Victoria

Victoria

Donna. Deputata. Sopravvissuta al più grande lager argentino


Patrizio Broggi
Patrizio Broggi

Ho chiesto a Ugo, ritratto nella foto con Victoria, di scrivere qualcosa su questa foto.
Ecco il suo contributo.

VICTORIA DONDA

Siamo nel Parque de la Memoria, 14 ettari in riva al Rio de la Plata, laddove l’oceano Atlantico e la confluenza dei fiumi Uruguay e Paranà si incontrano. Stringo la mano a Victoria, che nel 2007, a soli 30 anni, è stata eletta deputata al Parlamento argentino. È bella e sensuale, Victoria, i suoi occhi profondi e i lunghi capelli neri raccontano la sua storia di bambina nata all’Esma, uno dei lager clandestini inventati dai militari per stroncare con violenze, torture e uccisioni il vento di giustizia che animava le giovani generazioni che lottavano per un mondo migliore. Cori e Josè Maria erano due di quei giovani, vennero imprigionati per le loro idee, Cori era incinta. Fu portata all’Esma, torturata e uccisa quando nacque la bimba che portava in grembo. Assistita da un’altra prigioniera Cori cucì un filo azzurro nel lobo di quella che chiamò Victoria. Cori fu uccisa, Victoria affidata a un militare che la affiliò come figlia naturale con un falso certificato di nascita. La chiamò Analia. Analia crebbe ribelle, attenta alle dinamiche sociali. Nel 2004 il test al Dna e la scoperta: i suoi veri genitori erano stati uccisi, i nuovi genitori erano complici del loro assassinio. Il mondo le crolla addosso, specie quando scopre che a denunciare il padre è stato il di lui fratello, un militare dei servizi segreti, che ha orchestrato il tutto, compresa la “vendita” di Victoria.

Abbraccio Victoria, è bella e fiera. Mi sorride e mi dice che rispetto al nostro primo incontro di 6 anni fa è riuscita a trasformare il dolore. Ora è madre, il suo sorriso si è addolcito.

Su quelle sponde nate per volere di Vera Jarach e delle Madres de Plaza de Mayo nel luogo ove giungevano i cadaveri dei prigionieri gettati dagli aerei nei voli della morte il vento soffia costantemente. Sento il cuore gonfio di emozioni e di orgoglio, perché finché esisteranno persone come Victoria, capaci di riemergere dall’abisso della brutalità umana, sarà possibile sentire la carezza della speranza, quella che fa dire ai militanti: “Ni un paso atras”, non un passo indietro.

Grazie Victoria, nei momenti difficili accarezzo il ricordo di te per trovare la forza di essere uomo.

Ugo Zamburru

*L’Escuela de Mecànica de l’Armada è diventata tragicamente famosa come il più grande e attivo centro di detenzione e tortura delle persone scomode al regime argentino. Si calcola che vi passarono più di 5000 persone e solo circa 500 ne uscirono vive.

Il Parque de la memoria e l’ESMA oggi

Le immagini sono di Patrizio Broggi

Dal nostro archivio

Lucano/Lugano
Visti dal largo

Lucano/Lugano

Pubblicato il Patrizio Broggi
Gli ultimi momenti di una speranza
Visti dal largo

Gli ultimi momenti di una speranza

Pubblicato il Patrizio Broggi