Dolore e interrogativi dopo il suicidio del giovane Arash
Si tratta del terzo profugo afghano che si è tolto la vita in Ticino in un solo anno
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Si tratta del terzo profugo afghano che si è tolto la vita in Ticino in un solo anno
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Si tratta del terzo profugo afghano che si è tolto la vita in Ticino in un solo anno
Sala gremita al Centro Cittadella di Lugano per la cerimonia funebre in memoria di Arash, giovane ventenne afghano, che a inizio settimana si è tolto la vita nella struttura di accoglienza della Croce Rossa a Cadro. Organizzata dall’Associazione Afghani del Ticino, la commemorazione ha riunito tra gli altri diversi richiedenti l’asilo afghani ospiti nei Centri del Ticino. Momento di preghiera, di raccoglimento, e occasione per esprimere il dolore ma anche le preoccupazioni di una comunità formata da persone fuggite dal loro paese da decenni in guerra, e di cui si parlò molto due anni fa, quando vi fu il caotico, drammatico ritiro delle truppe americane da Kabul e il ritorno al potere della dittatura dei Talebani. Comunità profondamente scossa anche perché si tratta del terzo suicidio in Ticino in un solo anno di un richiedente l’asilo afghano. Abbiamo raccolto una serie di testimonianze con cui, anche da parte afghana, non viene messo in discussione il lavoro dei singoli operatori impegnati nell’accompagnamento dei rifugiati, alcuni in evidente necessità di assistenza anche psicologica, ma piuttosto le falle di un sistema generale su cui per diversi aspetti occorrerebbe un approfondito riesame.
Nel nostro video la testimonianza dell’amico di Arash, dell’avv. Immacolata Iglio Rezzonico, specializzata nell’assistenza ai rifugiati, di Gabriela Giuria, direttrice della Fondazione Azione Posti Liberi, e dell’avv. Paolo Bernasconi, fondatore del Festival dei diritti umani di Lugano
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