La Lugano del blockchain
Il privato che sostituisce il potere pubblico: un’altra spinta neo-liberale nel progetto di trasformare la città in centro mondiale delle cripto-valute
Filtra per categoria
Filtra per autore/trice
Il privato che sostituisce il potere pubblico: un’altra spinta neo-liberale nel progetto di trasformare la città in centro mondiale delle cripto-valute
• – Lelio Demichelis
Il leader leghista aveva dichiarato di voler andare a Kiev; ha ripiegato sulla Polonia; dove dice di voler accogliere i profughi ucraini vittime del suo amico Putin
• – Aldo Sofia
Gran bel colpo del sindaco Foletti: fare della sua città nientemeno che la capitale dei bitcoin. Paradossi e non pochi rischi, ma che importa?
• – Silvano Toppi
A un secolo dalla nascita di Pier Paolo Pasolini ricordiamo il grande intellettuale con un contributo di Massimo Danzi, professore all’Università di Ginevra, dedicato al rapporto tra arti figurative e cinema in Pasolini.
• – Redazione
Sui nostri schermi e nei nostri occhi la rappresentazione di tutto quanto la giornalista Svetlana Aleksievic si auspicava non si ripresentasse mai più
• – Simona Sala
• – Patrizio Broggi
A cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini
• – Enrico Lombardi
Per i cento anni dalla nascita dello scrittore, poeta e regista, uno dei suoi più celebri interventi pubblicati dal “Corriere della Sera” nel 1974.
• – Redazione
Un ricordo ed alcune riflessioni per il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini
• – Redazione
Una replica, con risposta, alla critica pubblicata anche da Naufraghi-e di chi 'equipara le colpe della Russia e di Washington' sulla guerra in Ucraina
• – Redazione
Il privato che sostituisce il potere pubblico: un’altra spinta neo-liberale nel progetto di trasformare la città in centro mondiale delle cripto-valute
Sedotti sempre più dalla realtà virtuale e oggi dai metaversi, avevamo dimenticato che esiste anche la realtà reale. L’invasione criminale dell’Ucraina da parte di Putin – ma prima ancora la pandemia, insieme all’emergenza climatica – ci ha fatto ricordare che invece la realtà reale esiste, è drammatica, può essere fatta di morte vera e non solo finta come nei videogiochi. Le guerre, ovviamente, non sono scomparse, anzi; è che accadono lontano da noi e quindi non le vediamo, anche se, direttamente o indirettamente le produciamo noi. Oggi, invece, la guerra in Ucraina è appena oltre l’uscio di casa nostra.
In realtà, in Ucraina (e non solo) la guerra è non solo fisica e materiale, ma anche virtuale. Si combatte cioè sempre più nel cyberspazio, anche quello mediatico.
Non solo: le guerre vengono fatte sempre più da eserciti di professionisti e/o appaltate sempre più a mercenari: cioè a società private che si offrono/vendono al miglior compratore sulla piazza, cercando di massimizzare il loro plusvalore, organizzando i propri operai-soldati (per altro, ben pagati) mandati a lavorare – su incarico, comando e controllo del complesso militare-industriale quando questo non lo può fare direttamente ed esplicitamente – nelle fabbriche della guerra diffuse nel mondo (e ricordiamo che il termine di complesso militare-industriale venne usato per la prima volta dal Presidente americano Eisenhower per allertare il popolo sul pericolo implicito negli accordi segreti fra potere politico, industria bellica e militare del paese – cui oggi si è potentemente aggiunta quella tecnologica).
Il mercato ha cioè preso anche la guerra – nella sua crescente colonizzazione della vita umana – come fonte di profitto (privato). E poiché il mercato punta alla massimizzazione del profitto (privato), è ovvio che più guerre ci sono – meglio se nascoste o a bassa intensità mediatica (pensiamo a quelle, oggi, per il controllo delle materie prime legate al digitale) – maggiore è il profitto.
Ma qualcosa di analogo sta avvenendo per le cripto-valute e il blockchain – dopo che da tempo anche la rete in sé è ormai diventata (sotto l’apparenza della socializzazione, della condivisione e dei like) una fabbrica di dati di cui ciascuno di noi è operaio addetto alla loro crescente produzione (e consumo), per di più (e peggio) sotto forma di lavoro gratuito per le multinazionali del Big Tech / social.
E veniamo dunque all’evento di mercoledì scorso, quando la Città di Lugano ha annunciato l’avvio di una collaborazione con Tether (impresa privata) puntando a diventare un polo di attrazione per le cripto-valute e per tutto il mondo legato al blockchain – e rimandiamo all’articolo di ieri di Silvano Toppi.
Lugano dunque permetterà ai cittadini, alle imprese e alle start-up che vuole far nascere grazie a questo suo polo di attrazione, di pagare imposte, tasse e tutti i beni e servizi oltre a fare affari in virtualissime cripto-valute. Lugano così diventerà – dicono le retoriche preparate per l’evento – una delle prime città al mondo a implementare “un completo sistema di pagamento in cripto-valute”. Già preventivando per il 26-28 ottobre prossimi (si chiama marketing) il ‘Bitcoin World Forum’, un evento (il marketing li chiama così) dove si promuoverà il tema della libertà di comunicazione e della finanza (curioso, ma in realtà molto tipico della propaganda neoliberale questo associare libertà di comunicazione a finanza e soprattutto a imprese private, il cui fine è per loro natura sempre il profitto e mai la libertà) e si discuterà di disintermediazione (altra parola magica del tecno-capitalismo – come se il blockchain non fosse esso stesso una forma di intermediazione). Con Tether, la cui verginità è tutta da dimostrare – come ha raccontato Bloomberg – che porterà a Lugano i principali leader del settore e del mondo della finanza digitale.
Il futuro è dunque nel blockchain, cioè nella sua realtà smaterializzata (ma dagli effetti ambientali pesantissimi)? Il sistema in realtà lavora da tempo per portarci in una società virtuale / artificiale totalmente amministrata e automatizzata da macchine e da imprese private – e il blockchain come il metaverso vanno in questa direzione. E anche molte banche ‘tradizionali’ (ma esistono ancora banche ‘tradizionali?) investono direttamente o indirettamente nelle cripto-valute. Il problema è quando sono le istituzioni pubbliche a delegare a imprese private la gestione di quella parte importante della democrazia e della cittadinanza che si chiama tassazione e servizi pubblici. Ovvero: così come il capitalismo ha fatto suo anche il business della guerra, così – non potendo cancellare lo Stato perché dallo Stato ha sempre bisogno di essere salvato quando produce disastri (come dopo la crisi del 2007) dannando il mondo intero – prosegue nella sua azione per svuotare progressivamente lo Stato delle sue prerogative e della sua azione politica, sovrapponendosi allo Stato e privatizzando / valorizzando in termini di profitto ogni aspetto della vita sociale. Un processo di mercificazione continuo ma esploso con gli anni ’70 e dove oggi anche l’emissione di moneta (questo sono di fatto le cripto-valute) – e grazie alla tecnologia che permette al capitalismo di fare ciò che prima non poteva ancora fare – passa dall’essere prerogativa dello Stato (o di gruppi di Stati, come l’euro) direttamente al mercato / capitale.
Dunque, siamo al crescente trionfo del capitalismo e della sua ideologia neoliberale. Checché ne pensi Tito Tettamanti.
In un rapporto con il reale che diventa sempre più mediato rischiamo di vivere senza sapere né dove né come
Nuove comunicazioni, indagini e preoccupazioni dopo la pubblicazione del rapporto sulle molestie alla RTS