Davos misura lo stato di crisi della globalizzazione
Nelle Alpi svizzere il meeting della élite planetaria: i capo-economisti vedono lo spettro della recessione globale
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Nelle Alpi svizzere il meeting della élite planetaria: i capo-economisti vedono lo spettro della recessione globale
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Nelle Alpi svizzere il meeting della élite planetaria: i capo-economisti vedono lo spettro della recessione globale
Di Gianluca Di Donfrancesco, Il Sole 24 ore
In cerca di risposte per un mondo frammentato da guerra, pandemia, crisi economica e dell’energia, tensioni geopolitiche, nazionalismi e climate change: il World Economic Forum (Wef) fa i conti con la successione senza sosta di emergenze che dà forma a quella che è già stata definita l’era della “permacrisi”. Il contesto è di preoccupazione crescente. Secondo un rapporto appena diffuso dal Wef, una recessione globale nel 2023 è uno scenario sempre più possibile: lo sostengono i due terzi di capoeconomisti intervistati. Ma le pressioni inflazionistiche potrebbero essere vicine al picco.
Oltre 2.700 rappresentanti provenienti da 130 Paesi si incroceranno nei corridoi e nelle aule del World Economic Forum (Wef), a Davos, dal 16 al 20 gennaio. Molto altro avverrà nei lussuosi alberghi della città alpina, negli incontri a porte chiuse. Il Wef è il punto di incontro della élite planetaria, il posto ideale per misurare lo stato di salute di una globalizzazione assediata su tutti i fronti e per molti versi costretta alla ritirata. «Viviamo in un’era di shock multipli, potremmo essere a un punto di svolta per l’economia globale», ritiene tra gli altri Kenneth Rogoff, professore dell’Università di Harvard e frequentatore abituale del Wef.
Parteciperanno, tra gli altri, 50 capi di Stato e di Governo, i vertici delle principali istituzioni internazionali (alcune di loro in profonda crisi, come la Wto) e centinaia dei più importanti leader d’azienda del mondo. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz sarà però l’unico leader del G7 presente a Davos, accompagnato dai principali ministri del suo Governo. Ci saranno anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e la presidente della Bce, Christine Lagarde. Tra gli assenti di spicco, il presidente statunitense Joe Biden e quello cinese Xi Jinping. Sia
Dalla guerra in Ucraina, con le sue conseguenze economiche globali e le implicazioni per la sicurezza energetica, all’impennata dell’inflazione, che espone al rischio povertà decine di milioni di persone, soprattutto nei Paesi a basso reddito. Temi intrecciati alla sicurezza alimentare e alla sfida posta dal riscaldamento globale, che impone un ripensamento di stili di vita e produzione e la conversione verso fonti di energia non inquinanti. L’agenda di Davos è l’agenda della globalizzazione: problemi globali che spingono però Stati e opinioni pubbliche a complicate risposte nazionali, mentre i forum internazionali fanno sempre più fatica a trovare soluzioni condivisi per problemi planetari.
Sono in lista almeno 100 miliardari. La maggior parte di questi proviene dagli Stati Uniti, con Laurence Fink di BlackRock e Steve Schwarzman di Blackstone, ma non mancheranno indiani e sauditi. Da Wall Street arrivano l’amministratore delegato di JPMorgan, Jamie Dimon, David Solomon di Goldman Sachs e Jane Fraser di Citigroup, insieme alle controparti di Bank of America, Morgan Stanley, Ubs e Deutsche Bank.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parteciperà anche quest’anno in collegamento video. È attesa anche una delegazione del Governo, insieme al sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko. Ci sarà anche Olena Zelenska, moglie del presidente. Per il secondo anno consecutivo, non ci saranno né delegati né oligarchi russi, bloccati dalle sanzioni internazionali dopo l’invasione dell’Ucraina.
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