Dall’Ucraina alla Compagnia delle Indie Orientali, e a Twitter

Dall’Ucraina alla Compagnia delle Indie Orientali, e a Twitter

Dimenticare il passato, cancellare il futuro, vivere perennemente in un frenetico presente porta al 'sonno della ragione'. Una tecnica di potere molto efficace


Lelio Demichelis
Lelio Demichelis
Dall’Ucraina alla Compagnia delle...

“Il sonno della ragione genera mostri”: è il titolo di un’opera, famosa e citatissima, di Francisco Goya, anno 1797 – in pieno illuminismo. Molte le interpretazioni possibili date all’opera, ma qui la usiamo anche noi per rappresentare ciò che accade quando l’uomo non ragiona, non pensa e si generano mostri – come oggi la guerra criminale della Russia (la barbarie è tornata in Europa) contro Ucraina. Titolo che qui integriamo dicendo che anche il sonno della storia – la conoscenza della storia (e dei processi che la costruiscono) è ciò che supporta la ragione; la sua ignoranza, uccide invece la ragione – genera mostri.

E noi viviamo ormai da decenni in un sistema politico, economico, formativo e della comunicazione fondato sull’informazione compulsiva, sull’ora e adesso, sulla mancanza di sedimentazione e rielaborazione di ciò che è accaduto ieri per capire ciò che accade oggi e potrebbe accadere domani, sempre sopraffatti dall’emergenza, dall’eccezionalità, dall’ultima notizia per di più spettacolarizzata. E la cancellazione del pensiero complesso e critico, dell’astrazione teoretica, della progettualità e insieme della memoria hanno prodotto la fine del senso della storia, cioè del senso (sensato e responsabile) del nostro vivere come cittadini consapevoli e partecipativi e non solo come consumatori (anche di notizie, comprese le fake news).

Il sistema capitalistico-industriale in cui viviamo impone sempre più alla società (a noi) una incessante rivoluzione, una continua crisi e una crescente disruption senza senso, se non quello della massimizzazione dei profitti privati. Se un tempo la storia aveva un senso e gli uomini avevano progetti condivisi da perseguire (il Progresso degli illuministi; o la società emancipata per Marx), oggi viviamo invece senza senso e senza progetto se non quello del produrre e del consumare sempre di più (anche gas e petrolio).

Così assoggettandoci (ancora il sonno della ragione) a un caso / caos che non sappiamo più controllare e gestire, a cui però il sistema ci chiede incessantemente di adattarci (è la sua pedagogia per la nostra interiorizzazione della way of life del tecno-capitalismo), perché questo stato di caos / crisi cronico e strutturale è (1) funzionale al funzionamento di questo sistema, nichilista ed ecocida ma molto profittevole per il capitale; e perché (2) dimenticare il passato, cancellare il futuro, vivere in un eterno presente è una tecnica e una forma di esercizio del potere molto efficace e molto ricercata dal potere per la propria riproducibilità infinita, annullando ogni opposizione reale. Una prassi di potere che è de-democratizzante, semplificativa, diseducativa e disinformativa, polarizzante e produttrice essa stessa di populismo (soprattutto digitale), il tutto oggi potenziato (3) dalle nuove tecnologie che massimamente velocizzano ogni cosa, che si presentano come sempre nuove e diverse dal passato e impediscono quindi la riflessione e uccidono il pensiero critico (la fretta genera l’errore in ogni cosa, ammoniva già Erodoto), integrandosi e sommandosi alla vecchia ma sempre efficace tecnologia di potere del panem et circenses, oggi chiamato consumismo, social, società dello spettacolo, del divertimento e del godimento immediato.

Tutto questo ci concentra sui fatti e quindi esclude / rimuove ex ante (volutamente? deliberatamente? La risposta è: sì) ogni analisi complessa dei processi che hanno prodotto questi fatti – e così (ad esempio) crediamo di essere nella quarta rivoluzione industriale mentre, se ne analizzassimo i processi vedremmo che è solo la fase digitalizzata della sempre uguale rivoluzione industriale iniziata tre secoli fa.

Anche l’invasione dell’Ucraina è uno di questi fatti. Arrivata dopo che per decenni abbiamo chiuso gli occhi – in cambio di gas e petrolio (ancora il sonno della ragione) – sui processi che stavano avvenendo: sia in Russia (autocrazia nazional-religiosa, oligarchia delle materie prime e non solo, cancellazione della libertà civile, politica, culturale e altro ancora), sia in Occidente (espansione verso Est della Nato, autoritarismo / para-fascismo e populismo crescenti negli Usa e in Europa – Marine Le Pen è al suo record in Francia; metà degli americani rivoterebbe Trump – e l’oligarchia / oligopolio delle Big Tech e altro ancora).

Oggi la necessità di sostenere l’Ucraina (ma se fossimo coerenti con i nostri valori dovremmo sostenere anche i palestinesi che si oppongono all’invasione e al colonialismo decennale israeliano) ci fanno così nuovamente dimenticare (ancora il sonno della ragione) che anche l’Occidente e la Nato sono ipocriti. Perché è ipocrisia accusare (giustamente) la Russia di spegnere la libertà e di manipolare la verità se poi gli Usa vogliono processare Julian Assange la cui colpa è quella di avere esercitato – cosa normale in una democrazia che sia davvero tale – il diritto alla libertà di espressione e di informazione. Perché se l’Europa fosse coerente davvero con i suoi valori – e noi vorremmo che lo fosse, facendosi esempio virtuoso per il mondo intero, perché crediamo nella libertà, nella democrazia, nella ragione, nei diritti dell’uomo – accoglierebbe non solo i rifugiati ucraini, ma anche quelli che arrivano dall’altra parte del Mediterraneo o dall’Afghanistan (che gli Usa hanno consegnato all’oscurantismo talebano senza porsi alcun problema di coscienza), profughi che lasciamo anche morire (sì, siamo razzisti!) nascondendo la testa sotto la sabbia (che è un’altra forma di sonno della ragione).

Ovvero: il sistema ci mobilita sui fatti e sulle emergenze / contingenze (è la sua logica dello stato d’eccezione / emergenza permanente, utile al capitale e al complesso militare-industriale) così impedendoci di analizzare i processi che hanno prodotto il fatto-guerra e di provare – a contrario – a costruire invece la pace (che non è un fatto, ma un processo che richiede tempo e costanza e una continua manutenzione).

Far dimenticare il passato, far perdere la memoria collettiva, far vivere solo nel presente e nel tempo reale e non più in quello storico e progettuale: in questo, tecnica e consumismo (il tecno-capitalismo) sono abilissime (gli è appunto funzionale). Utile diventa allora – anche qui per non dimenticare, per comprendere i processi che il sistema genera, poi nascondendoceli – ripensare alla storia della Compagnia delle Indie Orientali: un impero coloniale aziendale, una società per azioni con un proprio esercito alla conquista dell’India per profitto privato e diventata poi il modello di tutte le multinazionali (industriali, commerciali, finanziarie) di oggi e dell’altro ieri. Per farlo rinviamo all’affascinante saggio storico di William Dalrymple, Anarchia, edito da Adelphi. Che scrive, nell’Epilogo del libro: “La conquista dell’India da parte della Compagnia resta quasi sicuramente il supremo atto di violenza aziendale nella storia del mondo. […] La domanda, vecchia di trecento anni, su come bilanciare il potere e i rischi delle grandi multinazionali non ha ancora ricevuto una risposta definitiva. […] Nel ventunesimo secolo una grande società di capitali può ancora sopraffare o rovesciare uno Stato con la stessa efficacia della Compagnia […] nel Settecento. […] Le più potenti tra loro non hanno [più] bisogno di armate proprie: possono contare sui governi per proteggere i propri interessi e farsi salvare dal fallimenti”. Arrivando comunque, sempre grazie alla correità degli Stati, a governare la vita intera dell’uomo. Con il potere soft di parole come amicizia, social, condivisione che permettono loro di governare, orientare, guidare la vita di miliardi di persone (ben oltre i venti milioni di indiani governati dalla Compagnia); ma anche con il potere hard della violenza – e giusto nove anni fa, per chi lo avesse dimenticato, a Dacca si contarono 1.134 morti nella tragedia del Rana Plaza, assassinati in nome del profitto.

Dopo tre secoli di rivoluzione industriale e di colonizzazione capitalistica del mondo (concetto che riprendiamo da Habermas, Gorz e Bodei) – dello spazio fisico-geografico, della vita e della coscienza delle persone, arrivando oggi al capitalismo della sorveglianza di massa secondo Shoshana Zuboff (e con una violenza aziendale in realtà ben maggiore di allora) – la domanda su come bilanciare il potere e i rischi delle grandi multinazionali, non ha ancora ricevuto una risposta definitiva. Semmai siamo affascinati dall’imprenditore Elon Musk che vuole conquistare / sfruttare e colonizzare aziendalmente Marte e lo spazio trasformandoli in business; e che si è appena comprato Twitter – che è anche una potentissima macchina algoritmica di manipolazione di massa e di controllo dell’informazione – pagandolo 44 miliardi di dollari; o da Mark Zuckerberg che ci vuole portare in un Metaverso, cioè a un processo di ulteriore alienazione dell’uomo da sé stesso e dalla ragione (e dalla libertà e dalla democrazia), facendoci delegare (alienare) la nostra vita a degli algoritmi e a viverla nello spazio virtuale – ed è una forma di colonizzazione tecnologica, oltre che ancor più aziendale, della vita e della coscienza / ragione umana.

Ancora e sempre, il sonno della ragione genera mostri.

Dal nostro archivio

Se a Putin servono quelli della Wagner
Naufragi

Se a Putin servono quelli della Wagner

La legge russa vieta la formazione di milizie private e mercenarie, ma il Cremlino se ne serve anche all’estero

Pubblicato il Aldo Sofia
La pedagogia del Partito comunista cinese, e quella del capitalismo
Naufragi

La pedagogia del Partito comunista cinese, e quella del capitalismo

Scandalosissima e totalitaria Cina, vergognati! Fai il lavaggio del cervello alla gente, iniziando dai bambini e dalle scuole. Cosa che hanno fatto già tutti i totalitarismi (ma...

Pubblicato il Lelio Demichelis