e di alcuni suoi personaggi storici, convinti che comunque sia stato giusto aver fatto la mossa che deve però chiarire il profilo, l’ideologia, la combattività sul sociale del partito futuro. “Come avvenuto in Francia – ci ha detto uno di loro – l’azzeramento del vecchio partito ha aperto un nuovo terreno e un rinnovato dinamismo alla sinistra radicale di Mélenchon”. Ma riprendersi dopo una sonora sconfitta non è una passeggiata, essa può provocare dubbi, la risalita è sempre difficoltosa, occorre ritrovare subito energie e idee per investirle nella giusta direzione.
Anche perché per il PS il rovescio della medaglia sta nella ridondante, giustificata esultanza della scissionista Amalia Mirante e del suo “Avanti con Ticino e lavoro” per un risultato che già al primo round la proietta ad un inatteso cinque per cento, nettamente in testa rispetto ai cosiddetti partiti minori o partitini. Cosa avrebbe ottenuto la ‘pink lady’ in una sfida diretta, e sulla stessa lista, con Marina Carobbio? Come un pericolo evitato, se lo chiedeva qualcuno alla Casa del Popolo fra le sconsolate truppe del PS.
E poi, Ticino ancora un po’ più a destra. Contenuta avanzata dell’accoppiata Lega-Udc. Si canta vittoria, ma non è propriamente un inno alla gloria, ma un canto non proprio vigoroso e convinto. Il duello interno fra Lega e Udc (che non è comunque riuscita a scalzare Zali in favore di Marchesi) ha certo fatto da traino come può avvenire grazie ai due motori della cosiddetta ‘competizione interna’. Ma bisognerà vedere nella conta dei seggi a Palazzo delle Orsoline se e quale prezzo può aver pagato il leghismo, che qualche nervosismo può ancora manifestare (vedi Boris Bignasca, “soltanto” quarto della lista comune della destra, dopo aver “vivacemente” esternato da candidato tutto quanto poteva marcare la differenza politica fra i due alleati). Già i rispettivi slogan di partenza erano in palese (studiata?) contraddizione: “ConTInuità”, rivendicava quello della Lega, “Cambiare, ORA”, replicava quello dei cugini democentristi, come il famoso ‘partito di governo e di opposizione’, e ha funzionato. Ma nell’ipotesi di un risultato non soddisfacente per il movimento di Via Monte Boglia in Gran Consiglio, i conti, nel senso di un dissenso anche sul nome di Marco Chiesa, potrebbero spostarsi alle elezioni nazionali di fine anno.
Infine, al di là della non scontata conferma numerica di Centro e PLR, eccoci alla prevista ulteriore frammentazione: non solo l’approdo in parlamento dei ‘mirantiani’ moderati, ma anche la probabile entrata di un nuovo partito, quell’ “HelvEthica”, oggetto relativamente misterioso, nato dai movimenti anti-vax e da una generica contestazione al sistema. E che in basso alla classifica di netto scavalca persino, e imprevedibilmente, un Movimento per il socialismo combattivo e attivissimo, concorrenziato anche dal partito comunista-pop. In totale, nuovi movimenti e partitini hanno sommato circa il 14 per cento dei voti. Non poco. Dunque, Gran Consiglio ancor meno ‘governabile’. Dove i giochi delle alleanze potrebbero essere più difficili. Ma ora bisogna attendere l’esito della competizione per il legislativo. Lì, la partita decisiva. Stasera un seggio in più o in meno sembrano pesare come un macigno.
Lo sapremo nello spoglio di domani, lo sapremo nel pomeriggio. Meglio: dovremmo saperlo. Condizionale inevitabile. Lo spoglio delle sole schede per il Consiglio di Stato si è rivelato di una lentezza esasperante, incomprensibile. Siamo entrati addirittura nell’era della discussa e inquietante Intelligenza Artificiale, e tecnologicamente basterebbe assai meno. Domenica pomeriggio, ore 18.00, si erano ‘spogliate’ soltanto la metà delle schede. Non proprio una strepitosa prestazione. Forse dovremo chiedere alla cancelleria se dobbiamo prevedere di attendere e pazientare fino a… martedì?
Nell’immagine: il nuovo Consiglio di Stato
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