Rösti e la voglia di collegialità
Il secondo consigliere federale UDC eletto già al primo turno: definito uomo di dialogo, anche se c’è il lato oscuro di un politico ‘lobbista di professione’
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Il secondo consigliere federale UDC eletto già al primo turno: definito uomo di dialogo, anche se c’è il lato oscuro di un politico ‘lobbista di professione’
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Il secondo consigliere federale UDC eletto già al primo turno: definito uomo di dialogo, anche se c’è il lato oscuro di un politico ‘lobbista di professione’
Parola d’ordine, ‘concordanza’. Armonia da ritrovare in Consiglio federale dopo un periodo di tensioni, malintesi, litigi, bocciature reciproche. È quello che veniva chiesto dagli altri schieramenti nazionali al partito di maggioranza relativa subito dopo l’annuncio delle dimissioni di Ueli Maurer. E stamane, nella scelta del secondo UDC in governo, ‘concordanza’ è stata: con l’immediata elezione, subito al primo turno, del bernese Albert Rösti, 55 anni, ingegnere agronomo. Un politico che si autodefinisce “team player”, dunque un giocatore in sintonia con la squadra (magari sperando di guidarla), e al quale anche diversi avversari riconoscono capacità e desiderio di compromesso.
Quindi un nuovo spirito di dialogo dovrebbe tornare nella stanza del potere. “By by” Ueli, che dopo aver annunciato di voler lasciare Palazzo federale ha sì raccolto fin troppe attestazioni di stima e anche di simpatia, ma che soprattutto negli ultimi anni è stato il meno collegiale fra i sette membri dell’esecutivo, soprattutto durante il periodo dell’emergenza sanitaria, quando la sua critica alla strategia ufficiale del governo è stata al limite della tollerabilità (‘il Consiglio federale pensa di essere Dio’).
Con Albert Rösti, scommettono tutti, sarà diverso. Potrà creare una nuova e più stabile dinamica e non a caso ha citato il motto inciso anche sotto il cupolone di Palazzo, “uno per tutti, tutti per uno”. Gli ‘strappi’ violenti non fanno parte dello stile e del temperamento dell’attuale sindaco del paesino di Uetendorf (6 mila abitanti), e si può dunque sperare che scontri, manovre sotterranee, bocciature reciproche, sospetti svelati anche in pubblico come mai era accaduto in passato, facciano parte di una storia superata. Dialogante, Albert Rösti, ex presidente dell’UDC (in realtà bocciato presto in quel ruolo dall’ala dura del partito in perdita di consensi), dialogante ma non cedevole, tutt’altro che remissivo poiché dietro la bonomia c’è un uomo di convinzioni su cui poco è disposto a cedere. Ci sono ‘linee rosse’ che Rösti ritiene insuperabili: sull’immigrazione da contenere (“non voglio in futuro una Svizzera con dieci milioni di abitanti”, a causa dei residenti stranieri); sui permessi di lavoro da avere già in tasca prima di entrare nella Confederazione, contro i principi della libera circolazione; dunque sull’Unione europea a cui non cedere contenuti sostanziali della propria sovranità e della democrazia diretta. Non semplice, così, sbloccare il rapporto con Bruxelles.
Ma ad increspare il sorridente profilo del neo-eletto, c’è soprattutto (e non è la prima volta in questo tipo di elezione) un lato oscuro di rilievo. In sintesi, Albert Rösti è un ‘lobbista professionista’, un peso massimo della categoria: sedici le sue “relazioni d’interesse” annunciate sul sito del Parlamento, fra cui, fino a pochi mesi fa, quella con la potente associazione degli importatori di automobili. Oggi, quella più polemicamente denunciata sta negli interessi dell’energia non rinnovabile, ed è stato del resto un esponente del suo partito ad averlo attaccato apertamente Roger Köppel, tanto da accreditarlo praticamente come ‘portavoce dei petrolieri’, e non è poco in tempi di difficoltà nella strategia energetica. Jacques Pilet, penna nota e autorevole, già fondatore di ‘Hebdo’, lamenta come la questione dei lobbisti (pur legale nel sistema svizzero) sia scandalosamente sottaciuta e sottovalutata nel sistema politico elvetico. Comunque, ‘convesso e concavo’ come può diventare su certi temi, Rösti sostiene anche il nucleare della ‘quarta generazione’, il che gli aliena in particolare simpatia e sostegno di Verdi e socialisti.
Sarà perciò la controparte sicura dell’altra neo-eletta della giornata (a grande sorpresa, prima consigliera federale giurassiana della storia) Elisabeth Baume-Schneider: la quale, anche in fatto di lotta per l’ambiente, ha tenuto un discorso di accettazione di segno gioioso e nettamente contrastante con quello di Rösti. Quindi apparentemente eccoci a un Baume-Rösti… Graben. Si vedrà se l’auspicata e forse ritrovata collegialità reggerà anche a questo netto confine politico-ideologico fra i nuovi dirigenti federali sotto la Cupola nell’anno pre-elettorale. Molto dipenderà dalla distribuzione dei ministeri, e soprattutto dalla eventuale nomina di Albert Rösti per il dossier energetico. Programmaticamente diversissimi ma entrambi portati al dialogo. Quindi non così lontani, almeno in apparenza e sulla carta, dal desiderato recupero della serenità collegiale.
Nell’immagine: il neo-eletto consigliere federale Albert Rösti (UDC)
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