Il “conservatorismo modernizzato” che Putin vende all’Occidente
Il capo del Cremlino ritiene che l’Europa possa riconoscersi nel modello “slavofilo” e reazionario su cui basa la sua idea di nuovo “Mondo russo” (1. parte)
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Il capo del Cremlino ritiene che l’Europa possa riconoscersi nel modello “slavofilo” e reazionario su cui basa la sua idea di nuovo “Mondo russo” (1. parte)
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Il capo del Cremlino ritiene che l’Europa possa riconoscersi nel modello “slavofilo” e reazionario su cui basa la sua idea di nuovo “Mondo russo” (1. parte)
Dal nostro corrispondente da Mosca
La formazione dell’ideologia putinana si sviluppa su due assi fondamentali, e strettamente legati tra loro. Il primo è l’idea cardine del “Mondo Russo”, dell’impero benevolente, che ingloba e protegge diverse realtà nazionali, religiose ed etniche e dal cui epicentro moscovita si irradia su tutta quell’area che rappresenta il confine naturale, fisico della Rus’. La fase di massima espansione imperiale avvenne con l’URSS del secondo dopoguerra.
Non solo l’Unione Sovietica si estendeva da tutta la Siberia fino al Caucaso, ma nell’Europa centro-orientale aveva posto sotto il proprio controllo i cosiddetti “buffer-states”, una serie di Stati-cuscinetto che andavano dalla Polonia alla Germania Orientale tra sé e i paesi Occidentali. Quelli definiti anche “satelliti” di Mosca. Negli ultimi 15 anni, il tentativo di ricostruire questa dimensione imperiale ha incontrato molti ostacoli geopolitici, cui si sono aggiunti i limiti dello sviluppo economico russo.
Esiste poi, come detto, un secondo asse: è quello dello scacchiere internazionale più vasto. Scacchiere imprescindibile perché per quanto Putin agiti il tema del “sovranismo” in chiave “antiglobalista”, la Russia non ha alcuna possibilità di estraniarsi dal mercato mondiale.
Vladislav Surkov, uno dei teorici dell’idea di “Mondo russo”, nel 2021 aveva così definito questo mondo: “È dove si parla e si pensa russo. Ma può essere pure un luogo dove magari non si parla e non si pensa in russo, ma in cui c’è un grande rispetto per la cultura russa. Molti vedono il modello russo di sviluppo nazionale come un’alternativa a quello che hanno in patria. Il “Mondo Russo” è anche in qualsiasi Paese che spera nella Russia, nella sua protezione, nel suo patrocinio, nel suo appoggio in caso di conflitti. Ci sono molti Paesi di questo tipo: sia in Africa che nel resto del mondo”. E non c’è dubbio, questa tesi non è campata in aria: si stanno infatti agglutinando su scala mondiale correnti – molto diverse tra loro – “non-ostili alla Russia”; basti pensare ai riflessi dei recenti avvenimenti in Niger.
Vladimir Putin, sempre secondo Surkov, avrebbe “creato un sistema politico made in Russia non solo adatto al futuro del Paese, ma che ha chiaramente un significativo potenziale di export; una domanda per questo sistema [il putinismo] o per suoi singoli aspetti esiste già, la sua esperienza è studiata e parzialmente adottata, è emulata sia da partiti di governo sia da partiti di opposizione in molti Paesi”.
Siamo quindi ben oltre l’idea tradizionale di colonialismo zarista, e lontani persino dall’“internazionalismo proletario” sovietico che si irradiava dall’Angola fino al Vietnam (nonostante Putin si rifaccia a suo modo ad entrambi). Ma non è più il sol d’avvenire ad essere proposto come orizzonte e collante per l’Europa, bensì un “bastione conservatore” da contrapporre, dice in sostanza Mosca, al dilagare del cosmopolitismo e del liberalismo.
In una lunga intervista al giornale «Rbk» del 13 giugno scorso, il vicepremier Andrej Belousov ha indicato “come” e con “quali obiettivi” la Russia si collocherebbe in Europa in futuro. “Tra le direzioni con cui la Russia può presentarsi al mondo – ha sostenuto Belousov – c’è nel lungo periodo il tradizionalismo e il conservatorismo. Ma non è tutto. Deve essere un conservatorismo modernizzato. La Russia può diventare la custode dei valori tradizionali dell’Occidente. Mentre l’Occidente ha detto addio a questi suoi valori tradizionali ed è passato a qualcos’altro, che in realtà è anti-tradizionale nel quadro del post-modernismo. Conservando i valori tradizionali dell’Occidente, che in un certo senso sono i valori della civiltà cristiana occidentale, della civiltà europea, la Russia può diventare la custode di questi valori. Una storia un po’ paradossale. Ma è sbagliato dire che l’Occidente è nostro nemico. In Occidente ci sono élite e ampi strati sociali che sono legati proprio ai valori tradizionali. E potrebbe risultare che per loro la Russia possa essere una pagliuzza salvavita».
Chi ha sostenuto che il putinismo sia ideologicamente agnostico, pragmatico fino al midollo, da questo punto di vista cade in un equivoco. Come chi parla ostentatamente di “fascismo russo”, dimenticando che il fascismo nacque e si sviluppò come movimento di opposizione estremista con un forte radicamento nella piccola borghesia. Sono caratteri che mancano al putinismo. Lo stesso Enzo Traverso, forse uno dei più importanti filosofi della politica su scala mondiale, fa fatica a inserire il putinismo nella sua griglia del “post-fascismo”.
Più recentemente Andrei Kolesnikov su Foreign Affairs ha ripreso invece la più efficace analogia con lo stalinismo, il quale però si venne costituendo come vero e proprio Termidoro, come controrivoluzione interna.
Il putinismo invece si forgia in un’ideologia in divenire che apertamente respinge le vecchie coordinate, se non riprendendo a piene mani lo slavofilismo. Ne parleremo in dettaglio nella seconda parte di questa analisi.
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