Lugano e Locarno, destini incrociati
Mentre a Locarno è partita la nuova edizione del Film Festival a Lugano si annuncia un futuro per Estival
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Mentre a Locarno è partita la nuova edizione del Film Festival a Lugano si annuncia un futuro per Estival
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Mentre a Locarno è partita la nuova edizione del Film Festival a Lugano si annuncia un futuro per Estival
“Locarno Confidential” è un racconto intimo, appassionato e affettuoso che ripercorre la storia del festival attraverso una narrazione empatica ed accurata, testimonianze di prima mano e di grande interesse, ed una scelta di documenti d’archivio impressionante; un documentario che sa dire bene del ruolo davvero straordinario che, fra mille difficoltà, il Festival ha assunto e continua ad assumere, facendo, in un certo senso, “di necessità virtù”, grazie alle intuizioni ed il coraggio (magari con un po’ di sana incoscienza) di personaggi come Vinicio Beretta, Sandro Bianconi, Raimondo Rezzonico, Marco Solari ed i vari direttori artistici che si sono succeduti negli anni, nei decenni per fare di Locarno il maggior evento culturale svizzero dell’anno.
Una storia di immagini e volti che appartengono di diritto alla storia, non solo del cinema, ma anche della cultura e del costume e che nel documentario scorrono in rapide sequenze a dirci, fra l’altro, come anche nel nostro piccolo fazzoletto di terra si sia potuto e si possa ancora farsi parte propositiva di idee e progetti capaci poi di prendere il volo e diffondersi ben oltre i nostri (spesso angusti) confini.
E pensare che è una storia, tutta locarnese (onore al merito) nata a Lugano, dove in verità il progetto aveva preso vita, ma fu poi subito bloccato da una votazione che non volle assolutamente creare occasioni di scompiglio e disturbo nel quieto vivere ceresiano, dentro l’inscalfibile cornice poi di un parco Ciani che l’architetto Tami avrebbe “sconvolto” con un anfiteatro considerato “inopportuno”.
Nel giro di pochi mesi, a Locarno si trovò modo di non preoccuparsi oltremodo di quanto un festival del film avrebbe messo a soqquadro la città: e infatti l’anfiteatro fu realizzato prima al Grand Hotel e poi, con un’invenzione straordinaria di Livio Vacchini, in Piazza Grande, davvero la più grande sala cinematografica al mondo.
Ci andava, appunto, un po’ di coraggio, una visione, magari anche un po’ di follia, come quella che, sempre a Lugano, aveva animato i primi vagiti di un festival del jazz, grazie all’iniziativa, in particolare, di Flavio e Franco Ambrosetti. Negli anni ’60 al Teatro Apollo (poi Kursaal) arrivarono veri mostri sacri (pensiamo solo a due pianisti come Bill Evans e Keith Jarrett) ma, ancora una volta, per Lugano era troppo: scompiglio, fracasso, disordine (jam sessions improvvisate in locali del centro, in piena notte, non sia mai!) E così, proprio sul finire degli anni ’60 un nascente festival organizzato sulle sponde di un altro lago, il Lemano, vide arrivare tutti i musicisti che a Lugano non andarono più. E nacque il Festival di Montreux (onore a Claude Nobs).
Ci è voluto poco meno di un decennio e di nuovo la tenacia, l’ostinazione di veri appassionati, perché sulle sponde del Ceresio si tornasse a sentire Jazz, grazie ad “Estival” e ai suoi due “motori”, Jacky Marti e Andreas Wyden. Certo, il “faro” svizzero delle stagioni jazzistiche internazionali era ormai Montreux (un polo mondiale dove fra jazz e rock sono andati proprio tutti, nessuno escluso), ma ciò non toglie nulla all’iniziativa meritoria di Marti e Wyden che, anno dopo anno, sono riusciti a portare in piazza Riforma, con concerti gratuiti, un numero impressionanti di grandi calibri per esecuzioni memorabili.
“Estival” ha tenuto duro, nel tempo, finché ha potuto, confrontandosi con sponsorizzazioni progressivamente in calo, ed un sostegno pubblico non sempre entusiastico (ma, del resto, è un po’ l’image de marque luganese, dove spesso e volentieri si è più litigato che promosso, e dove la città ha tendenzialmente optato per offerte che soddisfacessero la quantità di appuntamenti, per tutti i gusti, rispetto ad eventi di richiamo con grandissimi nomi).
Così, con la pandemia, pareva che fatalmente anche “Estival” dovesse andar via, chiudere definitivamente. Poi l’annuncio di una serata speciale, in programma prossimamente, dentro la rassegna “Blues to bop” e, notizia recente, la decisione cittadina di non abbandonare un “brand” tanto significativo, e prendersi dunque carico di una prossima, ennesima edizione di “Estival” in tre serate. Una decisione, c’è da scommetterci, che sarà pur dipesa anche dalla tenacia ed ostinazione (e dalla passione) di Jacky Marti (onore al merito), ma che, lasciamoci andare, forse potrebbe rappresentare anche un segnale, finalmente diverso, di rispetto e sostegno per le proprie “ricchezze immateriali”.
A meno che non ci fosse già pronto un “progetto Estival” a Locarno. Chissà, non sarebbe poi neanche da escludere.
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