La Lugano del blockchain
Il privato che sostituisce il potere pubblico: un’altra spinta neo-liberale nel progetto di trasformare la città in centro mondiale delle cripto-valute
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Il privato che sostituisce il potere pubblico: un’altra spinta neo-liberale nel progetto di trasformare la città in centro mondiale delle cripto-valute
• – Lelio Demichelis
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• – Aldo Sofia
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• – Silvano Toppi
A un secolo dalla nascita di Pier Paolo Pasolini ricordiamo il grande intellettuale con un contributo di Massimo Danzi, professore all’Università di Ginevra, dedicato al rapporto tra arti figurative e cinema in Pasolini.
• – Redazione
Sui nostri schermi e nei nostri occhi la rappresentazione di tutto quanto la giornalista Svetlana Aleksievic si auspicava non si ripresentasse mai più
• – Simona Sala
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• – Patrizio Broggi
A cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini
• – Enrico Lombardi
Per i cento anni dalla nascita dello scrittore, poeta e regista, uno dei suoi più celebri interventi pubblicati dal “Corriere della Sera” nel 1974.
• – Redazione
Un ricordo ed alcune riflessioni per il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini
• – Redazione
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• – Redazione
Il privato che sostituisce il potere pubblico: un’altra spinta neo-liberale nel progetto di trasformare la città in centro mondiale delle cripto-valute
In realtà, in Ucraina (e non solo) la guerra è non solo fisica e materiale, ma anche virtuale. Si combatte cioè sempre più nel cyberspazio, anche quello mediatico.
Non solo: le guerre vengono fatte sempre più da eserciti di professionisti e/o appaltate sempre più a mercenari: cioè a società private che si offrono/vendono al miglior compratore sulla piazza, cercando di massimizzare il loro plusvalore, organizzando i propri operai-soldati (per altro, ben pagati) mandati a lavorare – su incarico, comando e controllo del complesso militare-industriale quando questo non lo può fare direttamente ed esplicitamente – nelle fabbriche della guerra diffuse nel mondo (e ricordiamo che il termine di complesso militare-industriale venne usato per la prima volta dal Presidente americano Eisenhower per allertare il popolo sul pericolo implicito negli accordi segreti fra potere politico, industria bellica e militare del paese – cui oggi si è potentemente aggiunta quella tecnologica).
Il mercato ha cioè preso anche la guerra – nella sua crescente colonizzazione della vita umana – come fonte di profitto (privato). E poiché il mercato punta alla massimizzazione del profitto (privato), è ovvio che più guerre ci sono – meglio se nascoste o a bassa intensità mediatica (pensiamo a quelle, oggi, per il controllo delle materie prime legate al digitale) – maggiore è il profitto.
Ma qualcosa di analogo sta avvenendo per le cripto-valute e il blockchain – dopo che da tempo anche la rete in sé è ormai diventata (sotto l’apparenza della socializzazione, della condivisione e dei like) una fabbrica di dati di cui ciascuno di noi è operaio addetto alla loro crescente produzione (e consumo), per di più (e peggio) sotto forma di lavoro gratuito per le multinazionali del Big Tech / social.
E veniamo dunque all’evento di mercoledì scorso, quando la Città di Lugano ha annunciato l’avvio di una collaborazione con Tether (impresa privata) puntando a diventare un polo di attrazione per le cripto-valute e per tutto il mondo legato al blockchain – e rimandiamo all’articolo di ieri di Silvano Toppi.
Lugano dunque permetterà ai cittadini, alle imprese e alle start-up che vuole far nascere grazie a questo suo polo di attrazione, di pagare imposte, tasse e tutti i beni e servizi oltre a fare affari in virtualissime cripto-valute. Lugano così diventerà – dicono le retoriche preparate per l’evento – una delle prime città al mondo a implementare “un completo sistema di pagamento in cripto-valute”. Già preventivando per il 26-28 ottobre prossimi (si chiama marketing) il ‘Bitcoin World Forum’, un evento (il marketing li chiama così) dove si promuoverà il tema della libertà di comunicazione e della finanza (curioso, ma in realtà molto tipico della propaganda neoliberale questo associare libertà di comunicazione a finanza e soprattutto a imprese private, il cui fine è per loro natura sempre il profitto e mai la libertà) e si discuterà di disintermediazione (altra parola magica del tecno-capitalismo – come se il blockchain non fosse esso stesso una forma di intermediazione). Con Tether, la cui verginità è tutta da dimostrare – come ha raccontato Bloomberg – che porterà a Lugano i principali leader del settore e del mondo della finanza digitale.
Il futuro è dunque nel blockchain, cioè nella sua realtà smaterializzata (ma dagli effetti ambientali pesantissimi)? Il sistema in realtà lavora da tempo per portarci in una società virtuale / artificiale totalmente amministrata e automatizzata da macchine e da imprese private – e il blockchain come il metaverso vanno in questa direzione. E anche molte banche ‘tradizionali’ (ma esistono ancora banche ‘tradizionali?) investono direttamente o indirettamente nelle cripto-valute. Il problema è quando sono le istituzioni pubbliche a delegare a imprese private la gestione di quella parte importante della democrazia e della cittadinanza che si chiama tassazione e servizi pubblici. Ovvero: così come il capitalismo ha fatto suo anche il business della guerra, così – non potendo cancellare lo Stato perché dallo Stato ha sempre bisogno di essere salvato quando produce disastri (come dopo la crisi del 2007) dannando il mondo intero – prosegue nella sua azione per svuotare progressivamente lo Stato delle sue prerogative e della sua azione politica, sovrapponendosi allo Stato e privatizzando / valorizzando in termini di profitto ogni aspetto della vita sociale. Un processo di mercificazione continuo ma esploso con gli anni ’70 e dove oggi anche l’emissione di moneta (questo sono di fatto le cripto-valute) – e grazie alla tecnologia che permette al capitalismo di fare ciò che prima non poteva ancora fare – passa dall’essere prerogativa dello Stato (o di gruppi di Stati, come l’euro) direttamente al mercato / capitale.
Dunque, siamo al crescente trionfo del capitalismo e della sua ideologia neoliberale. Checché ne pensi Tito Tettamanti.
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