Quando i lettori hanno un’arma (elettorale)

Quando i lettori hanno un’arma (elettorale)

Il libro controverso e politicamente scorretto che sta andando a ruba ed è in cima alla classifica delle vendite online in Italia


Simona Sala
Simona Sala
Quando i lettori hanno un’arma (elettorale)

Sarebbe un caso curioso, scomodo, politicamente scorretto e provocatorio, e così resterebbe, se solo non vi fosse un alone inquietante a circondarlo. Il mondo aI contrario, infatti, scritto dal generale italiano Roberto Vannacci (all’attivo, esperienze di comandante in Afghanistan e in Iraq) scatena una serie di effetti collaterali che sono degni di preoccupazione da parte di chi teme il rafforzamento di certe derive populiste. Il tomo di quasi quattrocento pagine del militare cinquantacinquenne forse amareggiato dalla vita, certamente disilluso dal presente, è stato attaccato (poiché è effettivamente attaccabile) sotto ogni punto di vista.

Oltre a essere offensivo poiché calpesta i valori costituzionali, indugiando invece, e rafforzandoli, in una serie di pregiudizi che spaziano dal razziale a quello di genere passando per quello ambientale – il tutto per segnalare l’ingiustizia di chi è costretto a vivere sotto la “dittatura delle minoranze” – il “manuale” è un coacervo di inesattezze e di incongruenze tale da avere scomodato e indignato, al di là del Ministro della difesa Guido Crosetto, che lo ha sospeso, fior di penne sui mass media della vicina Italia.

Al cospetto dell’affermazione “Ritengo che nelle mie vene scorra una goccia del sangue di Enea, Romolo, Giulio Cesare, Mazzini e Garibaldi”, il classicista Luciano Canfora, ad esempio, ha tenuto a ricordare i gusti sessuali variegati (tanto per usare un eufemismo) dell’antichità, e in particolare dello stesso Cesare, la cui vicenda della liaison con Nicomede re di Bitinia è giunta fino ai giorni nostri, parimenti alle conquiste militari – e in barba all’affermazione dello stesso Vannacci, secondo cui i gay non sarebbero normali.

Il docente di linguistica italiana Massimo Arcangeli, dal canto suo, sulle pagine del Corriere della sera si butta in un lungo lavoro quasi scientifico di revisione del testo in questione, portando alla luce un elenco infinito di passaggi plagiati, inesattezze grammaticali, invenzioni linguistiche, incoerenza di stile e debolezza argomentativa (tanto per citare un paio di punti e tralasciando il significato dei contenuti).

A tutti questi difetti assolutamente trasversali se ne aggiunge un altro, oseremmo aggiungere, che rappresenta un peccato capitale per qualsiasi testo che non si rispetti, ossia la noia. La ridondanza dei costrutti, il linguaggio a tratti obsoleto, altre volte improbabile, i concetti confezionati su una infilzata di luoghi comuni, la percezione di una minaccia imminente che permea ogni pagina (e che non viene da guerre e crisi energetica, dallo scempio ambientale o dallo spazio, ma soprattutto da coloro che vorrebbero riconosciuti dei diritti, dalle donne agli omosessuali, dagli stranieri agli attivisti), a prima vista parrebbero elementi sufficienti per saltare a dieci a dieci le pagine del libro, onde evitare di essere travolti dal tedio.

Lo stesso personaggio, nel suo grigiore (lo sappiamo, l’autore non andrebbe mai confuso con l’opera, ma siamo a caccia di elementi positivi) non sembra riuscire a esercitare alcun fascino affabulatorio, poiché privo di carisma, e in grado unicamente di ripetere una serie di concetti alla stregua di una macchinetta programmata, come se non ci trovassimo in un mondo di profondi cambiamenti e di discussioni, di lotte e conquiste necessarie, ma appunto, nella dittatura delle minoranze, per contrastare la quale esistono soluzioni semplici e preconfezionate (per quanto piuttosto confuse), che Vannacci ci mette gentilmente a disposizione.

Eppure… (e qui la congiunzione ci va più che mai) il libro, autoprodotto (e senza alcun editing, se si esclude il taglia e incolla di pezzi scritti da altri), è in cima alle classifiche Amazon (i librai finora non hanno osato lucrarvi) e con decine di migliaia di copie vendute (93.000 in 20 giorni) si è trasformato in bestseller (qualcuno ne ha paragonato il successo a quello di Harry Potter), mentre lo stesso Vannacci non lesina interviste video o cartacee, e intanto fioccano addirittura gli inviti ad attivarsi politicamente: Lega e Forza Nuova sembrerebbero attenderlo a braccia aperte.

Alla luce di quanto sopra, il successo incredibile e senza precedenti di un libro auroprodotto da un generale sospeso su due piedi dallo stesso ministro della difesa, ci dice una cosa importante sulle persone che il libro lo acquistano e lo leggono, soprassedendo con una scrollata di spalle a falsità o incongruenze evidenti, e ci restituiscono il ritratto di uno spaccato di società. Ciò che i lettori de Il mondo al contrario cercano tra le pagine del libro è probabilmente una cosa sola: la conferma finalmente istituzionale (poco importa la scelta di Crosetto, che è comunque stato anche attaccato) di un sentire che fino a qualche tempo fa poteva restare tutt’al più intimo, oppure trovare sfogo intorno al tavolo di un bar e nel peggiore dei casi su qualche canale social. Ora a questo sentire è stata data una voce, che proviene niente meno che dalle istituzioni (per quanto destituite), e che un domani, chissà, potrà tradursi nell’arma potenzialmente più pericolosa della democrazia, ossia quella del voto elettorale. I lettori, pardon, gli elettori, ci sono, e sono tanti.

Secondo informazioni raccolte dalla nostra redazione anche nelle librerie della Svizzera italiana molte persone richiedono il libro. L’interesse della clientela è almeno pari a quello suscitato dal vincitore di un Premio Strega. Il libro tuttavia (almeno per il momento) non è in vendita, poiché autoprodotto e distribuito unicamente online.
Ricordiamo inoltre che il libro di Vannacci fa degnamente il paio con quello (se possibile persino più delirante) scritto da Giorgia Meloni nel 2019 [ndr].
Nell’immagine: “il #1 più venduto” (con valutazione 4.8 su 5)

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