Racconto d’agosto – Il martirio di Filomena (7)
Il titolo
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Il titolo
• – Simona Sala
Vescovi francesi, Vaticano e destre contestano i Giochi: neopagani?
• – Libano Zanolari
È difficile capire come mai la politica non si sia ancora allarmata di fronte alla più che decennale strage di allievi, che non riguarda solo le scuole medie superiori, ma anche la scuola media
• – Adolfo Tomasini
L’operazione di terra potrebbe rivelarsi un flop gigantesco oppure una mossa geniale. Ma se avesse successo riequilibrerebbe la dinamica politica, militare e diplomatica
• – Redazione
Lo studio dell’Università di Melbourne e dell’University of Wollongong. La crescente temperatura delle acque intensifica i fenomeni di sbiancamento. “E i dati del 2024 sono fuori scala, anche rispetto a quelli del 2017 e del 2020, che sono stati i peggiori di sempre”
• – Redazione
Uno scorcio di trama
• – Simona Sala
È già rientrato il grande allarme provocato dal crollo borsistico internazionale di inizio settimana. Ma i problemi reali rimangono
• – Aldo Sofia
Berna riconosce che vi è stato un clamoroso errore di calcolo, e che la spesa effettiva è inferiore di circa 4 miliardi. Ma lo sbaglio non era già noto prima della votazione sulla 13esima AVS, inutilmente avversata da governo e maggioranza parlamentare proprio con l'affermazione che mancano i soldi per finanziarla?
• – Maurizio Corti
Il governatore del Minnesota, ex professore di liceo, che ha difeso aborto e diritto di voto. Ha invocato il cessate il fuoco a Gaza e l’ascolto dei cittadini arabo americani
• – Redazione
l successore di Haniyeh vive da dieci mesi nascosto nei bunker della Striscia di Gaza
• – Redazione
Non appena mio marito usciva di casa, io mi precipitavo al tavolo della cucina a buttare giù le idee su un grosso quaderno. Non avevo fretta, non mi ero data un obiettivo, ma mi accorgevo che le ore volavano, che perdevo il senso del tempo. Il quaderno fu presto pieno e allora lo trascrissi, apportandovi molte modifiche e correzioni. Poi non lo toccai per un mese, lo nascosi in una valigia. Quando lo ripresi in mano finsi di non averlo mai letto. So di non peccare di modestia affermandolo, ma a rileggere quello che avevo scritto provai un’emozione profonda e autentica: mi piaceva! Ma soprattutto, avevo capito, con la lucidità del distacco, come sarei dovuta andare avanti.
Non avevamo un computer e io non volevo destare sospetti… avevo paura della reazione di mio marito, anche se era figlio di un lettore appassionato. Certamente mi capisce: avevo paura di farmi leggere da qualcuno, temevo di sentirmi denudata, e di rivelare qualcosa di sgradevole o disdicevole su di me. È difficile da spiegare a qualcuno lontano dalla letteratura, ma con lei mi sento rassicurata, compresa.
Il libro è cresciuto, poco a poco. Molto lentamente, a dire il vero, perché le mie giornate erano sempre piene di cose da fare, il lavoro, mio marito, la casa, poi João. Quando si desidera profondamente qualcosa però, il tempo lo si trova sempre. E per iniettare nella nostra vita una dose potentissima di vitalità basta veramente poco. I quaderni sono diventati dieci, quindici, e a quel punto mi sono decisa: abbiamo acquistato un computer e io ho cominciato a trascrivere.
Una notte mi rigiravo nel letto in preda a una sorta di euforia perché ero riuscita a ritagliarmi quasi tre giorni consecutivi per scrivere, quando ebbi una folgorazione. Davanti a me, (mi vergogno a doverlo ammettere, ma per me fu un’esperienza quasi mistica) vidi a caratteri a cubitali il titolo. Intuivo che il titolo avrebbe in qualche modo influenzato anche i capitoli futuri del libro – a quel punto circa a metà – ma ero sicura che mi avrebbe anche aiutato nella loro stesura. Il martirio di Filomena mi sembrava breve, completo e convincente. E invece magari ora lei sta sorridendo per la mia supponenza, che ai suoi occhi di ingenuo deve avere ben poco.
Comunque sia, da quella notte il titolo cominciò ad aleggiare sopra la mia testa mentre scrivevo, dando ora una direzione al racconto, ora un’altra. Se fino ad allora il processo di scrittura era stato spesso macchinoso e un poco contorto, a quel punto cominciò a diventare fluido. Così mi piace definirlo. Ha già sperimentato quella fluidità dell’arto scrivente, che è il prosieguo naturale di quella del cervello?
La prima volta che Galvani aveva letto la lettera gli era scappata una risata amara: nessuno aveva mai definito «fluida» la sua scrittura… D’altronde faceva bene attenzione a non misurarsi con altri che non fossero i giurati di qualche concorso letterario di provincia. Ne aveva vinti diversi, e anche se non gli era sembrato il caso di fare troppa pubblicità a scuola, qualcuno l’aveva saputo, e una volta all’albo dell’aula docenti era comparso un ritaglio di giornale in cui si parlava di lui. Nessuno però era venuto a complimentarsi.
Credo di avere parlato abbastanza. Il mio preambolo a questo punto avrà sicuramente superato la soglia della sua pazienza (comunque immensa, se mi ha letto fin qui), costringendomi ancora una volta a chinare il capo e chiedere scusa. Per me le occasioni di scambio con una persona attenta e intelligente, con i miei stessi interessi, sono molto rade, per cui forse ho esagerato, lasciandomi andare a tutta una serie di tediose considerazioni. Ma eccomi di nuovo intenta a giustificarmi…
Forse è meglio se giungo al sodo, caro Professore.
Dopo tutti questi anni, Il martirio di Filomena è finalmente giunto a termine, come avrà certamente capito al cospetto del manoscritto che allego a questa lettera. È lungo oltre settecento pagine che mi sono costate più fatica del parto di João… Io non sono più in grado di leggerlo, di capire se vale qualcosa, di giudicarlo. Ho dunque cominciato a pensare a chi mi avrebbe potuto aiutare. Ci ho pensato per mesi, senza osare chiedere consiglio a nessuno, anche perché ad oggi nessuno sa di questa mia passione.
Poi un giorno, mentre ero ferma a un semaforo, lei si è affiancato. Sulle prime non l’ho riconosciuta, anche perché porta i capelli più corti rispetto a cinque anni fa. Più tardi però ho capito chi era, e di colpo mi sono ritornati in mente anche i nostri incontri settimanali con João. Ho provato a ponderare questo mio gesto, la mia eventuale richiesta, cercando di analizzare la questione da tutti i punti di vista; se da una parte avevo già potuto contare una volta sul suo aiuto, e quindi la sapevo generosa, dall’altra non volevo assolutamente abusare della sua gentilezza e innata predisposizione al genere umano.
La mia fiducia nella sua persona e il rispetto che sempre porterò per lei hanno infine fatto pendere l’ago della bilancia dalla parte del coraggio.
Avrebbe voglia, Professor Galvani, di leggere il mio manoscritto per poi dirmi cosa ne pensa? Ho messo da parte una piccola somma, di cui però troverei poco elegante parlare prima ancora di avere trovato un accordo. Se lei dovesse accettare, avremo modo di discuterne di persona. Si prenda ovviamente tutto il tempo di cui ha bisogno, e se proprio dovessero esserci nella sua vita impedimenti tali da non permetterle di dedicare del tempo a questa lettura, capirò. In quel caso le chiederei gentilmente di indirizzarmi, con tutta la delicatezza del caso, a un collega che goda della sua fiducia.
Grazie, Professor Galvani,
per avere letto almeno questa lettera.
Oso sperare di incontrare la sua approvazione,
nella quale ripongo grande valore.
Con stima Sua Maria João.
© 2017 Simona Sala
Illustrazioni di Franco Cavani
Il progetto immobiliare più ambizioso di sempre, divenuto un flop in soli due anni
Le lettere di Willy Schwarz scritte al fratello emigrato in America testimoniano le vicende di una famiglia ebraica dopo l'8 settembre e il clima di incertezza che si respirava...